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Sostituzione pena detentiva: quando si può chiedere?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per la sostituzione pena detentiva. La richiesta era stata presentata al giudice dell’esecuzione dopo la condanna definitiva, ma la Corte chiarisce che, per i procedimenti pendenti in appello all’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la domanda andava fatta durante il giudizio di appello stesso, come previsto dall’art. 545-bis c.p.p. La competenza del giudice dell’esecuzione è limitata ai casi che erano pendenti in Cassazione.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione pena detentiva: la Cassazione chiarisce la tempistica

La richiesta di sostituzione pena detentiva con sanzioni alternative è un’opportunità cruciale nel sistema penale, ma è vincolata a regole procedurali precise. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 5309 del 2025, ribadisce un principio fondamentale: la domanda deve essere presentata nel momento processuale corretto. Ignorare questa tempistica può rendere l’istanza irrimediabilmente inammissibile, come dimostra il caso in esame, in cui un ricorso è stato respinto proprio per un errore di tempistica legato all’entrata in vigore della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022).

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato con una sentenza del Tribunale nel 2020, confermata in Appello nel 2023 e divenuta irrevocabile nel 2024, si rivolgeva al giudice dell’esecuzione. L’obiettivo era ottenere la sostituzione della pena detentiva inflitta con una sanzione alternativa, invocando le nuove disposizioni introdotte dalla Riforma Cartabia. Il Tribunale, in qualità di giudice dell’esecuzione, dichiarava però l’istanza inammissibile. L’imputato, non condividendo tale decisione, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata interpretazione della normativa.

La Decisione e il Principio della sostituzione pena detentiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. La Corte ha chiarito che il ricorso era manifestamente infondato perché basato su un’errata interpretazione delle norme transitorie della Riforma Cartabia, in particolare dell’articolo 95 del d.lgs. n. 150/2022.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nella disciplina transitoria della riforma. La Corte ha spiegato che, al momento dell’entrata in vigore della nuova legge (30 dicembre 2022), il procedimento a carico del ricorrente era pendente in grado di appello.

L’articolo 95 della Riforma Cartabia attribuisce al giudice dell’esecuzione la competenza a decidere sulla sostituzione pena detentiva solo per i procedimenti che, a quella data, erano pendenti dinanzi alla Corte di Cassazione.

Per i procedimenti che, come quello in esame, erano ancora in grado di appello, la strada da seguire era un’altra. La richiesta di sostituzione della pena avrebbe dovuto essere presentata direttamente al giudice d’appello, secondo la procedura speciale introdotta dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, subito dopo la lettura del dispositivo di una sentenza di condanna a una pena detentiva non superiore a quattro anni, il giudice, se non deve disporre la sospensione condizionale, fornisca alle parti un avviso sulla possibilità di richiedere la sostituzione. La richiesta deve essere formulata in quella stessa fase.

Poiché l’imputato non aveva avanzato tale richiesta durante il giudizio d’appello, ha perso l’opportunità di avvalersi di tale beneficio. La sua successiva istanza al giudice dell’esecuzione è stata quindi correttamente ritenuta inammissibile, in quanto presentata a un’autorità non più competente e in una fase processuale ormai superata.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre un importante monito sull’importanza della diligenza e della conoscenza delle regole procedurali, specialmente in fasi di transizione normativa. La possibilità di accedere a sanzioni sostitutive è strettamente legata al rispetto delle finestre temporali previste dal legislatore. La mancata presentazione dell’istanza nel momento corretto – in questo caso, durante il giudizio di merito in appello – preclude definitivamente la possibilità di farlo in fase esecutiva. Per gli operatori del diritto, è fondamentale mappare con precisione lo stato del procedimento al momento dell’entrata in vigore di nuove riforme per individuare correttamente la procedura applicabile e non perdere diritti e facoltà a favore dei propri assistiti.

Quando può decidere il giudice dell’esecuzione sulla sostituzione di una pena secondo la Riforma Cartabia?
Secondo la disciplina transitoria (art. 95 d.lgs. 150/2022), il giudice dell’esecuzione è competente a decidere sulla sostituzione della pena solo per i procedimenti che risultavano pendenti davanti alla Corte di Cassazione alla data del 30 dicembre 2022.

Se un processo era in appello durante l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, dove andava presentata la richiesta di sostituzione della pena?
La richiesta doveva essere presentata espressamente dall’interessato durante il giudizio di appello, seguendo la procedura delineata dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, che prevede la possibilità di formulare l’istanza subito dopo la pronuncia della sentenza.

Cosa succede se la richiesta di sostituzione della pena non viene presentata nella fase processuale corretta?
Se la richiesta non viene avanzata nel momento processuale previsto dalla legge (in questo caso, durante il giudizio di appello), la possibilità di ottenere la sostituzione viene preclusa. Un’istanza presentata successivamente al giudice dell’esecuzione sarà, di conseguenza, dichiarata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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