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Sottrazione beni pignorati: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per la sottrazione di beni pignorati da una palestra. La Corte ha chiarito che, ai fini della prescrizione, spetta al ricorrente fornire la prova certa di una data di commissione del reato anteriore a quella contestata. Inoltre, ha confermato la condanna al pagamento delle spese processuali in favore delle parti civili, nonostante l’assoluzione degli imputati da un’altra accusa di truffa, poiché il danno subito dalle parti civili era riconducibile al reato di sottrazione beni pignorati per cui è intervenuta condanna.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sottrazione Beni Pignorati: la Cassazione chiarisce Prescrizione e Spese Civili

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10613/2024, si è pronunciata su un complesso caso di sottrazione beni pignorati, offrendo importanti chiarimenti in materia di prescrizione del reato e di condanna alle spese processuali in favore delle parti civili. La vicenda, che riguarda la sparizione di attrezzature da una palestra sottoposta a pignoramento, mette in luce la rigidità dei principi che governano l’onere della prova e la valutazione della soccombenza nel processo penale.

I Fatti: Il Caso della Palestra e dei Beni Sottratti

Due soggetti, uno dei quali era il custode giudiziario, venivano condannati in appello per il reato previsto dall’art. 388 del codice penale per aver sottratto gran parte delle attrezzature di una palestra, che erano state precedentemente pignorate su istanza di un creditore. Nel corso dello stesso procedimento, gli imputati venivano invece assolti dall’accusa di truffa, consumata e tentata, ai danni di altre persone che si erano costituite parti civili.

Nonostante la condanna per la sottrazione dei beni, gli imputati decidevano di ricorrere in Cassazione, sollevando due questioni principali: l’intervenuta prescrizione del reato e l’ingiusta condanna alla rifusione delle spese processuali in favore delle parti civili danneggiate dalla truffa, reato per il quale erano stati assolti.

La Questione della Prescrizione nella Sottrazione Beni Pignorati

Il primo motivo di ricorso si basava sull’asserita prescrizione del reato. Gli imputati sostenevano che la condotta di sottrazione beni pignorati fosse avvenuta in una data molto anteriore a quella di dicembre 2014, fissata dai giudici di merito come momento consumativo del reato. Secondo la loro tesi, anticipando la data di commissione, il termine massimo di prescrizione sarebbe scaduto prima della pronuncia della sentenza d’appello.

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa argomentazione, ribadendo un principio fondamentale: chi, nel giudizio di legittimità, invoca la prescrizione del reato assumendo una data di consumazione diversa da quella accertata in sentenza, ha l’onere di fornire elementi di prova “incontrovertibili”. Le deduzioni degli imputati, basate su mere presunzioni, come una precedente e generica denuncia di furto, non sono state ritenute sufficienti a smentire la ricostruzione dei giudici, i quali avevano logicamente collocato il reato al momento dell’effettiva constatazione della mancanza dei beni.

Le Spese Processuali in Caso di Assoluzione Parziale

Il secondo motivo di doglianza riguardava la condanna a rifondere le spese legali a tutte le parti civili, comprese quelle relative alle accuse di truffa dalle quali gli imputati erano stati assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”. I ricorrenti lamentavano la mancata condanna di tali parti civili al pagamento delle loro spese, o quantomeno la mancata compensazione.

Anche su questo punto, la Suprema Corte ha dato torto agli imputati. Ha chiarito che la condanna al risarcimento dei danni in favore di tutte le parti civili derivava dal reato per il quale era stata confermata la responsabilità penale, ovvero la sottrazione beni pignorati. La Corte d’appello aveva infatti ritenuto che tale condotta avesse danneggiato non solo il creditore pignoratizio, ma anche gli altri soggetti che, nel frattempo, avevano acquistato parte di quei beni. Di conseguenza, l’assoluzione dal reato di truffa non faceva venire meno la loro posizione di “soccombenti” sulle statuizioni civili collegate al reato accertato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato i ricorsi manifestamente infondati e quindi inammissibili. Per quanto riguarda la prescrizione, i giudici hanno sottolineato che le argomentazioni dei ricorrenti erano di natura presuntiva e non idonee a scalfire la ricostruzione logica operata dalla Corte territoriale. Il momento consumativo del reato è stato correttamente individuato nella data dell’accertamento della sottrazione (dicembre 2014), rendendo la querela tempestiva e non ancora maturata la prescrizione al momento della decisione d’appello.

In relazione alle statuizioni civili, la Cassazione ha spiegato che la condanna alle spese si fonda sul principio di soccombenza complessiva. Poiché la condanna civile per tutte le parti derivava dal danno causato dal reato di sottrazione di beni pignorati, l’assoluzione dalle altre imputazioni era irrilevante ai fini della decisione sulle spese. Gli imputati rimanevano la parte soccombente rispetto alle pretese risarcitorie accolte. La Corte ha inoltre ricordato che la compensazione delle spese è una facoltà eccezionale del giudice, ammissibile solo per “gravi ed eccezionali ragioni” che i ricorrenti non avevano saputo indicare.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, consolida il principio secondo cui l’onere di provare una diversa data di consumazione del reato ai fini della prescrizione grava su chi la eccepisce, e tale prova deve essere solida e inconfutabile, non basata su mere congetture. In secondo luogo, chiarisce che nel rapporto tra azione penale e azione civile, la soccombenza va valutata in relazione all’esito delle domande risarcitorie effettivamente accolte. Un’assoluzione parziale non esonera l’imputato dalla condanna alle spese civili se la sua responsabilità per un altro reato, fonte di danno per le stesse parti, viene confermata.

Chi deve provare quando è stato commesso un reato se si invoca la prescrizione in Cassazione?
Secondo la sentenza, spetta al ricorrente che invoca la prescrizione l’onere di fornire elementi di prova incontrovertibili, idonei a dimostrare che il reato è stato consumato in una data anteriore a quella contestata e accertata nei gradi di merito.

Si può essere condannati a pagare le spese di una parte civile per un reato dal quale si è stati assolti?
No, ma la condanna al pagamento delle spese può comunque essere disposta se la parte civile ha subito un danno da un altro reato per il quale l’imputato è stato invece condannato nello stesso processo. La soccombenza civile si valuta in base all’accoglimento della domanda risarcitoria, non in base a ogni singola imputazione.

Quando si consuma il reato di sottrazione di beni pignorati ai fini della prescrizione?
La sentenza stabilisce che il momento rilevante per determinare la consumazione del reato, e quindi il decorso della prescrizione, è quello della definitiva appropriazione dei beni, che la Corte ha fatto coincidere con la data in cui è stata accertata la loro mancanza, e non con un precedente trasferimento o una generica denuncia di furto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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