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Sottrazione cose sequestrate: è reato, non illecito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 18/11/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la sottrazione di un veicolo sottoposto a sequestro amministrativo. La Corte ha stabilito che la mancata consegna del bene affidato in custodia configura il reato di sottrazione cose sequestrate e non il meno grave illecito amministrativo previsto dal Codice della Strada, che si applica solo alla mera circolazione del mezzo.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sottrazione cose sequestrate: quando la custodia diventa responsabilità penale

La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale riguardo la sottrazione cose sequestrate, in particolare quando si tratta di un veicolo. Molti potrebbero pensare che non consegnare un’auto affidata in custodia dopo un sequestro amministrativo sia solo una violazione del Codice della Strada. La Suprema Corte, invece, ha ribadito che tale condotta integra un vero e proprio reato penale, con conseguenze ben più gravi. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un automobilista a cui era stato affidato in custodia il proprio veicolo, precedentemente sottoposto a sequestro amministrativo. Invece di adempiere ai suoi obblighi di custode e consegnare il mezzo all’autorità competente, l’imputato se ne era impossessato, sottraendolo di fatto alla procedura. Condannato in Corte d’Appello, l’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due punti: l’inutilizzabilità di alcune sue dichiarazioni e, soprattutto, che la sua condotta dovesse essere inquadrata come un semplice illecito amministrativo sanzionato dall’articolo 213 del Codice della Strada, e non come un reato.

La distinzione tra illecito penale e amministrativo nella sottrazione cose sequestrate

Il punto cruciale del ricorso si basava sulla presunta applicabilità della sanzione amministrativa prevista dal Codice della Strada. Questa norma punisce chiunque, durante il periodo in cui il veicolo è sottoposto a sequestro, circoli abusivamente con lo stesso. Secondo la difesa, la condotta dell’imputato rientrava in questa casistica.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato categoricamente questa interpretazione. Ha sottolineato che la fattispecie prevista dal Codice della Strada riguarda esclusivamente l’ipotesi di ‘mera circolazione’ del mezzo sequestrato. Il caso in esame, invece, era diverso e più grave: l’imputato, in qualità di custode, aveva l’obbligo giuridico di conservare il bene e consegnarlo. La mancata consegna non è semplice circolazione, ma una vera e propria sottrazione cose sequestrate alla loro funzione di garanzia per lo Stato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni fondamentali. In primo luogo, ha evidenziato un vizio procedurale: la questione relativa all’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese alla polizia non era mai stata sollevata davanti al Giudice d’Appello. È un principio consolidato che non si possano introdurre nuovi motivi di doglianza per la prima volta nel giudizio di legittimità.

Nel merito, il motivo principale è stato ritenuto ‘manifestamente infondato’. La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sentenza n. 1 del 2013), secondo cui la condotta di chi, essendo proprietario e custode di un veicolo sequestrato, non lo consegna all’autorità, integra il reato di sottrazione cose sequestrate. L’illecito amministrativo dell’art. 213 del Codice della Strada, invece, si configura solo quando il custode si limita a usare il veicolo per la circolazione, senza sottrarlo definitivamente al vincolo. La differenza sta nell’aggressione al bene giuridico protetto: nel primo caso si lede l’autorità della decisione giudiziaria o amministrativa, nel secondo si viola solo il divieto di utilizzo.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio di grande importanza pratica: chi viene nominato custode di un bene sequestrato, anche se ne è il proprietario, assume una responsabilità precisa. L’obbligo non è solo quello di non usare il bene, ma anche e soprattutto quello di preservarlo e metterlo a disposizione dell’autorità. La mancata consegna del veicolo non è una ‘furbata’ sanzionata con una multa, ma un reato che porta a una condanna penale, al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende. Un monito chiaro sulla serietà degli obblighi derivanti dalla custodia giudiziaria.

Non consegnare all’autorità un veicolo sequestrato e affidato in custodia è un reato o un illecito amministrativo?
Secondo la Corte di Cassazione, la mancata consegna del veicolo affidato in custodia integra il reato di sottrazione di cose sottoposte a sequestro, e non un semplice illecito amministrativo.

Qual è la differenza tra la condotta punita dall’art. 213 del Codice della Strada e il reato di sottrazione di cose sequestrate?
L’illecito amministrativo previsto dall’art. 213 del Codice della Strada si applica solo alla ‘mera circolazione’ di un veicolo sequestrato. Il reato penale, invece, si configura quando il custode non consegna il veicolo all’autorità, sottraendolo di fatto al vincolo imposto dal sequestro.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non sollevato in Appello?
No, la Corte ha ribadito che un motivo di ricorso è indeducibile se non è stato sottoposto al necessario vaglio del Giudice di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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