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Sostituzione misura cautelare: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che chiedeva la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari. La decisione si fonda sull’elevato rischio di recidiva, desunto dalla “irrefrenabile aggressività” e dai precedenti dell’imputato, ritenendo la misura degli arresti domiciliari inadeguata a contenere tale pericolo. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice sulla pericolosità sociale è autonoma e non è superata da elementi come la confessione o l’offerta di un domicilio lontano dal luogo del reato.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Misura Cautelare: la Cassazione Conferma il No agli Arresti Domiciliari

La recente sentenza n. 8075/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri di valutazione per la sostituzione misura cautelare. Il caso analizzato riguarda la richiesta di un indagato, accusato di rapina aggravata, di passare dalla custodia in carcere agli arresti domiciliari. La Suprema Corte, dichiarando il ricorso inammissibile, ha ribadito la centralità della valutazione del rischio di recidiva e l’autonomia del giudice nel ponderare tutti gli elementi a disposizione.

I Fatti di Causa

L’indagato, già condannato in primo grado per rapina aggravata e sottoposto a custodia cautelare in carcere, aveva richiesto la sostituzione della misura con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame di Napoli, tuttavia, aveva rigettato l’appello contro il provvedimento del GIP, confermando la detenzione carceraria. Avverso questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una valutazione errata e incompleta da parte del collegio cautelare.

I Motivi del Ricorso: Tra Pentimento e Pericolosità Sociale

Il difensore ha articolato il ricorso su diversi punti, sostenendo che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato:

* L’inidoneità della misura carceraria: Si evidenziava che l’indagato, in passato, aveva già scontato pene agli arresti domiciliari senza mai commettere violazioni.
* Elementi a favore: La difesa aveva prodotto documentazione che attestava l’assenza di legami con la criminalità organizzata e un percorso di pentimento, manifestato attraverso l’ammissione dei fatti e il risarcimento del danno.
* Garanzie offerte: Era stata data disponibilità a un domicilio lontano dai luoghi del reato e all’applicazione di dispositivi di controllo elettronico a distanza (braccialetto elettronico).

Secondo la difesa, il Tribunale aveva fondato la sua decisione su un giudizio astratto e generico sulla personalità dell’indagato, ignorando una pluralità di indici favorevoli che avrebbero dovuto portare a un’attenuazione del quadro cautelare.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Sostituzione Misura Cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno ritenuto che la valutazione del Tribunale del Riesame fosse corretta, logica e adeguatamente motivata. La decisione di negare la sostituzione misura cautelare si basava su una prognosi negativa circa la persistenza di un elevato rischio di recidiva.

Il Tribunale aveva sottolineato due elementi chiave:
1. Le modalità del fatto: Definite come espressione di “irrefrenabile aggressività”.
2. I precedenti penali: Che delineavano un profilo di pericolosità sociale non gestibile con misure meno restrittive del carcere.

La Cassazione ha chiarito che la valutazione sull’adeguatezza della misura è un giudizio autonomo che non può essere condizionato da precedenti vicende cautelari o esecutive. Anche gli indici di pentimento, come l’ammissione dei fatti, sono stati ritenuti “opinabili” e non sufficienti a controbilanciare la prognosi di pericolosità. Infine, è stata giudicata irrilevante l’ubicazione del domicilio proposto di fronte a una valutazione complessiva di inadeguatezza della misura degli arresti domiciliari a neutralizzare il pericolo di reiterazione di condotte analoghe.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione del giudice sulla pericolosità sociale e sul rischio di recidiva è sovrana e si basa su un’analisi concreta e complessiva degli elementi processuali. Non esistono automatismi: anche in presenza di segnali positivi come il pentimento o la disponibilità al controllo elettronico, questi possono essere ritenuti insufficienti se la personalità dell’indagato e la gravità dei fatti depongono per un concreto e attuale pericolo per la collettività. La decisione sulla sostituzione misura cautelare rimane un giudizio prognostico ampiamente discrezionale, sindacabile in Cassazione solo per vizi logici o violazioni di legge, non per un riesame del merito.

Quando può essere negata la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari?
La sostituzione può essere negata quando il giudice ritiene che persista un elevato rischio di recidiva, basato su elementi concreti come le modalità aggressive del reato e i precedenti penali dell’indagato, e che tale rischio non possa essere adeguatamente contenuto dalla misura degli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico.

L’ammissione dei fatti e il risarcimento del danno garantiscono una misura cautelare meno grave?
No. Secondo questa sentenza, gli indici di pentimento, pur essendo elementi da considerare, non sono automaticamente decisivi. Il giudice può ritenerli ‘opinabili’ o comunque non sufficienti a superare una valutazione negativa sulla pericolosità sociale basata su altri fattori, come la gravità del reato commesso.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per ‘manifesta infondatezza’. Ciò significa che la Corte ha ritenuto le censure della difesa non idonee a scalfire la logicità e la coerenza della motivazione del provvedimento impugnato. La valutazione del Tribunale del Riesame è stata considerata adeguatamente argomentata e immune da vizi di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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