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Sostituzione pena detentiva: annullamento parziale

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un uomo condannato per ricettazione e commercio di prodotti contraffatti. In appello, l’imputato aveva chiesto la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria. La Corte d’Appello ha confermato la condanna, omettendo però di pronunciarsi su tale richiesta. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza limitatamente a questo punto, confermando la responsabilità penale dell’imputato ma rinviando il caso a un nuovo giudice d’appello per la sola decisione sulla richiesta di sostituzione pena detentiva.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione pena detentiva: la Cassazione annulla per omessa pronuncia

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4789 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: il giudice d’appello ha l’obbligo di pronunciarsi su tutti i motivi specifici sollevati dalla difesa. In questo caso, l’omissione ha riguardato la richiesta di sostituzione pena detentiva con una sanzione pecuniaria, portando all’annullamento parziale della sentenza impugnata. Analizziamo la vicenda e le sue implicazioni.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.). La Corte di appello di Salerno aveva confermato la sentenza di primo grado, che prevedeva una pena di quattro mesi di reclusione e duecento euro di multa.

La difesa aveva proposto ricorso per cassazione basandosi su diversi motivi, tra cui:
1. La nullità del decreto di citazione a giudizio per indeterminatezza dell’imputazione.
2. La manifesta illogicità della motivazione riguardo all’affermazione di responsabilità, lamentando la mancanza di accertamenti sulla provenienza della merce.
3. L’omessa pronuncia sulla richiesta, formulata in appello, di sostituire la pena detentiva con la corrispondente pena pecuniaria.

La Decisione della Cassazione sulla sostituzione pena detentiva

La Suprema Corte ha ritenuto fondato unicamente l’ultimo motivo di ricorso. I primi due motivi sono stati giudicati generici e infondati. I giudici di legittimità hanno infatti confermato la correttezza della valutazione operata dalla Corte di appello sia sulla specificità dell’accusa, sia sulla sussistenza degli elementi costitutivi dei reati contestati. In particolare, per la ricettazione, è stato ribadito il consolidato principio secondo cui la prova della consapevolezza della provenienza illecita della merce può desumersi da elementi indiziari, come l’assenza di documentazione d’acquisto o le modalità di detenzione dei beni.

Il punto cruciale della decisione, tuttavia, risiede nell’accoglimento del motivo relativo all’omessa pronuncia. La Corte di appello aveva completamente ignorato la richiesta difensiva di applicare una sanzione sostitutiva alla pena detentiva.

L’Irrevocabilità della Responsabilità Penale

È importante sottolineare un aspetto tecnico della decisione: l’annullamento è avvenuto “con rinvio” e “limitatamente al suddetto punto”. Questo significa che l’affermazione di colpevolezza dell’imputato è diventata definitiva (irrevocabile), come previsto dall’art. 624 del codice di procedura penale. Il nuovo processo d’appello non potrà rimettere in discussione se l’imputato sia o meno colpevole, ma dovrà unicamente valutare se sussistono i presupposti per la sostituzione pena detentiva.

L’Obbligo di Pronuncia del Giudice

Questa sentenza riafferma con forza il principio secondo cui il giudice ha il dovere di esaminare e rispondere a ogni singola doglianza formulata in modo specifico nell’atto di impugnazione. L’omessa pronuncia su un punto devoluto alla sua cognizione costituisce una violazione di legge che vizia la sentenza. Il diritto di difesa implica, infatti, non solo la possibilità di presentare le proprie argomentazioni, ma anche il diritto a ricevere una risposta motivata su di esse.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando la totale assenza, nella sentenza impugnata, di qualsiasi considerazione in merito alla richiesta di conversione della pena detentiva in pena pecuniaria. Questo silenzio del giudice d’appello integra un vizio di violazione di legge, poiché priva l’imputato di una valutazione su un punto specifico e legittimo del suo gravame. Mentre gli altri motivi sono stati respinti perché ritenuti generici o perché la Corte di merito aveva fornito una motivazione logica e coerente con i principi giurisprudenziali (ad esempio, sulla sufficienza degli indizi per provare il dolo di ricettazione), la mancata risposta alla richiesta sulla sanzione ha reso inevitabile l’annullamento parziale. La responsabilità penale, essendo stata adeguatamente motivata e non oggetto di un valido motivo di ricorso, è stata invece confermata, acquisendo così carattere di irrevocabilità.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza insegna che ogni richiesta formalmente avanzata in un atto di appello merita una risposta, positiva o negativa che sia, ma comunque motivata. Il mancato adempimento di questo obbligo da parte del giudice comporta l’annullamento della decisione sul punto omesso. Per l’imputato, ciò significa che, pur essendo stata confermata la sua colpevolezza, avrà una nuova opportunità di vedere esaminata la sua richiesta di evitare il carcere attraverso l’applicazione di una sanzione alternativa. La causa viene quindi rinviata ad un’altra sezione della Corte di appello per la sola valutazione di questo aspetto.

Può un giudice d’appello ignorare una richiesta specifica dell’imputato?
No. La sentenza stabilisce che il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su ogni specifico motivo di appello. L’omessa pronuncia su una richiesta, come quella di sostituzione della pena detentiva con una pecuniaria, costituisce un vizio della sentenza che ne causa l’annullamento sul punto.

Se una sentenza viene annullata parzialmente, la condanna è cancellata?
Non necessariamente. In questo caso, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo riguardo alla mancata decisione sulla sanzione sostitutiva. L’affermazione della responsabilità penale dell’imputato è stata confermata ed è diventata irrevocabile, quindi non potrà più essere messa in discussione.

Come si prova il reato di ricettazione se non si sa chi ha commesso il reato presupposto?
La sentenza ribadisce che la prova della consapevolezza della provenienza illecita dei beni può essere dedotta da vari elementi, come la mancanza di documenti di acquisto (scontrini, fatture), le modalità di detenzione della merce (senza confezioni o cartellini), e la mancata o non attendibile indicazione della loro provenienza da parte dell’imputato. È sufficiente anche il cosiddetto dolo eventuale, cioè l’accettazione del rischio che la merce provenga da un delitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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