LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sostituzione pena in appello: le regole

Un imputato ricorre in Cassazione contestando la recidiva e la mancata sostituzione della pena. La Corte rigetta il ricorso, chiarendo che la questione sulla recidiva era inammissibile a seguito di rinuncia parziale ai motivi d’appello. Inoltre, la richiesta di sostituzione pena in appello è stata respinta perché non formulata tramite uno specifico motivo di gravame, come richiesto dalla normativa vigente post-riforma.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Pena in Appello: La Cassazione Chiarisce le Regole Procedurali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su due aspetti cruciali del processo penale: la contestazione della recidiva e le modalità per richiedere la sostituzione pena in appello. La decisione sottolinea l’importanza di una corretta formulazione dei motivi di gravame, specialmente alla luce delle recenti riforme legislative. Comprendere questi meccanismi è fondamentale per evitare l’inammissibilità delle proprie istanze e per navigare correttamente le complesse acque del diritto processuale penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Bari, aveva stabilito una pena di un anno, un mese e dieci giorni di reclusione, riconoscendo la recidiva reiterata. In seguito, la Corte di Appello di Bari, prendendo atto di una rinuncia parziale ai motivi di appello, aveva riformato la sentenza. I giudici di secondo grado avevano concesso le attenuanti generiche, ritenendole equivalenti alla recidiva, e avevano rideterminato la pena in otto mesi di reclusione. Nonostante ciò, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando vizi di motivazione sia sulla recidiva sia sulla mancata sostituzione della pena detentiva con misure alternative.

La Questione della Recidiva nell’Appello Penale

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la recidiva. Il ricorrente sosteneva che fosse stata applicata in modo automatico, basandosi sui precedenti penali, senza una reale valutazione della sua aumentata pericolosità sociale.

La Corte di Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile. La ragione è squisitamente processuale: l’imputato, in sede di appello, aveva rinunciato ai motivi che contestavano la sua colpevolezza, mantenendo solo quelli relativi al trattamento sanzionatorio. Secondo la giurisprudenza consolidata, la recidiva, pur incidendo sulla determinazione della pena, costituisce un ‘capo autonomo’ della decisione. Di conseguenza, la rinuncia ai motivi sulla colpevolezza si estende anche alla contestazione sulla recidiva. Nonostante l’inammissibilità, la Corte ha comunque notato che la Corte d’Appello aveva logicamente motivato la sussistenza della recidiva, basandosi su un precedente per evasione, ritenuto sintomatico di una inclinazione a violare le regole.

Le Regole per la Sostituzione Pena in Appello

Il secondo motivo di ricorso, anch’esso respinto, era incentrato sulla mancata sostituzione della pena detentiva con la detenzione domiciliare. La difesa lamentava una totale assenza di motivazione su questo punto.

La Cassazione ha chiarito che la richiesta era infondata. Analizzando l’evoluzione normativa, la Corte ha spiegato che, per ottenere una sostituzione pena in appello, non è sufficiente una richiesta generica formulata in udienza. La giurisprudenza prevalente, consolidata dalla sentenza ‘Punzo’ delle Sezioni Unite, stabilisce che la richiesta di applicazione di pene sostitutive deve essere veicolata attraverso uno specifico e motivato motivo di gravame, presentato con l’atto di appello principale o con motivi nuovi.

La Corte ha precisato che la deroga temporanea introdotta dalla Riforma Cartabia (art. 95 D.Lgs. 150/2022), che permetteva di formulare tale richiesta anche in udienza, non era applicabile al caso di specie per ragioni temporali. La normativa a regime (art. 598-bis c.p.p.) prevede solo la possibilità per l’imputato di prestare il consenso alla sostituzione, ma presuppone che una richiesta motivata sia già stata formalizzata nei motivi di appello.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme processuali e del principio devolutivo. La rinuncia a specifici motivi di appello limita il campo di indagine del giudice del gravame. Pertanto, la questione della recidiva, non essendo stata oggetto di uno specifico motivo mantenuto in appello, non poteva essere ridiscussa in sede di legittimità.

Per quanto riguarda la sostituzione pena in appello, la Corte ha ribadito la necessità di un’istanza formale e motivata nell’atto di impugnazione. Questo requisito garantisce il corretto svolgimento del processo e consente al giudice di avere tutti gli elementi per valutare la richiesta. La semplice manifestazione di volontà in udienza, slegata da un motivo di gravame, è stata ritenuta processualmente irrilevante per attivare il potere del giudice di concedere pene sostitutive.

Conclusioni

Questa sentenza offre importanti indicazioni pratiche. In primo luogo, evidenzia come la rinuncia, anche parziale, ai motivi di appello possa avere conseguenze preclusive su questioni che si ritengono erroneamente ancora aperte, come la recidiva. In secondo luogo, cristallizza le modalità procedurali per richiedere le pene sostitutive in appello: è indispensabile che la difesa articoli un motivo di impugnazione specifico e dettagliato, non potendo fare affidamento su richieste informali formulate nel corso dell’udienza. La pronuncia conferma la centralità della corretta redazione degli atti di impugnazione per la tutela efficace dei diritti dell’imputato.

Se rinuncio a parte dei motivi di appello, posso ancora contestare la recidiva?
No. Secondo la sentenza, la recidiva è un ‘capo autonomo’ della decisione. Se si rinuncia ai motivi di appello relativi all’accertamento della responsabilità, si intende rinunciato anche il motivo sulla recidiva, che quindi non può essere discusso ulteriormente.

Come si chiede la sostituzione della pena detentiva in appello dopo le recenti riforme?
La richiesta di sostituzione della pena deve essere presentata attraverso un apposito e specifico motivo di gravame, contenuto nell’atto di appello principale o in motivi nuovi. Non è sufficiente una richiesta generica o un consenso espresso durante l’udienza, in quanto la legge richiede una prospettazione formale del tema.

Perché la Corte di Appello ha comunque ritenuto sussistente la recidiva?
Anche se la Corte di Appello ha concesso le attenuanti generiche in un giudizio di equivalenza con la recidiva, ha ritenuto quest’ultima sussistente. La motivazione si basava sui precedenti penali dell’imputato, in particolare una condanna per evasione, che è stata considerata un indice di una sua ‘inclinazione alla violazione delle regole’ e di una maggiore pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati