LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sostituzione pena: un precedente non basta a negarla

Un uomo, condannato per detenzione di stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha respinto la richiesta di qualificare il reato come di lieve entità a causa dell’ingente quantitativo di droga. Tuttavia, ha accolto il ricorso sul punto della sanzione, annullando la decisione che negava la sostituzione della pena. Secondo i giudici, un singolo e datato precedente penale non è sufficiente a giustificare un diniego, essendo necessaria una valutazione completa della personalità dell’imputato e della sua condotta attuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione della Pena: Un Precedente Penale Datato Non Basta a Negarla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9708 del 2024, ha offerto un importante chiarimento sui criteri per la sostituzione della pena detentiva breve. La pronuncia stabilisce che un singolo precedente penale, specialmente se risalente nel tempo, non può costituire l’unico motivo per negare l’accesso a sanzioni alternative. Il giudice di merito ha l’obbligo di condurre una valutazione complessiva e attualizzata della personalità del condannato. Esaminiamo i dettagli del caso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di cocaina da cui era possibile ricavare 204 dosi. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale, riducendo la pena a tre anni, cinque mesi e venti giorni di reclusione.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La mancata riqualificazione del reato come ‘fatto di lieve entità’ ai sensi dell’art. 73, comma 5, T.U. Stupefacenti.
2. Il rigetto della richiesta di sostituzione della pena detentiva con una sanzione alternativa, motivato dalla Corte d’Appello esclusivamente sulla base di un precedente penale specifico risalente al 2010.

L’Analisi della Corte: Il Fatto di Lieve Entità

Sul primo punto, la Cassazione ha respinto il ricorso. I giudici hanno ribadito il consolidato orientamento secondo cui la qualificazione di ‘fatto di lieve entità’ richiede una valutazione globale di tutti gli indici previsti dalla norma: mezzi, modalità, circostanze dell’azione, qualità e quantità della sostanza. La Corte ha ritenuto che l’elevato quantitativo di stupefacente e l’alto grado di purezza fossero elementi di per sé sufficienti a escludere la minima offensività della condotta. Di conseguenza, la decisione dei giudici di merito, che avevano negato tale qualificazione, è stata considerata logicamente motivata e immune da censure.

La Sostituzione della Pena e la Valutazione del Giudice

Il cuore della sentenza risiede nel secondo motivo di ricorso, che è stato invece accolto. La Corte di Cassazione ha censurato la motivazione ‘lapidaria’ della Corte d’Appello, che aveva negato la sostituzione della pena basandosi unicamente su un precedente specifico del 2010.

Secondo la Suprema Corte, un tale approccio è errato. Il diniego di una sanzione sostitutiva richiede un giudizio prognostico sulla futura condotta del reo, che non può esaurirsi nella mera constatazione di un precedente. Il giudice è tenuto a svolgere una valutazione completa e approfondita, che tenga conto di tutti i criteri indicati dall’art. 133 del codice penale.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha affermato che un singolo precedente penale, per di più risalente a molti anni prima del fatto in giudizio e del momento della decisione, non possiede una forza persuasiva tale da fondare, da solo, un giudizio prognostico negativo. La capacità a delinquere di una persona deve essere desunta da una pluralità di elementi, inclusi la condotta successiva al reato e le attuali condizioni di vita. Nel caso di specie, l’imputato aveva documentato di aver intrapreso un’attività lavorativa lecita, un elemento che la Corte d’Appello non aveva preso in alcuna considerazione.

Il diniego è stato quindi ritenuto viziato per carenza e manifesta illogicità della motivazione. La valutazione del giudice, pur essendo discrezionale, deve essere ancorata a criteri legali e deve dare conto di un esame complessivo della situazione personale e sociale del condannato al momento della decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto sulla sostituzione della pena, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. L’accertamento della responsabilità penale è invece diventato irrevocabile.

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale del diritto penale moderno: la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Tale finalità non può essere sacrificata da valutazioni sommarie e automatiche. È necessario che il giudice analizzi in concreto la personalità del reo e le sue prospettive di reinserimento sociale, motivando in modo esauriente le ragioni di un eventuale diniego di benefici o sanzioni alternative.

Un singolo precedente penale è sufficiente per negare la sostituzione della pena?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un solo precedente penale, soprattutto se datato, non è di per sé bastevole a fondare un giudizio prognostico negativo. Il giudice deve effettuare una valutazione complessiva e attualizzata della personalità del condannato, considerando tutti i criteri dell’art. 133 del codice penale.

Perché il reato non è stato qualificato come ‘fatto di lieve entità’?
La Corte ha ritenuto che l’ingente quantitativo di sostanza stupefacente (da cui erano ricavabili 204 dosi) e il suo elevato grado di purezza fossero elementi ostativi a tale qualificazione, poiché indicavano un’offensività della condotta non minima e incompatibile con l’ipotesi lieve.

Cosa accade ora all’imputato?
La sua condanna per il reato è definitiva. Tuttavia, la sentenza è stata annullata sul punto della sanzione. Un’altra sezione della Corte d’Appello dovrà riesaminare la richiesta di sostituzione della pena detentiva, fornendo una motivazione completa che tenga conto di tutti gli elementi rilevanti, inclusa la condotta di vita attuale dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati