Sostituzione Pena Detentiva: No se i Precedenti Dimostrano Indifferenza alle Regole
La possibilità di ottenere la sostituzione pena detentiva con misure alternative non è un diritto automatico, ma una concessione che il giudice valuta attentamente sulla base della personalità del condannato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, chiarendo come un passato costellato di reati e una manifesta insofferenza verso le regole possano precludere l’accesso a benefici di legge.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso di un individuo avverso una sentenza della Corte d’Appello che gli aveva negato la sostituzione della pena detentiva, come previsto dalla Legge n. 689 del 1981. L’imputato lamentava la mancata concessione di misure alternative alla detenzione in carcere, sostenendo il proprio diritto a un percorso sanzionatorio differente.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile. Di conseguenza, ha confermato integralmente la decisione della Corte territoriale, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: Il Ruolo dei Precedenti Penali nella Sostituzione Pena Detentiva
Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che hanno portato al rigetto. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente e adeguatamente motivato la sua decisione. Il diniego della sostituzione pena detentiva si basava su due elementi cruciali:
1. I numerosi precedenti penali: Il ricorrente aveva un curriculum criminale significativo, che testimoniava una persistente tendenza a delinquere.
2. Le passate esperienze detentive: Il fatto che precedenti periodi di detenzione non avessero sortito un effetto rieducativo è stato considerato un indice prognostico negativo.
Secondo i giudici, questi fattori dimostravano una “reiterata manifestata insofferenza al rispetto dei precetti e delle prescrizioni imposte”. In un quadro simile, la sostituzione della pena carceraria con misure alternative è stata ritenuta inidonea a garantire un adeguato effetto deterrente e rieducativo. In altre parole, il giudice ha concluso che il condannato non offriva sufficienti garanzie di affidabilità e che solo la detenzione poteva costituire una sanzione adeguata.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia
L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la valutazione per la concessione di misure alternative alla detenzione non può prescindere da un’analisi complessiva della vita e della condotta del reo. I precedenti penali non sono un mero dato statistico, ma rappresentano un elemento fondamentale per formulare un giudizio prognostico sulla futura condotta del soggetto. Quando la storia criminale di una persona evidenzia una sistematica violazione delle norme, il giudice può legittimamente ritenere che le misure alternative, meno afflittive del carcere, non siano sufficienti a prevenire la commissione di nuovi reati. Questa decisione serve da monito: l’accesso ai benefici di legge richiede una dimostrazione concreta di un percorso di cambiamento, che mal si concilia con una persistente ostilità verso l’ordinamento giuridico.
La sostituzione di una pena detentiva breve con misure alternative è automatica?
No, non è automatica. La legge lo prevede, ma la decisione è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice, che deve considerare la personalità del condannato e la sua idoneità a beneficiare di misure non detentive.
Perché in questo caso è stata negata la sostituzione della pena?
La sostituzione è stata negata a causa dei numerosi precedenti penali e delle passate esperienze detentive del ricorrente. Questi elementi sono stati ritenuti indicativi di una personalità non incline al rispetto delle regole, rendendo le misure alternative inefficaci dal punto di vista deterrente e rieducativo.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non lo esamina nel merito perché lo ritiene privo dei requisiti di legge o manifestamente infondato. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 47480 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 47480 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 18/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a TORINO il 22/06/1963
avverso la sentenza del 09/05/2024 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata; esaminato il ricorso di Novarino COGNOME
OSSERVA
Ritenuto che i motivi di ricorso con cui si censura la mancata sostituzione della pena detentiva ex art. 53 e ss. I. n. 689 del 1981 è manifestamente infondato ravendone la Corte di appello adeguatamente motivato il rigetto sulla base dei numerosi precedenti penali ed esperienze detentive, tali da far ritenere la sostituzione della pena inidonea a garantire adeguato effetto deterrente e rieducativo, tenuto conto della reiterata manifestata insofferenz al rispetto dei precetti e delle prescrizioni imposte;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 18/11/2024