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Sostituzione pena detentiva: no per reati ostativi

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che aveva concesso la detenzione domiciliare in luogo del carcere per un reato di rapina aggravata. I giudici hanno chiarito che la sostituzione pena detentiva è assolutamente vietata per i cosiddetti ‘reati ostativi’, ovvero quelli elencati nell’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario, a prescindere da eventuali collegamenti dell’imputato con la criminalità organizzata. Il divieto opera in base alla sola natura del reato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Pena Detentiva per Reati Ostativi: un Divieto Assoluto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23247/2025) ha fornito un chiarimento cruciale sull’applicazione della sostituzione pena detentiva per i cosiddetti ‘reati ostativi’. La Corte ha stabilito che per reati gravi come la rapina aggravata, inclusi nell’elenco dell’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario, il divieto di sostituire il carcere con misure alternative, come la detenzione domiciliare, è assoluto e non ammette deroghe basate sulla condotta o sui collegamenti dell’imputato.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Detenzione Domiciliare

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Massa. Un individuo era stato condannato con rito abbreviato a tre anni di reclusione e seicento euro di multa per il reato di rapina impropria aggravata. Sorprendentemente, il giudice di primo grado aveva deciso di sostituire la pena carceraria con la detenzione domiciliare. La motivazione di tale scelta si fondava sulla constatazione che l’imputato non aveva collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva.

Il Ricorso in Cassazione del Procuratore Generale

Contro questa decisione, il Procuratore generale presso la Corte d’appello di Genova ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una chiara violazione di legge. Secondo il ricorrente, la decisione del Tribunale contrastava apertamente con l’art. 59 del d.lgs. 689 del 1981 (come modificato dalla Riforma Cartabia, d.lgs. 150 del 2022). Tale norma vieta espressamente la sostituzione delle pene detentive per chi è condannato per uno dei reati previsti dall’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario, tra cui figura, appunto, la rapina aggravata.

Le Motivazioni della Cassazione: un’Interpretazione Rigorosa della Sostituzione Pena Detentiva

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore generale, annullando la sentenza impugnata nella parte relativa alla sostituzione della pena. I giudici supremi hanno ribadito un principio interpretativo di fondamentale importanza.

Il richiamo che l’art. 59 fa all’art. 4-bis è un rinvio ‘formale’ all’elenco dei reati ivi contenuti. Ciò significa che, ai fini della sostituzione pena detentiva, è sufficiente che il reato per cui è intervenuta condanna sia presente in quella lista per far scattare il divieto. Non rilevano, in questa fase, le ulteriori condizioni previste dallo stesso art. 4-bis per la concessione dei benefici penitenziari (come l’assenza di collegamenti con associazioni mafiose).

In altre parole, il legislatore ha creato una presunzione assoluta di pericolosità per certi reati, tale da escludere a priori la possibilità di sostituire la pena detentiva in sede di condanna. Il giudice di merito aveva commesso un errore, confondendo i presupposti per la sostituzione della pena (fase di cognizione) con quelli per la concessione dei benefici durante l’esecuzione della stessa (fase di sorveglianza).

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Decisione

La sentenza consolida un orientamento rigoroso e chiarisce la portata della normativa. La decisione di escludere la sostituzione della pena per i reati ostativi è una scelta precisa del legislatore che non può essere aggirata dal giudice attraverso valutazioni discrezionali sulla personalità del condannato o sull’assenza di legami con la criminalità organizzata. Per reati come la rapina aggravata, la pena detentiva inflitta in sentenza deve essere eseguita, fatte salve le diverse valutazioni che potranno essere compiute successivamente dal magistrato di sorveglianza in merito alla concessione di benefici penitenziari, secondo le specifiche regole previste per tali reati.

È possibile ottenere la sostituzione della pena detentiva con la detenzione domiciliare in caso di condanna per rapina aggravata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la rapina aggravata è un ‘reato ostativo’ incluso nell’elenco dell’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario. Per questi reati, l’art. 59 della legge 689/1981 vieta in modo assoluto la sostituzione della pena detentiva con misure alternative come la detenzione domiciliare.

Il divieto di sostituzione della pena dipende dai collegamenti del condannato con la criminalità organizzata?
No. Secondo la sentenza, il divieto è automatico e si basa esclusivamente sulla tipologia di reato commesso. L’assenza di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva non rileva ai fini della decisione sulla sostituzione della pena, ma potrà essere valutata in un momento successivo per l’eventuale concessione di benefici penitenziari.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione nel caso specifico?
La Corte ha annullato senza rinvio la sentenza del Tribunale limitatamente alla parte in cui disponeva la sostituzione della pena detentiva con la detenzione domiciliare. Di conseguenza, la pena detentiva inflitta (tre anni di reclusione) dovrà essere eseguita in carcere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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