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Spaccio di droga: quando non è reato di lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di droga, evasione e detenzione di stupefacenti. La difesa sosteneva che il reato dovesse essere classificato come di lieve entità. La Corte ha stabilito che la notevole quantità di cocaina (sufficiente per oltre 269 dosi), il possesso di un bilancino di precisione e la modalità organizzata dell’attività escludono la possibilità di qualificare il fatto come lieve, rendendo irrilevante l’uso personale di una minima parte della sostanza. Il ricorso è stato ritenuto un tentativo di riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Droga: I Criteri per Distinguere tra Reato Comune e Lieve Entità

Nel contesto dei reati legati agli stupefacenti, la distinzione tra spaccio di droga comune e di ‘lieve entità’ è cruciale, poiché determina un trattamento sanzionatorio molto diverso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri utilizzati per questa valutazione, sottolineando come non sia solo la quantità di sostanza a contare, ma un’analisi complessiva della condotta. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i principi applicati dai giudici.

I Fatti del Caso: Condanna per Spaccio e Evasione

Il caso riguarda un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Venezia per diversi reati. Le accuse principali includevano:

1. Detenzione ai fini di spaccio di oltre 50 grammi di cocaina, trovati in parte in una borsetta e in parte presso la sua abitazione, insieme a un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento. Il fatto era aggravato poiché commesso durante la detenzione domiciliare.
2. Acquisto di stupefacenti a fini di spaccio in almeno tre occasioni, in concorso con altre persone.
3. Evasione dalla detenzione domiciliare.

La Corte d’Appello, pur riducendo parzialmente la pena, aveva confermato sia la responsabilità penale sia l’ordine di espulsione dal territorio nazionale.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi della Lieve Entità

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo principale: la mancata qualificazione del reato di spaccio come fatto di lieve entità, previsto dall’articolo 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero errato nel non concedere questa attenuante, concentrandosi unicamente sul dato quantitativo della droga sequestrata e trascurando il fatto che l’imputato fosse anche un consumatore.

Inoltre, il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse confermato l’espulsione senza valutare adeguatamente elementi positivi sopravvenuti e la sua situazione familiare, rilevante ai sensi della normativa sull’immigrazione.

Spaccio di droga: le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e dettagliata che ribadisce i principi consolidati in materia. In primo luogo, i giudici hanno chiarito che il ricorso era meramente fattuale, ovvero mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione preclusa in sede di legittimità, dove la Corte si limita a verificare la corretta applicazione della legge.

Nel merito, la Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello pienamente sufficiente e logica. Per escludere la lieve entità, i giudici di merito avevano correttamente valorizzato una serie di elementi oggettivi:

* Modalità operative: L’imputato non agiva da solo ma era inserito in un contesto organizzato.
* Quantità: Il possesso di oltre 50 grammi di cocaina, equivalenti a circa 269 dosi, è stato considerato un dato ponderale significativo.
* Strumentazione: Il ritrovamento a casa di un bilancino di precisione, cellophane per il confezionamento e altri strumenti ha dimostrato una preparazione non occasionale all’attività di spaccio.

Questi elementi, nel loro insieme, delineavano un quadro di attività di spaccio di droga stabile e significativamente inserita nel traffico locale. Di conseguenza, la Corte ha ritenuto irrilevante la circostanza che una minima parte della sostanza fosse destinata all’uso personale, poiché l’organizzazione complessiva era chiaramente orientata alla vendita. Anche la motivazione relativa alla conferma della misura di sicurezza dell’espulsione è stata giudicata adeguata e non illogica, basata sulla valutazione della pericolosità sociale del soggetto.

Le conclusioni: Quando lo Spaccio di Droga non può essere Lieve

L’ordinanza della Cassazione conferma un principio fondamentale: la qualificazione di un fatto di spaccio come di lieve entità non dipende esclusivamente dal superamento o meno di soglie quantitative predefinite. È il risultato di una valutazione globale che deve tenere conto di tutti gli ‘indici’ della condotta: i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione e la quantità e qualità delle sostanze. La presenza di un’organizzazione strutturata, l’uso di strumenti professionali come bilancini di precisione e il coinvolgimento in una rete di traffico sono elementi che, anche a fronte di quantitativi non eccezionali, possono legittimamente portare il giudice a escludere l’ipotesi della lieve entità, configurando il più grave reato di spaccio comune.

Quali elementi escludono la qualificazione dello spaccio di droga come ‘fatto di lieve entità’?
Secondo la Corte di Cassazione, elementi come l’operare in modo organizzato e non isolato, il possesso di una quantità di sostanza significativa (in questo caso, sufficiente per 269 dosi), e il rinvenimento di strumenti professionali per il confezionamento (bilancino, cellophane) indicano un’attività stabile e non occasionale che è incompatibile con la fattispecie della lieve entità.

Il fatto che l’imputato sia anche un consumatore di droga è rilevante per ottenere l’attenuante della lieve entità?
No, in questo caso la Corte ha ritenuto ininfluente la circostanza che una minima parte della droga fosse per uso personale. Quando l’organizzazione complessiva e gli altri elementi indicano chiaramente un’attività dedicata allo spaccio in modo significativo, il consumo personale diventa un fattore secondario e non sufficiente a giustificare la qualifica di lieve entità.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate erano di natura ‘meramente fattuale’. L’imputato, cioè, non contestava un errore nell’applicazione della legge, ma chiedeva alla Corte di rivalutare le prove e i fatti già esaminati dai giudici di merito, un’attività che non rientra nei poteri della Corte di Cassazione, la quale si occupa solo di questioni di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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