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Spaccio di droga: ricorso inammissibile e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due individui condannati per spaccio di droga. Trovati con 19,3g di cocaina in auto, il tentativo di giustificare il possesso per uso personale è stato respinto. La Corte ha confermato la condanna e l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di droga: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha affrontato un caso di spaccio di droga, confermando la condanna a carico di due imputati e dichiarando inammissibili i loro ricorsi. Questa decisione offre importanti spunti sulla valutazione delle prove e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi davanti alla Suprema Corte.

I fatti del caso

Durante un controllo diurno da parte delle forze dell’ordine, un’automobile con a bordo due persone, il conducente e proprietario del veicolo e un passeggero, veniva fermata. A seguito di una perquisizione, i militari rinvenivano, nascosto sotto il sedile del passeggero, un involucro contenente 19,3 grammi di cocaina.

Secondo la ricostruzione, il passeggero aveva occultato rapidamente la sostanza stupefacente poco prima che il veicolo venisse fermato. Interrogato, quest’ultimo aveva falsamente dichiarato che la droga fosse destinata al proprio uso personale. La Corte d’Appello aveva ritenuto entrambi gli individui responsabili penalmente, una decisione che è stata poi impugnata con ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte e il reato di spaccio di droga

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi, dichiarandoli inammissibili. La Suprema Corte ha ritenuto che la decisione della Corte territoriale fosse adeguatamente motivata e basata su un solido quadro probatorio. La responsabilità penale degli imputati per il reato di spaccio di droga era stata confermata sulla base di elementi chiari e concordanti.

Le motivazioni

La Corte ha sottolineato come la sentenza impugnata avesse correttamente valutato tutti gli elementi a disposizione. In particolare, sono stati considerati decisivi:
1. La quantità della sostanza: 19,3 grammi di cocaina sono stati ritenuti non compatibili con un uso meramente personale.
2. Le modalità di occultamento: Il fatto che la droga fosse stata nascosta rapidamente sotto il sedile del passeggero indicava la volontà di eludere il controllo, un comportamento tipico di chi detiene sostanze per fini illeciti.
3. La falsa dichiarazione: La mendace affermazione del passeggero di detenere la sostanza per uso personale è stata interpretata come un tentativo di sviare le indagini, rafforzando l’ipotesi accusatoria.

La Corte ha stabilito che, di fronte a un quadro probatorio così chiaro e a una motivazione della sentenza d’appello logica e coerente, i ricorsi proposti non presentavano argomenti validi per mettere in discussione la decisione precedente. Di conseguenza, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, l’inammissibilità del ricorso comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi difensive già respinte nei gradi di merito, ma deve basarsi su vizi specifici della sentenza impugnata (come vizi di legge o di motivazione). In assenza di tali vizi, e di fronte a una valutazione dei fatti logica e coerente da parte del giudice di merito, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile. La decisione evidenzia inoltre come la valutazione complessiva delle circostanze, come la quantità della droga e il comportamento degli imputati, sia cruciale per distinguere la detenzione per uso personale dallo spaccio di droga.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non presenta vizi di legge o di motivazione validi contro la sentenza impugnata, ma si limita a contestare una valutazione dei fatti che la Corte ritiene logica e ben argomentata.

La dichiarazione di uso personale è sufficiente a escludere il reato di spaccio di droga?
No. Nel caso di specie, la Corte ha considerato tale dichiarazione falsa e inattendibile, basandosi su altri elementi come la quantità significativa della sostanza (19,3 grammi di cocaina) e le modalità di occultamento, che indicavano un fine diverso dall’uso personale.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza di condanna precedente. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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