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Spaccio di droga: quando è reato grave? Cassazione

Un soggetto condannato per detenzione di eroina ai fini di spaccio ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la modesta quantità di principio attivo e altre circostanze dovessero portare a una riqualificazione del reato come fatto di lieve entità o a escludere la destinazione allo spaccio. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che per configurare lo spaccio di droga non conta solo il dato quantitativo, ma l’insieme delle circostanze, come il confezionamento in dosi, il luogo del fermo e il comportamento dell’imputato, che nel caso di specie indicavano una chiara professionalità criminale.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di droga: Non Basta la Quantità, Contano le Circostanze

Introduzione: la decisione della Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di spaccio di droga: per determinare la responsabilità penale e la gravità del reato, il solo dato quantitativo della sostanza stupefacente non è sufficiente. È necessario un esame complessivo di tutte le circostanze del caso, che possono rivelare una destinazione allo spaccio anche in presenza di un principio attivo non elevatissimo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo da parte del Tribunale, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, specificamente eroina. La pena inflitta era di quattro anni di reclusione e 18.000 euro di multa.

L’imputato, attraverso il suo difensore, ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la decisione dei giudici di merito sulla base di diversi motivi. Sostanzialmente, la difesa mirava a dimostrare che la detenzione della sostanza fosse finalizzata all’uso personale o, in subordine, che il fatto dovesse essere inquadrato nella fattispecie di lieve entità, con una conseguente riduzione della pena.

I Motivi del Ricorso: una difesa basata su quantità e tenuità

La difesa ha articolato il ricorso in cinque punti principali, tra cui:
1. Travisamento della prova: Si contestava la valutazione del dato ponderale (16,84 grammi di eroina). Secondo la difesa, il basso principio attivo (10-15%) non avrebbe consentito di ricavare le 229 dosi medie stimate dalla consulenza tecnica, facendo così venire meno la prova della destinazione allo spaccio.
2. Mancata riqualificazione del reato: Si chiedeva di qualificare il fatto come spaccio di droga di lieve entità (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990) o di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava il diniego delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi infondati o non proponibili in sede di legittimità. I giudici hanno chiarito punto per punto perché la decisione della Corte d’Appello fosse corretta e ben motivata.

In primo luogo, la Cassazione ha sottolineato che, per valutare la destinazione della droga, non si può guardare solo al dato quantitativo. È necessario considerare un insieme di “circostanze oggettive e soggettive”. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente valorizzato diversi elementi indiziari gravi, precisi e concordanti:
* Il numero di dosi: La sostanza era già suddivisa in 134 involucri, pronti per la cessione, da cui si potevano ricavare circa 229 dosi medie singole. Un numero incompatibile con un mero uso personale.
* Le circostanze di tempo e luogo: L’imputato era stato sorpreso di notte in una zona notoriamente conosciuta per attività di spaccio.
* Le condizioni economiche: L’imputato non aveva un’attività lavorativa stabile, una condizione che rendeva improbabile la possibilità di acquistare una tale quantità di droga per costituire una “scorta” personale.
* Il comportamento: L’uomo aveva tentato di fuggire e di disfarsi della droga durante l’inseguimento da parte delle forze dell’ordine.
* I precedenti: Pur essendo estinto, esisteva un precedente specifico in materia di stupefacenti.

Sulla base di questi elementi, la Corte ha concluso che la condotta dell’imputato non poteva essere considerata di “minima offensività”. Al contrario, emergeva un quadro di “assoluta professionalità dell’agire”, che giustificava pienamente sia l’esclusione del fatto di lieve entità sia il diniego delle attenuanti generiche, per le quali non erano stati individuati elementi positivi meritevoli di considerazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale ormai pacifico: la valutazione sulla destinazione allo spaccio di droga deve essere globale. Il superamento dei limiti tabellari o il numero di dosi ricavabili sono indizi importanti, ma devono essere letti insieme a tutti gli altri elementi del contesto, come le modalità di confezionamento, il comportamento del soggetto e le circostanze spazio-temporali. Questa decisione ricorda che la lotta allo spaccio di droga si basa su un’analisi attenta e completa dei fatti, che va oltre la semplice matematica del peso e del principio attivo.

La sola quantità di droga è sufficiente a provare lo spaccio?
No, secondo la Corte di Cassazione, il dato quantitativo è solo uno degli elementi da considerare. La valutazione deve essere globale e tenere conto di tutte le circostanze oggettive e soggettive del fatto.

Quali altri elementi sono rilevanti per distinguere lo spaccio dall’uso personale?
Sono molto importanti le modalità di presentazione della sostanza (ad es. suddivisione in dosi), le circostanze di tempo e luogo del ritrovamento (es. orario notturno in zona di spaccio), la condizione economica e i precedenti dell’imputato, e il suo comportamento al momento del controllo (es. tentativo di fuga).

Quando può essere riconosciuto il reato di spaccio di ‘lieve entità’?
Il fatto di lieve entità può essere riconosciuto solo in ipotesi di minima offensività penale della condotta. Se dall’analisi complessiva emergono indici di professionalità nell’attività illecita, come il confezionamento seriale delle dosi e il tentativo di sottrarsi al controllo, è molto difficile che tale attenuante venga concessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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