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Sostituzione misura cautelare: no se il rischio resta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per reati di droga che chiedeva la sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari. Secondo la Corte, il semplice cambio di residenza non costituisce un fatto nuovo idoneo a ridurre il concreto rischio di reiterazione del reato, specialmente quando l’imputato è inserito in un ampio contesto criminale. La decisione conferma che per la sostituzione della misura cautelare è necessaria una reale diminuzione della pericolosità sociale.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Misura Cautelare: Perché il Trasferimento in un Nuovo Domicilio Non Basta?

La richiesta di sostituzione misura cautelare dalla detenzione in carcere a quella domiciliare è un momento cruciale nel procedimento penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20850/2024) offre chiarimenti fondamentali sui criteri che i giudici devono seguire per concedere tale beneficio, sottolineando che non basta un semplice cambio di residenza per dimostrare la cessazione delle esigenze cautelari. Questo caso, riguardante un’accusa di traffico di stupefacenti, evidenzia l’importanza di una valutazione concreta del pericolo di reiterazione del reato.

I Fatti del Caso

L’imputato, sottoposto a custodia cautelare in carcere per il reato di cui all’art. 73, comma 1, D.P.R. 309/1990 (traffico di sostanze stupefacenti), presentava istanza per ottenere gli arresti domiciliari. A sostegno della sua richiesta, la difesa evidenziava di aver reperito una nuova abitazione in una zona diversa della città, con l’intento di dimostrare un atteggiamento di resipiscenza e la volontà di allontanarsi dal contesto criminale di appartenenza.

Sia il Giudice per le indagini preliminari che, in seguito, il Tribunale in sede di appello rigettavano la richiesta. Secondo i giudici di merito, le esigenze cautelari, in particolare il pericolo concreto di reiterazione del reato, rimanevano invariate. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Sostituzione Misura Cautelare

Il ricorso si fondava su due motivi principali:

1. Violazione di legge e difetto di motivazione: La difesa lamentava che il Tribunale si fosse limitato a replicare le argomentazioni del GUP e del Pubblico Ministero, senza condurre un’autonoma valutazione delle specifiche esigenze cautelari e degli elementi difensivi.
2. Erronea valutazione dei presupposti: Si contestava la ritenuta inadeguatezza degli arresti domiciliari. Secondo il ricorrente, il giudice non aveva adeguatamente motivato perché la nuova abitazione, lontana dal precedente contesto, non fosse idonea a neutralizzare il rischio di recidiva. Inoltre, si criticava il giudizio di inutilità del braccialetto elettronico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito. Le argomentazioni della Corte offrono spunti importanti sulla valutazione necessaria per una sostituzione misura cautelare.

L’Onere del Giudice in Sede di Appello Cautelare

La Corte ha ribadito un principio consolidato: in sede di appello avverso il rigetto di un’istanza di sostituzione, il giudice non è tenuto a riesaminare da capo l’intero quadro probatorio. Il suo compito è verificare che il provvedimento impugnato sia immune da vizi di legge e di motivazione, soprattutto in relazione all’eventuale allegazione di fatti nuovi. In questo caso, il Tribunale aveva correttamente ritenuto che né il diverso domicilio né la mera osservanza degli obblighi da parte del detenuto costituissero elementi di novità tali da incidere sulla permanenza del pericolo.

La Valutazione sul Pericolo di Reiterazione del Reato

Il cuore della decisione risiede nella valutazione del pericolo di reiterazione. La Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale “esaustiva e coerente”. Il pericolo attuale e concreto era stato correttamente desunto non solo dalla gravità dei fatti, ma anche dalla personalità dell’imputato, gravato da precedenti specifici. La Corte ha sottolineato che, data l’abitualità del modus operandi e lo stabile inserimento in un contesto criminale ampio dedito al traffico di stupefacenti, l’alta probabilità di mantenere contatti con tale ambiente persisteva anche in una diversa abitazione.

L’Inefficacia del Braccialetto Elettronico

Infine, la Corte ha smontato l’argomento relativo al braccialetto elettronico. Questo strumento, infatti, è progettato per impedire l’allontanamento dal domicilio, ma non può garantire il rispetto di altre prescrizioni, come il divieto di comunicazione con persone esterne. Per reati come il traffico di droga, che si fondano su contatti e comunicazioni, il braccialetto risulta inefficace a contrastare il rischio che l’attività delittuosa prosegua tramite telefoni, social network o altri strumenti tecnologici.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su una lettura pragmatica e rigorosa delle esigenze cautelari. In primo luogo, viene chiarito che un fatto, per essere considerato “nuovo” e rilevante ai fini della sostituzione misura cautelare, deve essere in grado di modificare sostanzialmente la valutazione sulla pericolosità dell’imputato. Un cambio di indirizzo, di per sé, non basta, se non è accompagnato da elementi che dimostrino un effettivo sradicamento dal contesto criminale. In secondo luogo, la valutazione sull’adeguatezza della misura deve essere realistica: se il reato può essere commesso anche da casa attraverso comunicazioni, gli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico, non sono una misura idonea a prevenire la recidiva.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce che per ottenere la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari è necessario fornire al giudice elementi concreti che dimostrino una significativa attenuazione delle esigenze cautelari. Non sono sufficienti generiche manifestazioni di buona volontà o cambiamenti logistici che non incidono sulla sostanza del pericolo di reiterazione del reato. La decisione evidenzia come, in contesti di criminalità organizzata o di reati basati su reti di contatti, la valutazione del giudice debba essere particolarmente severa, considerando inadeguata qualsiasi misura che non interrompa efficacemente la capacità dell’imputato di comunicare e interagire con il proprio ambiente criminale.

Cambiare domicilio è sufficiente per ottenere gli arresti domiciliari al posto del carcere?
No, secondo la sentenza, il semplice cambio di domicilio non è un elemento di novità decisivo se non è in grado di recidere i legami con il contesto criminale e di mitigare concretamente il pericolo di reiterazione del reato, specialmente all’interno dello stesso ambito territoriale.

Perché il giudice d’appello non ha riesaminato tutte le prove dall’inizio?
In sede di appello avverso un’ordinanza che nega la sostituzione di una misura cautelare, il giudice non deve riesaminare l’intero quadro probatorio originario, ma deve limitarsi a verificare la correttezza giuridica e la motivazione del provvedimento impugnato, soprattutto in relazione a eventuali fatti nuovi allegati dalla difesa.

Il braccialetto elettronico garantisce sempre la concessione degli arresti domiciliari?
No. La sentenza chiarisce che il braccialetto elettronico è ritenuto inefficace quando il pericolo di reiterazione del reato può manifestarsi tramite contatti e comunicazioni con l’esterno (telefono, social network), che il dispositivo non può impedire. È utile per prevenire l’allontanamento fisico dal domicilio, ma non per impedire la pianificazione o l’esecuzione di reati da remoto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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