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Spaccio di droga: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di droga. La Corte ha stabilito che non è possibile riproporre in sede di legittimità questioni di fatto già valutate dai giudici di merito, come la qualificazione del fatto come spaccio di lieve entità o la concessione delle attenuanti generiche, se il ricorso si limita a sollecitare una nuova valutazione delle prove.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Droga: No a una Nuova Valutazione dei Fatti in Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in sede di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La pronuncia riguarda un caso di spaccio di droga e chiarisce i limiti entro cui la difesa può contestare una condanna davanti alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Condanna per Cessione di Cocaina

Il caso ha origine da una condanna emessa in primo grado e confermata dalla Corte di Appello di Palermo nei confronti di un individuo per il reato di spaccio di droga, specificamente per molteplici cessioni di cocaina. La condanna si basava su un quadro probatorio che delineava un’attività di spaccio consolidata.

L’imputato, non rassegnandosi alla decisione dei giudici di merito, ha proposto ricorso per cassazione tramite il suo difensore, articolando due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha incentrato il ricorso su due punti chiave:

1. Mancato riconoscimento dell’ipotesi lieve: Il primo motivo contestava la violazione dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990, ovvero la norma che punisce lo spaccio di droga di lieve entità con pene più miti. Secondo la difesa, i giudici di merito avevano errato nel non qualificare i fatti in questo modo, ignorando elementi come il quantitativo non eccessivo (50 grammi di cocaina) e dando peso a circostanze non decisive o solo presunte.

2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Con il secondo motivo, si lamentava la violazione dell’art. 62-bis del codice penale. La difesa sosteneva che la confessione resa dall’imputato, decisiva per l’accertamento della responsabilità, avrebbe dovuto giustificare il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, in quanto espressione di resipiscenza.

La Decisione della Corte: Il Ricorso sullo Spaccio di Droga è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle richieste difensive, ma si fonda su una ragione prettamente procedurale. I giudici hanno ritenuto che entrambi i motivi di ricorso fossero “riproduttivi di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici di merito”.

In altre parole, l’imputato stava chiedendo alla Cassazione di fare ciò che non le compete: riesaminare le prove e le valutazioni di fatto già compiute, in modo logico e coerente, dalla Corte di Appello.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la valutazione sull’attività complessiva dell’imputato, operata dai giudici di merito, era stata logica e ben motivata. La Corte d’Appello aveva correttamente considerato la reiterazione delle cessioni, la collaborazione con altri soggetti e i diversi quantitativi di stupefacente per escludere la natura “tenue” della condotta. Tale valutazione complessiva costituisce un apprezzamento di fatto, insindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, la motivazione è priva di vizi logici.

Allo stesso modo, anche la questione delle attenuanti generiche, legata al valore da attribuire alla confessione, rientra nell’ambito delle valutazioni di merito che spettano al giudice dei gradi inferiori. Proporre nuovamente tali argomenti in Cassazione si traduce in una richiesta di rivalutazione probatoria, estranea al sindacato di legittimità.

Le Conclusioni

La decisione in commento è un’importante conferma dei limiti del giudizio di Cassazione. Non è una terza istanza dove si possono rimettere in discussione le prove, ma un giudizio sulla corretta applicazione della legge. Per chi affronta un processo per spaccio di droga, ciò significa che le battaglie sulla qualificazione del fatto (lieve o meno) e sulle circostanze attenuanti devono essere combattute e vinte nei primi due gradi di giudizio, con argomentazioni solide e prove concrete. Il ricorso in Cassazione può avere successo solo se si dimostra un errore di diritto o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata, non se ci si limita a proporre una diversa interpretazione dei fatti.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove e i fatti di un processo penale?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare le prove o fornire una diversa interpretazione dei fatti già valutati dai giudici dei gradi precedenti.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse questioni di fatto (la lieve entità dello spaccio e le attenuanti generiche) già esaminate e respinte con motivazione logica dalla Corte di Appello, senza evidenziare vizi di legge o di motivazione censurabili in sede di legittimità.

Quali elementi hanno portato i giudici a escludere l’ipotesi dello spaccio di lieve entità?
I giudici di merito hanno escluso la lieve entità sulla base di una valutazione complessiva dell’attività dell’imputato, che includeva la reiterazione delle cessioni di droga, la loro realizzazione in diversi contesti, la collaborazione con altri soggetti e la gestione di diversi quantitativi di stupefacente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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