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Sostituzione pena: no senza precedente rito abbreviato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5197/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato all’ergastolo che chiedeva la sostituzione della pena con quella di trent’anni di reclusione, richiamando il celebre caso Scoppola. La Corte ha chiarito che i principi affermati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Scoppola sono inapplicabili a chi non sia mai stato ammesso al giudizio abbreviato, poiché la questione riguarda un profilo puramente procedurale e non l’entità della pena in sé. La decisione ribadisce che il beneficio della riduzione di pena è strettamente collegato all’effettiva celebrazione del rito alternativo.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Pena: La Cassazione Nega il Beneficio a Chi non ha Avuto il Rito Abbreviato

L’ordinanza n. 5197 del 2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nell’ambito dell’esecuzione penale: la possibilità di ottenere una sostituzione pena dall’ergastolo a una pena detentiva temporanea, sulla scia della celebre sentenza Scoppola della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La Suprema Corte, tuttavia, traccia un confine netto, chiarendo che tale beneficio non può essere esteso a chi non sia mai stato ammesso al giudizio abbreviato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo, presentava un’istanza in fase esecutiva al Tribunale di Milano. La sua richiesta era quella di sostituire la pena del carcere a vita con quella di trent’anni di reclusione. A fondamento della sua domanda, il ricorrente invocava la violazione di norme procedurali e, soprattutto, dei principi sanciti dagli articoli 6 (diritto a un equo processo) e 7 (nessuna pena senza legge) della CEDU, così come interpretati dalla Corte EDU nella nota sentenza Scoppola contro Italia.

Il Tribunale di Milano rigettava l’istanza, e avverso tale decisione il condannato proponeva ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione dei giudici di legittimità.

La Questione Giuridica: Il Caso Scoppola è Applicabile?

Il nucleo della questione ruota attorno all’applicabilità dei principi del caso Scoppola. In quella vicenda, un imputato aveva ottenuto il rito abbreviato e la conseguente riduzione di pena a 30 anni, ma una modifica legislativa successiva e retroattiva aveva ripristinato l’ergastolo. La Corte Europea aveva condannato l’Italia per violazione del principio della legge penale più favorevole e per aver alterato i termini dell’accordo processuale insito nel rito abbreviato.

Il ricorrente nel caso odierno tentava di assimilare la sua posizione a quella di Scoppola, sostenendo di aver diritto alla pena più mite. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha evidenziato una differenza fondamentale e invalicabile: il ricorrente non era mai stato ammesso al giudizio abbreviato. La sua doglianza non riguardava quindi una modifica peggiorativa della pena a seguito di un rito già celebrato, ma la preclusa possibilità di accedere a quel rito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla sostituzione pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un ragionamento chiaro e consolidato. I giudici hanno sottolineato che la posizione del ricorrente non è né identica né simile a quella esaminata nel caso Scoppola. L’elemento essenziale che differenzia le due situazioni è che l’imputato nel caso Scoppola era stato effettivamente ammesso al giudizio abbreviato e aveva visto la sua pena aggravata in appello per effetto di una legge sopravvenuta.

La questione sollevata dal ricorrente, invece, non attiene all’entità della riduzione di pena conseguente al rito, ma a profili squisitamente procedurali relativi alla possibilità, ormai preclusa dal giudicato, di avanzare la richiesta per il rito alternativo. La Corte ha ribadito che i principi della sentenza Scoppola, come recepiti dalla Corte Costituzionale (sent. n. 210/2013), consentono la rideterminazione della pena in sede esecutiva solo per i condannati che si trovino nelle medesime condizioni di Scoppola, ovvero che abbiano avuto accesso al rito abbreviato.

Inoltre, viene richiamato un principio consolidato secondo cui il condannato con sentenza passata in giudicato può chiedere la riduzione della pena ex art. 442 c.p.p. solo a condizione che sia stato ammesso al giudizio abbreviato e che la sentenza di condanna sia stata emessa all’esito di tale giudizio. Poiché nel caso di specie questa condizione essenziale mancava, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso: i benefici derivanti dalla sentenza Scoppola in termini di rideterminazione della pena non sono estensibili a chi non ha mai avuto accesso al giudizio abbreviato. La possibilità di ottenere una sostituzione pena in fase esecutiva è legata indissolubilmente all’effettiva celebrazione del rito speciale che ne costituisce il presupposto. La decisione traccia una linea netta tra questioni di natura sostanziale (l’entità della pena) e quelle di natura procedurale (l’accesso ai riti alternativi), ribadendo che, una volta formatosi il giudicato, le scelte processuali non possono essere rimesse in discussione in sede esecutiva, salvo i casi espressamente previsti dalla legge.

È possibile chiedere la sostituzione della pena dell’ergastolo con quella di 30 anni in fase esecutiva richiamando la sentenza Scoppola?
No, secondo la Corte di Cassazione non è possibile se il condannato non è stato precedentemente ammesso al giudizio abbreviato. Il principio della sentenza Scoppola si applica solo a chi, dopo essere stato ammesso al rito, ha subito un inasprimento della pena per una legge successiva sfavorevole.

Qual è la differenza fondamentale tra il caso in esame e il caso Scoppola?
La differenza essenziale è che nel caso Scoppola l’imputato era stato ammesso al giudizio abbreviato e condannato a 30 anni, pena poi aggravata in ergastolo in appello. Nel caso esaminato dalla Cassazione, il ricorrente non è mai stato ammesso al giudizio abbreviato, quindi la sua situazione è proceduralmente diversa e non comparabile.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione riguardo al ricorso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza e irritualità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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