LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Spaccio di droga: quando il ricorso è inammissibile

Un soggetto condannato per spaccio di droga e evasione dagli arresti domiciliari presenta ricorso in Cassazione. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo di non poter riesaminare i fatti del processo. La decisione sottolinea come la reiterazione del reato in un breve lasso di tempo e la violazione delle misure cautelari siano elementi decisivi per escludere sia la fattispecie di lieve entità sia la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Droga: Perché la Cassazione ha Dichiarato il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di droga e evasione. Questa decisione offre importanti spunti sui limiti del giudizio di legittimità e sui criteri utilizzati per valutare la gravità di un reato, specialmente in contesti di recidiva. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia per comprendere meglio le dinamiche processuali e le ragioni che guidano le decisioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Reiterazione del Reato e Arresti Domiciliari

Il caso riguarda un individuo già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. Nonostante la restrizione, l’uomo è stato sorpreso al di fuori della sua abitazione, intento a confabulare con un’altra persona e tenendo in mano una bustina di cellophane. È significativo notare che l’arresto è avvenuto nello stesso luogo in cui, solo un mese prima, era stato colto in flagrante mentre cedeva sostanze stupefacenti.

Alla vista delle forze dell’ordine, l’imputato ha tentato la fuga, venendo poi rintracciato all’interno dello stesso edificio. La successiva perquisizione ha portato al rinvenimento di nove stecche di hashish già confezionate in dosi singole (per un totale di 27,30 grammi), una dose di crack e una somma di 574 euro, ritenuta provento dell’attività illecita.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa a Tutto Campo

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro principali argomenti:

1. Travisamento della prova: Si sosteneva che la dose di crack fosse per uso personale e che le nove stecche di hashish fossero una quantità modesta, evidenziando inoltre un presunto atteggiamento collaborativo.
2. Riqualificazione del reato: Si chiedeva di inquadrare la condotta nella fattispecie di lieve entità prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990.
3. Applicazione della non punibilità: Si invocava l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131 bis del codice penale.
4. Pena eccessiva: Si lamentava l’eccessività della pena inflitta.

L’Inammissibilità del Ricorso per spaccio di droga: La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale, che meritano di essere approfonditi.

Il Limite del Giudizio di Legittimità

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio cardine: il giudice di legittimità non può rileggere gli elementi di fatto né sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il ricorso, secondo la Corte, si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate in appello, senza confrontarsi criticamente con la logica e la coerenza della motivazione della sentenza impugnata. I giudici di merito avevano infatti costruito un apparato argomentativo solido, basato su elementi oggettivi come la flagranza, la fuga e il ritrovamento di droga già suddivisa in dosi e di denaro contante.

La Gravità del Fatto e la Reiterazione della Condotta

Anche la richiesta di riqualificare il reato in spaccio di droga di lieve entità è stata respinta. La Corte territoriale aveva motivato il diniego attribuendo un “rilievo assorbente” alla circostanza che l’imputato fosse stato sorpreso a spacciare per ben due volte nell’arco di un mese. Questa reiterazione della condotta è stata considerata un indicatore di una non trascurabile offensività, incompatibile con la qualificazione di “lieve entità”.

L’Esclusione della Causa di Non Punibilità

Infine, è stato giudicato infondato il motivo relativo all’applicazione dell’art. 131 bis c.p. La valutazione sulla “particolare tenuità del fatto” richiede un’analisi complessa di tutte le peculiarità del caso concreto, basata sui criteri dell’art. 133 c.p. (modalità della condotta, grado di colpevolezza, ecc.). La Corte ha stabilito che la gravità del fatto, desumibile dalle sue modalità concrete (violazione degli arresti domiciliari e recidiva specifica), era tale da rendere la motivazione del giudice di merito coerente e non censurabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla natura del giudizio di Cassazione, che è un controllo sulla corretta applicazione della legge (legittimità) e non una terza istanza di giudizio sui fatti (merito). Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché non ha individuato vizi logici o giuridici nella sentenza d’appello, ma ha tentato di sollecitare una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa alla Suprema Corte. La Corte ha valorizzato la coerenza della decisione dei giudici di merito, i quali hanno correttamente considerato la ripetizione dell’attività di spaccio in un breve lasso di tempo come un fattore decisivo e ostativo al riconoscimento di qualsiasi attenuante o beneficio, come la lieve entità del fatto o la non punibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con chiarezza i confini del ricorso per Cassazione. Un’impugnazione, per avere successo, deve attaccare la struttura logico-giuridica della sentenza precedente, non limitarsi a riproporre una diversa lettura dei fatti. Sul piano sostanziale, la decisione evidenzia come la recidiva specifica e la condotta complessiva dell’imputato, inclusa la violazione di misure cautelari, siano elementi di gravità che influenzano pesantemente la valutazione del giudice, rendendo molto difficile l’accesso a istituti premiali pensati per fatti di modesta entità.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, ma non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove, attività riservata ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Perché non è stata riconosciuta la fattispecie di lieve entità per lo spaccio di droga in questo caso?
La Corte ha rigettato la richiesta di riqualificare il fatto come di lieve entità a causa della valutazione complessiva della condotta. In particolare, è stata considerata decisiva e assorbente la circostanza che l’imputato fosse stato sorpreso a spacciare per la seconda volta nell’arco di un solo mese.

Quali elementi hanno impedito l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.)?
L’applicazione di tale beneficio è stata esclusa a causa della ritenuta gravità del fatto, valutata nelle sue concrete modalità. La violazione degli arresti domiciliari e la reiterazione specifica dell’attività di spaccio sono stati considerati elementi sufficienti a superare la soglia della ‘particolare tenuità’, rendendo la condotta meritevole di sanzione penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati