Sostituzione pena detentiva: la Cassazione chiarisce la tempistica
La richiesta di sostituzione pena detentiva con sanzioni alternative è un’opportunità cruciale nel sistema penale, ma è vincolata a regole procedurali precise. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 5309 del 2025, ribadisce un principio fondamentale: la domanda deve essere presentata nel momento processuale corretto. Ignorare questa tempistica può rendere l’istanza irrimediabilmente inammissibile, come dimostra il caso in esame, in cui un ricorso è stato respinto proprio per un errore di tempistica legato all’entrata in vigore della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022).
I Fatti del Caso
Un imputato, condannato con una sentenza del Tribunale nel 2020, confermata in Appello nel 2023 e divenuta irrevocabile nel 2024, si rivolgeva al giudice dell’esecuzione. L’obiettivo era ottenere la sostituzione della pena detentiva inflitta con una sanzione alternativa, invocando le nuove disposizioni introdotte dalla Riforma Cartabia. Il Tribunale, in qualità di giudice dell’esecuzione, dichiarava però l’istanza inammissibile. L’imputato, non condividendo tale decisione, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata interpretazione della normativa.
La Decisione e il Principio della sostituzione pena detentiva
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. La Corte ha chiarito che il ricorso era manifestamente infondato perché basato su un’errata interpretazione delle norme transitorie della Riforma Cartabia, in particolare dell’articolo 95 del d.lgs. n. 150/2022.
Le Motivazioni della Decisione
Il cuore della motivazione risiede nella disciplina transitoria della riforma. La Corte ha spiegato che, al momento dell’entrata in vigore della nuova legge (30 dicembre 2022), il procedimento a carico del ricorrente era pendente in grado di appello.
L’articolo 95 della Riforma Cartabia attribuisce al giudice dell’esecuzione la competenza a decidere sulla sostituzione pena detentiva solo per i procedimenti che, a quella data, erano pendenti dinanzi alla Corte di Cassazione.
Per i procedimenti che, come quello in esame, erano ancora in grado di appello, la strada da seguire era un’altra. La richiesta di sostituzione della pena avrebbe dovuto essere presentata direttamente al giudice d’appello, secondo la procedura speciale introdotta dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, subito dopo la lettura del dispositivo di una sentenza di condanna a una pena detentiva non superiore a quattro anni, il giudice, se non deve disporre la sospensione condizionale, fornisca alle parti un avviso sulla possibilità di richiedere la sostituzione. La richiesta deve essere formulata in quella stessa fase.
Poiché l’imputato non aveva avanzato tale richiesta durante il giudizio d’appello, ha perso l’opportunità di avvalersi di tale beneficio. La sua successiva istanza al giudice dell’esecuzione è stata quindi correttamente ritenuta inammissibile, in quanto presentata a un’autorità non più competente e in una fase processuale ormai superata.
Conclusioni
Questa ordinanza della Cassazione offre un importante monito sull’importanza della diligenza e della conoscenza delle regole procedurali, specialmente in fasi di transizione normativa. La possibilità di accedere a sanzioni sostitutive è strettamente legata al rispetto delle finestre temporali previste dal legislatore. La mancata presentazione dell’istanza nel momento corretto – in questo caso, durante il giudizio di merito in appello – preclude definitivamente la possibilità di farlo in fase esecutiva. Per gli operatori del diritto, è fondamentale mappare con precisione lo stato del procedimento al momento dell’entrata in vigore di nuove riforme per individuare correttamente la procedura applicabile e non perdere diritti e facoltà a favore dei propri assistiti.
Quando può decidere il giudice dell’esecuzione sulla sostituzione di una pena secondo la Riforma Cartabia?
Secondo la disciplina transitoria (art. 95 d.lgs. 150/2022), il giudice dell’esecuzione è competente a decidere sulla sostituzione della pena solo per i procedimenti che risultavano pendenti davanti alla Corte di Cassazione alla data del 30 dicembre 2022.
Se un processo era in appello durante l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, dove andava presentata la richiesta di sostituzione della pena?
La richiesta doveva essere presentata espressamente dall’interessato durante il giudizio di appello, seguendo la procedura delineata dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, che prevede la possibilità di formulare l’istanza subito dopo la pronuncia della sentenza.
Cosa succede se la richiesta di sostituzione della pena non viene presentata nella fase processuale corretta?
Se la richiesta non viene avanzata nel momento processuale previsto dalla legge (in questo caso, durante il giudizio di appello), la possibilità di ottenere la sostituzione viene preclusa. Un’istanza presentata successivamente al giudice dell’esecuzione sarà, di conseguenza, dichiarata inammissibile.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 5309 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 5309 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 28/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a CROTONE il 10/12/1975
avverso l’ordinanza del 11/06/2024 del TRIBUNALE di ASCOLI PICENO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso proposto da Marino e l’ordinanza impugnata.
Rilevato che NOME COGNOME per mezzo del suo difensore, ha proposto ricorso contro l’ordinanza indicata nel preambolo con cui il Tribunale di Ascoli Piceno, investito quale giu dell’esecuzione, ha dichiarato inammissibile l’istanza volta ad ottenere la sostituzione della p detentiva inflitta con sentenza del medesimo Tribunale emessa il 14/07/2020, confermata dalla Corte di appello di Ancona il 10/01/2023, irr. il 22/03/2024, ai sensi dell’art. 95 comma 1 d. Igs. 150 del 2022.
Ritenuto che il ricorso, con cui si deduce la manifesta illogicità del provvedimento, GLYPH sia manifestamente infondato in tutti i suoi motivi, in quanto: – non vi è dubbio che, al mome dell’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022, il 30 dicembre 2022, il procedimento a carico ricorrente era pendente in grado di appello e non di cassazione, con la conseguenza che non è applicabile l’art. 95 d.lgs. n. 150 del 2022, che attribuisce al giudice dell’esecuzi competenza per l’applicazione delle sanzioni sostitutive solo nel caso di pendenza de procedimento in cassazione (vedi Sez. 3, n. 51557 del 14/11/2023, Rv. 285628); – la sostituzione della pena doveva essere disposta con la procedura stabilita dall’art. 545-bis c proc. pen., e doveva essere richiesta espressamente dall’interessato, secondo il principio detta dalla giurisprudenza di legittimità (vedi Sez.4, n. 4934 del 23/01/2024, Rv. 285751) , .
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 28/11/2024