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Sottrazione fraudolenta: quando scatta la prescrizione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, chiarendo un punto fondamentale sulla prescrizione. Il reato si considera consumato e la prescrizione inizia a decorrere dal compimento dell’ultimo atto fraudolento, non dalla successiva notifica delle cartelle esattoriali. Nel caso di specie, gli atti distrattivi erano stati completati nel 2015, pertanto il reato era già estinto per prescrizione al momento della decisione della Corte d’Appello, rendendo la condanna illegittima.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sottrazione Fraudolenta: la Cassazione chiarisce da quando decorre la prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione sul reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, disciplinato dall’art. 11 del D.Lgs. 74/2000. La decisione chiarisce in modo definitivo il momento esatto in cui il reato si considera consumato, un fattore determinante per il calcolo della prescrizione. La Corte ha stabilito che il termine di prescrizione decorre dall’ultimo atto fraudolento posto in essere, e non da eventi successivi come la notifica delle cartelle esattoriali.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava l’amministratore di una società, condannato in primo grado e parzialmente in appello per aver compiuto atti fraudolenti volti a sottrarre i beni sociali al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Le condotte contestate consistevano principalmente nel trasferimento e nel prelievo di ingenti somme di denaro dai conti correnti della società, avvenuti tra il 2012 e il 2015. La Corte d’Appello aveva dichiarato la prescrizione solo per una parte delle condotte, ritenendo che per le altre, legate a cartelle esattoriali notificate nel 2018, il termine non fosse ancora maturato. Secondo i giudici di secondo grado, la consumazione del reato andava collegata alla notifica degli atti impositivi.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un unico ma decisivo motivo: l’errata applicazione della legge penale in materia di prescrizione. La difesa ha argomentato che il termine massimo di prescrizione, pari a sette anni e mezzo, avrebbe dovuto essere calcolato a partire dall’ultimo atto distrattivo del patrimonio sociale, risalente al 2015. Di conseguenza, alla data della sentenza d’appello (novembre 2024), il reato sarebbe stato già completamente estinto.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla sottrazione fraudolenta

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva, ritenendo il ricorso fondato. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: il delitto di sottrazione fraudolenta è un reato di pericolo, che si perfeziona nel momento in cui viene compiuto un atto simulato o fraudolento idoneo a mettere a repentaglio la riscossione del credito erariale. La consumazione del reato, pertanto, si protrae fino al compimento dell’ultimo atto della sequenza fraudolenta. Il momento rilevante non è la notifica della cartella di pagamento, che attesta un debito già esistente, ma l’azione che pregiudica la garanzia patrimoniale del fisco.

Nel caso specifico, gli atti di disposizione patrimoniale (trasferimento e prelievo di somme per oltre 150.000 euro) erano stati tutti realizzati entro il 2015. Le successive condotte, come la tenuta irregolare della contabilità, pur potendo integrare altri reati (ad esempio l’occultamento di documenti contabili previsto dall’art. 10 dello stesso decreto), non costituiscono di per sé atti di disposizione patrimoniale richiesti dall’art. 11. Pertanto, la Corte ha concluso che il termine massimo di prescrizione era ampiamente decorso al momento della pronuncia della sentenza d’appello.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione e revocando la confisca per equivalente. Questa pronuncia è di fondamentale importanza pratica perché riafferma con chiarezza che per il reato di sottrazione fraudolenta, il dies a quo per il calcolo della prescrizione è la data dell’ultimo atto dispositivo fraudolento. La successiva formalizzazione del debito tributario attraverso la notifica di cartelle esattoriali è irrilevante ai fini della consumazione del reato e, di conseguenza, del decorso della prescrizione.

Quando si consuma il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte?
Il reato si perfeziona e si consuma con il compimento dell’ultimo atto simulato o fraudolento idoneo a rendere inefficace, in tutto o in parte, la procedura di riscossione coattiva, e non al momento della successiva notifica delle cartelle esattoriali.

Da quale momento decorre la prescrizione per il reato di sottrazione fraudolenta?
La prescrizione inizia a decorrere dalla data di compimento dell’ultimo atto fraudolento che mette in pericolo le pretese esecutive dell’erario, poiché è in quel momento che il reato si considera consumato.

La semplice tenuta irregolare della contabilità può integrare il reato di sottrazione fraudolenta?
No. La sentenza chiarisce che la tenuta della contabilità in modo da non consentire la ricostruzione del patrimonio, pur potendo configurare altri reati tributari o fallimentari, non integra di per sé il reato di cui all’art. 11 D.Lgs. 74/2000, il quale richiede specificamente il compimento di atti di disposizione patrimoniale fraudolenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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