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Sottrazione fraudolenta e cancellazione societaria

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un professionista coinvolto in un’operazione di sottrazione fraudolenta. La sentenza chiarisce che la cancellazione di una società dal registro delle imprese, unita all’occultamento di crediti sociali nel bilancio finale, costituisce un atto fraudolento idoneo a rendere più difficile la riscossione dei debiti tributari, integrando così il reato. La Corte ha confermato il sequestro preventivo, sottolineando che non è necessaria l’impossibilità assoluta della riscossione, ma è sufficiente una sua maggiore difficoltà.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sottrazione Fraudolenta: Quando la Cancellazione della Società è Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9691/2024, ha fornito importanti chiarimenti sulla configurazione del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La pronuncia analizza il caso di un complesso schema evasivo, nel quale la cancellazione di alcune società dal registro delle imprese era solo l’atto finale di una strategia volta a ostacolare la riscossione da parte dell’Erario. Questa decisione è fondamentale per comprendere i limiti della liceità nelle procedure di liquidazione societaria e il ruolo dei professionisti coinvolti.

I Fatti: Un Complesso Schema di Evasione Fiscale

Il caso trae origine da un’indagine che ha svelato un meccanismo criminoso finalizzato a eludere i debiti erariali di tre società. Secondo l’accusa, il piano prevedeva la liquidazione fraudolenta di queste entità. L’atto fraudolento non consisteva unicamente nella loro cancellazione dal registro delle imprese, ma era aggravato da un elemento cruciale: l’omessa indicazione, nei bilanci finali di liquidazione, di cospicui crediti che le società vantavano nei confronti dei loro stessi soci unici.

In questo modo, le società apparivano prive di attivi, rendendo di fatto estremamente difficoltoso per l’amministrazione finanziaria recuperare i debiti fiscali. L’operazione era orchestrata con l’ausilio di ‘teste di legno’ e società schermo, creando un contesto volto a sterilizzare gli effetti delle violazioni tributarie. A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva un sequestro preventivo, poi parzialmente rideterminato dal Tribunale del Riesame, avverso il quale un professionista coinvolto ha proposto ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Difesa contro l’accusa di Sottrazione Fraudolenta

La difesa del ricorrente si basava su tre argomentazioni principali:

1. Modifica dell’imputazione: Il Tribunale del Riesame avrebbe illegittimamente modificato l’accusa, spostando il focus dalla cancellazione della società alla dissipazione dei crediti sociali, un fatto non originariamente contestato.
2. Insussistenza del reato: La semplice cancellazione non costituirebbe un atto di disposizione patrimoniale idoneo a integrare il reato di sottrazione fraudolenta, poiché non estingue il debito e non impedisce al Fisco di agire contro la società (entro cinque anni) o contro i soci.
3. Mancanza di offensività: La condotta non avrebbe reso inefficace la procedura di riscossione, ma al massimo più difficile, contestando inoltre il coinvolgimento del professionista, il cui ruolo sarebbe stato solo quello di iscrivere la cancellazione di società già prive di attivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. L’analisi dei giudici si è concentrata sui punti sollevati dalla difesa, offrendo una lettura chiara e rigorosa della normativa.

Nessuna Modifica dell’Imputazione

I giudici hanno chiarito che il Tribunale non ha modificato il fatto contestato. L’accusa originaria comprendeva già l’intero schema fraudolento: la cancellazione della società era strettamente legata all’omessa dichiarazione dei crediti sociali. Il Tribunale si è limitato a precisare il contenuto patrimoniale della sottrazione, un’operazione del tutto legittima in sede di riesame cautelare.

La Configurazione del Reato di Sottrazione Fraudolenta

Questo è il cuore della sentenza. La Corte ha ribadito che, ai fini del reato di sottrazione fraudolenta, non è necessario che l’atto renda la riscossione totalmente impossibile. È sufficiente che la renda più difficile. La condotta criminosa è stata individuata non nel singolo atto di cancellazione, ma nel complesso delle operazioni: la creazione di società intestate a ‘teste di legno’, il trasferimento occulto dei crediti sociali e, infine, la cancellazione formale delle società.

Citando un precedente conforme (Cass. n. 33988/2023), la Corte ha ricordato che hanno natura fraudolenta tutti gli atti, anche non simulati, che sono connotati da elementi di inganno o artificio e sono finalizzati a sottrarre i beni alla garanzia patrimoniale del Fisco. In questo caso, la cancellazione, unita all’occultamento degli attivi, rappresentava uno stratagemma perfettamente idoneo a ostacolare l’esecuzione esattoriale.

Il Ruolo Attivo del Professionista

Infine, la Corte ha giudicato generica l’affermazione difensiva sull’estraneità del ricorrente al contesto criminale. L’ordinanza impugnata, secondo i giudici, aveva ampiamente motivato la partecipazione diretta e qualificata del professionista all’interno dello schema illecito, superando la mera esecuzione di un incarico formale.

Conclusioni

La sentenza n. 9691/2024 consolida un principio fondamentale in materia di reati tributari: la sottrazione fraudolenta è un reato di pericolo concreto, la cui integrazione non richiede la definitiva frustrazione delle pretese dell’Erario. Qualsiasi stratagemma, connotato da artificio e inganno, che renda anche solo più difficoltosa la riscossione coattiva, è sufficiente a configurare il reato. La decisione sottolinea inoltre la responsabilità dei professionisti che, con la loro opera, contribuiscono consapevolmente a tali schemi, confermando che il loro ruolo non può essere schermato dietro il pretesto di un mero adempimento tecnico quando si inserisce in un palese contesto di illegalità.

La semplice cancellazione di una società dal registro delle imprese costituisce reato di sottrazione fraudolenta?
No, non di per sé. Lo diventa quando si inserisce in un contesto più ampio di atti fraudolenti, come l’omessa indicazione di crediti nel bilancio finale, finalizzati a rendere difficile o inefficace la riscossione dei debiti tributari.

Per configurare la sottrazione fraudolenta, è necessario che la riscossione dei tributi diventi totalmente impossibile?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che è sufficiente che l’azione fraudolenta renda la procedura di riscossione ‘più difficile’. Il reato si configura anche se esistono altre vie teoriche per il recupero del credito, come l’azione contro i soci.

Quale può essere la responsabilità di un professionista in questo tipo di reato?
Un professionista può essere ritenuto concorrente nel reato se la sua partecipazione non è meramente formale (come la semplice iscrizione della cancellazione), ma si inserisce attivamente e con consapevolezza nel contesto criminale volto a sottrarre i beni alla garanzia del fisco, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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