LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sottrazione bene sequestrato: quando è reato penale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per sottrazione bene sequestrato (art. 334 c.p.), confermando la condanna di un uomo che, nominato custode di un motociclo, non era più in grado di produrlo. La Corte ha stabilito che quando il bene scompare e non viene semplicemente usato per la circolazione, si configura un reato penale e non un mero illecito amministrativo. È stata inoltre respinta la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto, poiché non sollevata nei precedenti gradi di giudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sottrazione bene sequestrato: quando il custode rischia il penale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8525/2025, affronta un caso di sottrazione bene sequestrato, chiarendo i confini tra l’illecito penale previsto dall’art. 334 c.p. e la sanzione amministrativa del Codice della Strada. La decisione sottolinea la responsabilità del custode e le modalità con cui la sottrazione del bene determina la natura della violazione. Questo provvedimento offre importanti spunti di riflessione sui doveri del custode e sulle conseguenze legali del loro inadempimento.

I Fatti: La scomparsa del motociclo

Il caso ha origine dal sequestro amministrativo di un motociclo di proprietà del figlio dell’imputato. Quest’ultimo accettava la nomina a custode del veicolo, sottoscrivendo il relativo verbale senza sollevare eccezioni. Successivamente, al momento della notifica del provvedimento di confisca, l’uomo non era in grado di consegnare il motociclo agli agenti, indicando il luogo dove avrebbe dovuto trovarsi, ma dove di fatto non è stato più rinvenuto. La Corte d’Appello di Lecce confermava la sua responsabilità penale, decisione contro cui l’imputato proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la sottrazione bene sequestrato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto i motivi del ricorso infondati, in quanto mere reiterazioni di argomentazioni già adeguatamente respinte in appello o proposte per la prima volta in sede di legittimità.

Illecito Amministrativo vs. Reato Penale: Una distinzione cruciale

Il punto centrale del ricorso riguardava la qualificazione giuridica del fatto. La difesa sosteneva che la condotta dovesse rientrare nell’ambito dell’illecito amministrativo previsto dall’art. 213 del Codice della Strada, come stabilito da una nota sentenza delle Sezioni Unite. La Cassazione ha però chiarito un aspetto fondamentale: la depenalizzazione si applica solo quando la sottrazione bene sequestrato avviene mediante la circolazione del veicolo su strada. Nel caso di specie, il motociclo non è stato sorpreso in circolazione, ma è semplicemente scomparso, ovvero non è stato più ritrovato. Questa modalità diversa di sottrazione, che impedisce i controlli e l’esecuzione della confisca, integra pienamente la fattispecie penale dell’art. 334 c.p.

Causa di non punibilità: un’eccezione non sollevata in tempo

Un altro motivo di ricorso riguardava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Anche su questo punto, la Corte è stata netta: tale questione non era stata sollevata come motivo di appello e, pertanto, non poteva essere dedotta per la prima volta in Cassazione. Il giudice di merito non ha alcun obbligo di pronunciarsi d’ufficio su tale causa di esclusione della punibilità se non vi è una specifica richiesta di parte.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su principi consolidati. In primo luogo, la responsabilità penale per la sottrazione bene sequestrato richiede il dolo generico, ossia la semplice consapevolezza dell’esistenza di un vincolo giudiziario sul bene e la volontà di compiere atti contrari ai doveri di custodia. L’imputato, accettando l’incarico di custode e non eccependo la sua estraneità alla proprietà, ha assunto precisi obblighi. La successiva sparizione del bene costituisce una violazione di tali doveri. In secondo luogo, la distinzione tra illecito penale e amministrativo è legata alle modalità della condotta: la circolazione abusiva è sanzionata in via amministrativa, mentre la sparizione o la distruzione del bene, che frustrano definitivamente l’azione dello Stato, mantengono rilevanza penale.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce la serietà degli obblighi che gravano su chi viene nominato custode di un bene sequestrato. La decisione chiarisce che la semplice scomparsa del bene affidato non può essere derubricata a mero illecito amministrativo, ma configura il più grave reato di cui all’art. 334 c.p. La pronuncia serve anche da monito processuale: le eccezioni, come quella sulla particolare tenuità del fatto, devono essere sollevate tempestivamente nei gradi di merito, pena l’inammissibilità in sede di legittimità.

Quando la sottrazione di un veicolo sotto sequestro amministrativo diventa un reato penale (art. 334 c.p.) anziché un semplice illecito amministrativo (art. 213 Codice della Strada)?
Diventa un reato penale quando la sottrazione avviene con modalità diverse dalla semplice circolazione su strada, come nel caso in cui il veicolo venga fatto sparire e non sia più rinvenuto. L’illecito amministrativo si configura solo se la violazione consiste nell’utilizzare il veicolo per la circolazione.

Perché il custode del bene sequestrato è stato ritenuto responsabile penalmente?
È stato ritenuto responsabile perché, accettando la nomina a custode, ha assunto l’obbligo di conservare il bene e di renderlo disponibile all’autorità. La sua responsabilità penale deriva dalla consapevolezza di violare questo dovere (dolo generico), impedendo di fatto l’esecuzione della confisca. L’aver accettato la custodia senza eccepire nulla è stato un elemento chiave.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
No, la Corte ha stabilito che la questione dell’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. non può essere dedotta per la prima volta in Cassazione se non è stata oggetto di uno specifico motivo di appello. Il giudice di merito non è tenuto a pronunciarsi su tale punto in assenza di una richiesta esplicita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati