Sottrazione Veicolo Sequestrato: Quando il Ricorso è Inammissibile
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di sottrazione di un veicolo sequestrato, chiarendo in modo definitivo la differenza tra illecito penale e violazione amministrativa. Questa decisione sottolinea la gravità della condotta e le conseguenze per chi tenta di eludere un provvedimento dell’autorità, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la responsabilità penale di un individuo. L’imputato era stato giudicato colpevole per aver sottratto un veicolo che era stato precedentemente sottoposto a sequestro. In sua difesa, il ricorrente ha tentato di inquadrare la sua condotta come una mera violazione amministrativa, ma la Suprema Corte ha respinto categoricamente tale interpretazione.
Sottrazione Veicolo Sequestrato: Reato Penale, non Illecito Amministrativo
Il punto centrale della decisione della Cassazione risiede nella netta distinzione tra due diverse condotte:
1. La circolazione di un veicolo sequestrato: Questa azione è punita dall’articolo 213 del Codice della Strada (D.Lgs. 285/1992) ed è qualificata come una violazione amministrativa.
2. La sottrazione o dispersione del veicolo sequestrato: Questa condotta, oggetto del caso in esame, integra invece una fattispecie di reato. Non si tratta semplicemente di utilizzare il bene, ma di rimuoverlo dalla disponibilità dell’autorità, vanificando di fatto il provvedimento di sequestro.
La Corte ha specificato che l’atto di sottrarre il bene non può essere confuso con la semplice circolazione, poiché lede in modo più grave l’autorità dello Stato e l’efficacia dei suoi provvedimenti.
Il Ruolo del Dolo Generico
Un altro aspetto fondamentale chiarito dai giudici è l’elemento soggettivo richiesto per il reato. Per la configurazione del delitto di sottrazione di un veicolo sequestrato, è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”. Ciò significa che non è necessario dimostrare un fine specifico (come la volontà di venderlo o distruggerlo), ma è sufficiente la coscienza e la volontà di compiere l’azione di sottrazione, sapendo che il veicolo è vincolato da un sequestro.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso “manifestamente infondati”. La sentenza impugnata aveva, secondo i giudici di legittimità, correttamente riaffermato la responsabilità penale dell’imputato. La difesa non è riuscita a scalfire la logica della decisione della Corte d’Appello, che aveva ben distinto tra la violazione amministrativa e il reato penale. Poiché la condotta contestata non era la circolazione, ma la sottrazione stessa del veicolo, l’argomentazione basata sull’art. 213 del Codice della Strada è stata giudicata non pertinente.
Le Conclusioni
L’ordinanza si conclude con una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta due conseguenze dirette per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. A livello pratico, questa pronuncia rafforza un principio cardine: manomettere o sottrarre beni sottoposti a sequestro è un reato che viene punito severamente, e non può essere declassato a semplice infrazione amministrativa. La decisione serve da monito sull’indisponibilità dei beni vincolati da un provvedimento giudiziario e sulle pesanti conseguenze che derivano dalla sua violazione.
Guidare un veicolo sequestrato è la stessa cosa che sottrarlo?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la circolazione di un veicolo sequestrato è una violazione amministrativa (art. 213 del Codice della Strada), mentre la sua sottrazione o dispersione è un reato penale, in quanto impedisce all’autorità di disporre del bene.
Quale tipo di intenzione è necessaria per il reato di sottrazione di un bene sequestrato?
Per questo reato è sufficiente il “dolo generico”. Ciò significa che basta la consapevolezza e la volontà di sottrarre il bene, sapendo che è sottoposto a sequestro, senza che sia necessario provare un fine specifico o un ulteriore scopo.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4299 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4299 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a PALERMO il 31/07/1989
avverso la sentenza del 23/11/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
(NOME
Rilevato che i motivi dedotti risultano manifestamente infondati, avendo la sentenza impugnata correttamente ribadito l’affermazione di responsabilità in relazione ad una condotta sorretta da semplice – e sufficiente ai fini della responsabilità – dolo generico (pag. 3 sent.), non potendosi d’altro canto ravvisare nella condotta la violazione amministrativa di cui all’art. 213 d. Igs. n. 285 del 1992, che punisce unicamente l’atto in sé della circolazione dei veicoli sequestrati e non, come nella fattispecie, la relativa sottrazione o dispersione.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Pi rl igi COGNOME NOME