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Sostituzione misura cautelare: quando è negata?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per numerosi furti aggravati in abitazione. Essi chiedevano la sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, sostenendo che il risarcimento integrale alle vittime e l’ammissione di colpa avessero eliminato il pericolo di recidiva. La Corte ha stabilito che, di fronte a una spiccata professionalità criminale e a una condotta seriale, il risarcimento può essere visto come un mero calcolo per mitigare la pena, non sufficiente a dimostrare un reale cambiamento e a superare la presunzione di pericolosità sociale.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Misura Cautelare: Il Risarcimento del Danno Non Basta a Superare il Pericolo di Recidiva

In tema di sostituzione misura cautelare, il risarcimento del danno, pur essendo un elemento positivo, non è di per sé sufficiente a vincere la presunzione di pericolosità sociale di un imputato, specialmente in presenza di reati gravi e seriali. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, negando la concessione degli arresti domiciliari a due soggetti condannati in primo grado per una lunga serie di furti aggravati in abitazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Furti Seriali con l’Inganno

Il caso riguarda due imputati condannati a pene severe per un considerevole numero di furti pluriaggravati in abitazione, commessi tra il 2021 e il 2022. Il loro modus operandi era consolidato e particolarmente insidioso: si presentavano alle vittime, spesso persone anziane e vulnerabili, come dipendenti dell’acquedotto o agenti della polizia locale. Simulando una falsa fuga di gas, talvolta utilizzando anche spray urticante per creare panico e malori, si impossessavano di denaro, gioielli e altri beni. Tale condotta, ripetuta sistematicamente, evidenziava una spiccata professionalità criminale e un notevole cinismo.

La Richiesta di Sostituzione Misura Cautelare e il Ricorso

Dopo la condanna in primo grado, i difensori degli imputati avevano richiesto la sostituzione della custodia cautelare in carcere con la misura più lieve degli arresti domiciliari. La richiesta era stata respinta sia dal Giudice dell’udienza preliminare sia, in sede di appello, dal Tribunale della Libertà. La difesa ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basando le proprie doglianze su alcuni punti chiave: l’avvenuto risarcimento integrale di tutte le persone offese, l’ammissione delle proprie responsabilità e il tempo trascorso dai fatti. Secondo i ricorrenti, questi elementi avrebbero dovuto dimostrare l’assenza di un pericolo attuale e concreto di reiterazione del reato, superando la presunzione di adeguatezza della misura carceraria.

Le Motivazioni della Cassazione: Pericolo Sociale Anziché Moralismo

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli manifestamente infondati e generici. I giudici hanno sottolineato come la decisione del Tribunale della Libertà fosse corretta e ben motivata. Il Tribunale aveva infatti evidenziato che la condotta risarcitoria, sebbene documentata, non era sufficiente a dimostrare un reale cambiamento di vita. Al contrario, appariva come una strategia finalizzata a ottenere un “conseguente mitigamento sanzionatorio”.

La Corte ha valorizzato i seguenti elementi per confermare l’elevata pericolosità sociale degli imputati:

  • Serialità e gravità dei reati: Il numero elevato di furti e la loro gravità indicavano una personalità incline a delinquere.
  • Professionalità e cinismo: Il metodo utilizzato, che includeva l’uso di spray urticante su persone vulnerabili (una delle quali invalida al 100%), dimostrava una fredda determinazione criminale.
  • Precedenti penali: Entrambi gli imputati avevano numerosi e gravi precedenti specifici, confermando una consolidata carriera criminale.

La Cassazione ha chiarito che la valutazione del Tribunale non era affatto basata su un “giudizio moralistico”, come lamentato dalla difesa, ma su una concreta e logica analisi degli elementi di fatto che dimostravano l’attualità del pericolo di recidiva. Pertanto, la misura della custodia in carcere è stata ritenuta l’unica adeguata a fronteggiare tale pericolo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: nel bilanciamento tra le esigenze cautelari e i diritti dell’imputato, la valutazione della sua personalità e del concreto pericolo di reiterazione del reato assume un ruolo centrale. Sebbene condotte post-reato come il risarcimento del danno e l’ammissione di colpa siano apprezzabili, non possono automaticamente cancellare un quadro di elevata pericolosità sociale delineato da reati gravi, seriali e commessi con particolare spregiudicatezza. Per ottenere una sostituzione della misura cautelare in casi simili, è necessario fornire prove concrete di un radicale e genuino cambiamento di vita, che vada ben oltre il mero adempimento di un’obbligazione risarcitoria.

Il risarcimento completo del danno alle vittime è sufficiente per ottenere la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari?
No, la sentenza chiarisce che il risarcimento, sebbene positivo, può essere interpretato dal giudice come una mossa strategica per ottenere una pena più lieve, piuttosto che come un segno di un reale cambiamento. Non è di per sé sufficiente a superare un giudizio di elevata pericolosità sociale basato sulla gravità e serialità dei reati.

Quali elementi considera il giudice per valutare il pericolo di reiterazione del reato?
Il giudice considera la personalità dell’imputato, dimostrata da elementi come la serialità dei fatti, la professionalità criminale, il cinismo dimostrato nell’esecuzione dei reati (come l’uso di spray urticante su persone vulnerabili) e i precedenti penali specifici.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione in un appello contro il diniego di una misura cautelare?
Il ruolo della Corte di Cassazione è limitato a un controllo di legittimità. Non può riesaminare nel merito i fatti, ma deve solo verificare che la decisione del tribunale precedente sia immune da violazioni di legge e adeguatamente motivata, specialmente in relazione a eventuali fatti nuovi presentati dalla difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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