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Sostituzione di persona: quando il reato è consumato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una condanna per il reato di sostituzione di persona. L’imputato sosteneva che il reato dovesse considerarsi solo tentato, ma la Corte ha ribadito che l’illecito si perfeziona nel momento in cui si usano false generalità per indurre qualcuno in errore, a prescindere dal conseguimento del vantaggio finale. Il ricorso è stato giudicato generico e manifestamente infondato.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione di Persona: Quando si Perfeziona il Reato? L’Analisi della Cassazione

Il reato di sostituzione di persona, previsto dall’articolo 494 del codice penale, è un illecito insidioso che si perfeziona con grande rapidità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante chiarificazione sul momento esatto in cui questo reato può dirsi consumato, distinguendolo nettamente dalla sua forma tentata. L’analisi del caso ci permette di comprendere come la semplice induzione in errore della vittima, attraverso l’uso di false generalità, sia sufficiente a integrare il delitto, anche se il vantaggio finale non viene conseguito.

Il Caso: Dalla Tentata Truffa alla Sostituzione di Persona Consumata

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Milano, che aveva confermato la condanna di un imputato per il reato di sostituzione di persona. In precedenza, la stessa corte aveva dichiarato il non doversi procedere per il connesso delitto di tentata truffa a causa della mancanza di querela. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che anche il reato di cui all’art. 494 c.p. dovesse essere qualificato come tentato e non consumato.

I Motivi del Ricorso: Quando si configura la Sostituzione di Persona?

L’imputato ha basato il suo ricorso su due motivi principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva un’errata applicazione dell’art. 494 c.p., ritenendo che la sua condotta dovesse essere inquadrata nella forma del tentativo, poiché non aveva raggiunto l’obiettivo finale di ottenere un illecito vantaggio.
2. Vizio di motivazione: Lamentava una carenza argomentativa nella sentenza della Corte d’Appello riguardo al mancato riconoscimento della forma tentata del reato.

Entrambi i motivi sono stati respinti dalla Suprema Corte, che ha dichiarato il ricorso inammissibile.

La Decisione della Suprema Corte sul Reato di Sostituzione di Persona

La Corte di Cassazione ha giudicato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa della struttura del reato di sostituzione di persona, chiarendo in modo definitivo il suo momento consumativo.

Le Motivazioni: Il Momento Consumativo del Reato

La Corte ha spiegato che il primo motivo del ricorso era manifestamente infondato. Richiamando un proprio precedente consolidato (sentenza n. 5432 del 2021), ha ribadito che il delitto di sostituzione di persona si consuma nel momento in cui l’agente riesce a indurre taluno in errore. L’effettivo raggiungimento del vantaggio perseguito (in questo caso, un risarcimento del danno) non è un elemento costitutivo del reato consumato, ma attiene piuttosto all’intenzione dell’agente (il dolo specifico). Nel caso di specie, la condotta si era perfezionata con la sola rappresentazione delle false generalità allo scopo di ottenere il risarcimento.

Il tentativo, al contrario, si configurerebbe solo se l’agente, pur avendo utilizzato i mezzi fraudolenti, non fosse riuscito a trarre in inganno la vittima. Poiché l’induzione in errore si era verificata, il reato era già consumato.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte lo ha ritenuto inammissibile perché formulato in modo estremamente generico, senza individuare in maniera specifica e dettagliata le presunte lacune della motivazione della sentenza d’appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio giuridico di notevole importanza pratica. Ci insegna che il reato di sostituzione di persona è un reato di pericolo che si perfeziona con la semplice messa in atto della condotta ingannatoria idonea a trarre in errore un’altra persona. Non è necessario attendere che il danno si verifichi o che il vantaggio sia conseguito. La sola menzogna sulla propria identità, se finalizzata a uno scopo illecito, è sufficiente per integrare il delitto consumato. La decisione sottolinea, inoltre, la necessità per chi ricorre in Cassazione di formulare censure precise e dettagliate, pena la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per genericità.

Quando si considera consumato il reato di sostituzione di persona secondo la Cassazione?
Il reato di sostituzione di persona si considera consumato nel momento in cui l’agente, utilizzando mezzi fraudolenti come false generalità, riesce a indurre un’altra persona in errore. Non è necessario che l’agente ottenga effettivamente il vantaggio che si prefiggeva.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni: il primo motivo era manifestamente infondato perché in contrasto con la legge e la giurisprudenza consolidata, mentre il secondo motivo era formulato in modo eccessivamente generico, senza specificare in modo puntuale i vizi della sentenza impugnata.

È possibile configurare il tentativo nel reato di sostituzione di persona?
Sì, la sentenza lo conferma indirettamente. Il tentativo è configurabile quando l’agente utilizza i mezzi fraudolenti previsti dall’art. 494 c.p. ma non riesce a indurre la vittima in errore. Se l’induzione in errore si verifica, il reato è già consumato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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