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Spaccio di lieve entità: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due individui condannati per spaccio di stupefacenti. La sentenza chiarisce che la qualificazione di spaccio di lieve entità è esclusa in presenza di indicatori di un’attività organizzata, come la disponibilità di un luogo di deposito per la droga, scorte consistenti e la collaborazione tra più spacciatori. Anche se le singole cessioni sono di modesta quantità, l’organizzazione complessiva dell’attività criminale è decisiva per la valutazione della gravità del reato.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: Quando l’Organizzazione Esclude la Minore Gravità

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 20065/2025 offre un’importante chiave di lettura sui criteri distintivi tra lo spaccio di stupefacenti e la fattispecie di spaccio di lieve entità. Quest’ultima, prevista dal comma 5 dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990, comporta un trattamento sanzionatorio notevolmente più mite. La Corte, nel dichiarare inammissibili i ricorsi di due imputati, ha ribadito che la valutazione non può limitarsi alla quantità di droga ceduta in una singola occasione, ma deve abbracciare l’intero contesto operativo del reo.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due cittadini stranieri avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. Entrambi erano stati condannati per plurimi episodi di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.

Un ricorrente lamentava l’eccessività dell’aumento di pena applicato per la continuazione tra i reati, ritenendo la motivazione della Corte territoriale generica. L’altro, condannato a una pena più severa, contestava la sua responsabilità penale per carenza di prove e, in subordine, chiedeva il riconoscimento dell’ipotesi di spaccio di lieve entità. Sosteneva che gli episodi fossero limitati, le quantità cedute minime (singole dosi) e l’attività priva di una vera e propria struttura organizzata.

L’Analisi della Corte: Criteri per lo Spaccio di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le tesi, ritenendo i ricorsi manifestamente infondati. Il fulcro della decisione risiede nella valutazione complessiva dell’attività criminale, che va oltre il singolo episodio di spaccio. I giudici hanno sottolineato che, per negare la fattispecie di spaccio di lieve entità, la Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato una serie di elementi fattuali di indubbia pregnanza sintomatica.

Questi elementi includevano:
* La larga diffusione dell’attività di spaccio sul territorio.
* La cessione di diverse tipologie di droghe pesanti, come l’eroina.
* L’esistenza di un luogo deputato alla conservazione delle scorte di sostanza stupefacente.
* La collaborazione con altri soggetti nell’attività di spaccio.

La Suprema Corte ha chiarito che la presenza di tali indicatori denota un’operatività non occasionale e una certa capacità organizzativa, elementi incompatibili con la qualificazione del fatto come di lieve entità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto la sentenza impugnata esente da vizi logico-giuridici. Per quanto riguarda il primo ricorrente, la pena è stata considerata equilibrata in ragione del lungo periodo di attività, del numero di clienti riforniti e della concessione delle attenuanti generiche. L’aumento per la continuazione è stato giudicato congruo e ben motivato.

Per il secondo ricorrente, la Corte ha confermato la solidità del quadro probatorio, basato su intercettazioni, dichiarazioni degli acquirenti, riconoscimenti fotografici e un arresto in flagranza. In merito alla richiesta di qualificare il reato come spaccio di lieve entità, la Corte ha condiviso il ragionamento dei giudici di merito. L’aver messo a disposizione la propria abitazione come deposito per la droga e la collaborazione con altri spacciatori sono stati considerati elementi decisivi. Questi fattori, infatti, dimostrano un livello di organizzazione e un inserimento nel mercato della droga che trascendono la modesta portata tipica del fatto lieve. La valutazione, ha concluso la Corte, è un giudizio di merito insindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è supportato da una motivazione logica e coerente.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: la valutazione sulla lieve entità del fatto non deve essere atomistica, ma olistica. Non basta guardare alla singola dose ceduta; è necessario analizzare il contesto generale in cui l’attività si inserisce. La disponibilità di una base logistica per lo stoccaggio della merce e la presenza di una rete di collaboratori sono indici inequivocabili di un’attività strutturata e non meramente occasionale. Pertanto, anche in assenza di una classica ‘piazza di spaccio’, questi elementi sono sufficienti a escludere il più mite trattamento sanzionatorio previsto per lo spaccio di lieve entità e a giustificare una condanna per il reato nella sua forma ordinaria.

Avere un appartamento per conservare la droga impedisce di qualificare lo spaccio come di lieve entità?
Sì, secondo questa sentenza, la disponibilità di un’abitazione quale deposito della sostanza da distribuire è un elemento fattuale di indubbia pregnanza che, insieme ad altri indicatori, porta a escludere la qualificazione del fatto come di lieve entità.

La collaborazione con altri spacciatori è un fattore determinante per escludere lo spaccio di lieve entità?
Sì, la Corte ha stabilito che la collaborazione tra più spacciatori è un indicatore di organizzazione dell’attività, incompatibile con la fattispecie di lieve entità, che presuppone un’operatività più modesta e meno strutturata.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché ritenuti manifestamente infondati. La Corte ha giudicato che la sentenza d’appello fosse basata su una motivazione logica, coerente e priva di vizi giuridici, sia nella ricostruzione dei fatti e nell’affermazione della responsabilità, sia nella determinazione della pena e nel diniego della fattispecie di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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