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Spaccio di droga: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di droga. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso, focalizzati sulla mancata applicazione dell’ipotesi di minore gravità, costituissero una contestazione della valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, dato il quantitativo ingente di cocaina (75,77 grammi) e le modalità di detenzione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Droga: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un caso di spaccio di droga, chiarendo i confini del sindacato di legittimità e le ragioni per cui un ricorso può essere dichiarato inammissibile. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti di Causa

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990, ovvero detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di 75,77 grammi di cocaina. La difesa, nel corso dei giudizi di merito, aveva richiesto l’applicazione della circostanza attenuante dell’ipotesi di minore gravità, ma tale richiesta era stata respinta dalla Corte d’Appello.

Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando proprio il diniego dell’attenuante, sostenendo che la valutazione della gravità del fatto non fosse stata corretta.

La Valutazione sul Reato di Spaccio di Droga

La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su una serie di elementi fattuali specifici, ritenuti incompatibili con una qualificazione del fatto come di ‘minore gravità’. Gli elementi chiave erano:

* Il quantitativo: 75,77 grammi di cocaina sono stati considerati una quantità non minimale.
* Il confezionamento: La sostanza era già suddivisa in trenta involucri, pronti per la cessione al dettaglio.
* Il principio attivo: La percentuale di principio attivo era elevata, pari al 72%, il che permetteva di ricavare ben 269 dosi medie singole.
* Le circostanze: La detenzione avveniva sulla pubblica via, suggerendo un’attività di spaccio organizzata.

Sulla base di questi dati, la Corte di merito aveva concluso che la droga fosse destinata a una vasta platea di acquirenti e che l’imputato avesse contatti con ambienti criminali legati al narcotraffico, escludendo così la lieve entità del fatto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione di questa decisione è prettamente di carattere processuale e si fonda sulla natura stessa del giudizio di legittimità. I giudici hanno sottolineato che i motivi addotti dal ricorrente non rientravano nel numerus clausus delle censure ammissibili in Cassazione.

In sostanza, l’imputato non contestava una violazione di legge o un vizio di motivazione (come l’illogicità o la contraddittorietà), ma proponeva una diversa lettura delle prove e una differente ricostruzione del fatto. Questo tipo di valutazione, tuttavia, è riservato esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Cassazione ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse congrua, esauriente e logicamente coerente, e come tale non sindacabile in sede di legittimità. La decisione del giudice di merito, se ben motivata, non può essere messa in discussione semplicemente perché la difesa non la condivide.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non riesamina le prove. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle regole processuali. Quando un giudice di merito valuta le prove (come la quantità di droga, il numero di dosi, le modalità di confezionamento) e fornisce una motivazione logica per la sua decisione, tale valutazione è definitiva. Per chi è accusato di spaccio di droga, ciò significa che le argomentazioni per ottenere l’attenuante della minore gravità devono essere solidamente presentate e provate nei primi due gradi di giudizio, poiché in Cassazione non sarà possibile ottenere una nuova valutazione dei fatti.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi presentati non contestavano errori di diritto, ma miravano a una nuova valutazione delle prove e a una diversa ricostruzione dei fatti, attività che sono precluse alla Corte di Cassazione in sede di legittimità.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per escludere l’ipotesi di minore gravità nello spaccio di droga?
La Corte ha considerato il quantitativo non minimale di cocaina (75,77 grammi), l’elevato principio attivo (72%), il confezionamento in 30 involucri pronti per la vendita, la possibilità di ricavare 269 dosi e la detenzione sulla pubblica via, inferendo che la sostanza fosse destinata a un vasto mercato.

Cosa significa che i motivi del ricorso in Cassazione sono a ‘numerus clausus’?
Significa che la legge elenca in modo tassativo i soli motivi per cui è possibile impugnare una sentenza davanti alla Corte di Cassazione. Non è possibile presentare ricorso per contestare la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito, se questa è sorretta da una motivazione logica e coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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