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Sostituzione pena: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida in stato di ebbrezza, al quale era stata negata la sostituzione pena con lavori di pubblica utilità. La Corte ha stabilito che, nonostante un errore terminologico del giudice d’appello, la decisione di negare il beneficio era legittima, basandosi sulla discrezionalità del giudice nel valutare l’inefficacia preventiva della misura, dati i due precedenti specifici dell’imputato e il fallimento di una precedente misura alternativa.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Pena: Quando i Precedenti Contano

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12247/2025, offre un importante chiarimento sulla sostituzione pena detentiva con i lavori di pubblica utilità, specialmente in casi di guida in stato di ebbrezza. La decisione sottolinea l’ampia discrezionalità del giudice nel valutare l’efficacia preventiva della misura, anche in presenza di precedenti condanne specifiche. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’art. 186 del Codice della Strada. La pena inflitta era di dieci giorni di arresto e 600 euro di ammenda. L’imputato, tramite il suo difensore, aveva richiesto la sostituzione della pena detentiva con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, un beneficio previsto dal comma 9-bis dello stesso articolo. Tuttavia, la Corte d’Appello rigettava tale richiesta.

La Sostituzione Pena e il Diniego della Corte d’Appello

La Corte territoriale motivava il suo diniego evidenziando due elementi cruciali: l’imputato aveva già due precedenti condanne specifiche per lo stesso reato e, inoltre, una precedente esperienza di lavori socialmente utili (concessi nell’ambito di una messa alla prova) non aveva sortito alcun effetto deterrente, dato che aveva commesso una nuova violazione. Secondo i giudici d’appello, questi elementi dimostravano l’assoluta inefficacia preventiva di una misura alternativa nel caso specifico.
L’imputato presentava quindi ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente confuso l’istituto della sostituzione pena con quello della messa alla prova, negandogli un beneficio di cui, formalmente, non aveva mai usufruito.

Le Motivazioni della Cassazione: Discrezionalità e Funzione Preventiva

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure infondate. Pur riconoscendo che la Corte d’Appello avesse fatto un riferimento terminologico improprio alla ‘messa alla prova’, i giudici di legittimità hanno affermato che la sostanza del ragionamento era pienamente corretta e pertinente.

Il punto centrale della decisione risiede nel potere discrezionale del giudice di merito. La norma che prevede la sostituzione pena non crea un diritto automatico per il condannato, ma affida al giudice il compito di valutare se tale misura sia opportuna nel caso concreto. In questa valutazione, il giudice deve considerare la funzione criminal-preventiva della sanzione.

Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici d’appello fosse logica e ben motivata. I due precedenti specifici e il fallimento di un’analoga misura alternativa in passato (sebbene in un diverso contesto giuridico) erano elementi sufficienti a dimostrare che i lavori di pubblica utilità non sarebbero stati un deterrente efficace per l’imputato. La sua condotta passata testimoniava, secondo la Corte, l’inidoneità della misura a prevenire la commissione di nuovi reati della stessa specie.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la concessione di benefici come la sostituzione pena con lavori di pubblica utilità non è un automatismo. Il giudice ha il dovere di effettuare una valutazione prognostica sulla personalità del condannato e sull’efficacia della misura alternativa. La presenza di precedenti specifici e la prova che misure simili non abbiano avuto in passato un effetto deterrente sono fattori determinanti che possono legittimamente portare al diniego del beneficio, in quanto la sanzione deve sempre mantenere una sua concreta funzione preventiva.

È possibile ottenere la sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità anche con precedenti specifici?
Sì, ma non è un diritto automatico. La decisione è rimessa alla discrezionalità del giudice, il quale può negare il beneficio se ritiene, sulla base dei precedenti e del comportamento del condannato, che la misura non avrebbe alcuna efficacia preventiva e deterrente.

Un errore terminologico del giudice, come confondere ‘messa alla prova’ e ‘sostituzione pena’, rende nulla la sentenza?
No. Secondo questa sentenza, se la motivazione del giudice è sostanzialmente logica, coerente e pertinente all’istituto giuridico corretto, un semplice errore nel nominare l’istituto non è sufficiente a invalidare la decisione.

Qual è il criterio principale che il giudice segue per concedere o negare la sostituzione della pena?
Il criterio principale è la valutazione della funzione criminal-preventiva della sanzione. Il giudice deve stabilire se, nel caso specifico, la misura sostitutiva sia idonea a fungere da deterrente, impedendo al condannato di commettere futuri reati della stessa natura, basandosi sulla sua condotta passata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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