LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sostituzione di persona: dati all’amico, condanna

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di sostituzione di persona a carico di un individuo che aveva fornito i propri dati personali e della patente a un amico sprovvisto di titolo di guida. Questi dati sono stati usati per creare un account su un’app di car sharing. La Corte ha ritenuto irrilevante che l’imputato non avesse materialmente usato il veicolo, poiché l’azione di fornire consapevolmente i dati per consentire un uso illecito integra il reato. La difesa basata su una ricostruzione alternativa dei fatti è stata respinta per mancanza di prove concrete.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione di Persona: Condanna per Chi Fornisce i Dati all’Amico per il Car Sharing

Fornire i propri dati personali a un amico per consentirgli di usare un servizio di car sharing, sapendo che non ha la patente, integra il reato di sostituzione di persona. Questa è la conclusione a cui è giunta la Corte di Cassazione con una recente sentenza, che chiarisce i confini della responsabilità penale nell’era digitale e dei servizi condivisi. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla differenza tra un’azione penalmente rilevante e una semplice leggerezza, sottolineando l’importanza della consapevolezza delle proprie azioni.

I Fatti: il Profilo di Car Sharing Creato per l’Amico Senza Patente

La vicenda giudiziaria ha origine da un accordo tra due amici. Uno di loro, titolare di patente di guida, fornisce i propri dati anagrafici e gli estremi del documento di guida al secondo, che ne è sprovvisto. Lo scopo è creare un account su un’applicazione di car sharing, consentendo così all’amico senza patente di noleggiare e utilizzare i veicoli del servizio.

Successivamente, questo account viene utilizzato da diverse persone, che modificano di volta in volta i metodi di pagamento e i recapiti associati, inducendo in errore la società di noleggio sull’identità dell’utilizzatore effettivo. L’intestatario dell’account si difende sostenendo di essersi limitato a configurare il profilo sul telefono dell’amico, senza essere a conoscenza del successivo uso illecito.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

L’imputato viene condannato sia in primo grado che in appello per il reato di sostituzione di persona in concorso con l’amico. I giudici di merito ritengono provato che egli avesse agito con la consapevolezza di consentire all’amico, privo di patente, di accedere a un servizio che altrimenti gli sarebbe stato precluso.

L’imputato presenta quindi ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali:

1. Omessa motivazione: La sua versione alternativa dei fatti, secondo cui non era a conoscenza dell’uso fraudolento dell’account, non sarebbe stata adeguatamente considerata.
2. Errata applicazione della legge: La sua condotta sarebbe stata omissiva (non aver controllato) e non commissiva (aver agito attivamente), mentre il reato di sostituzione di persona richiede un’azione.
3. Violazione del principio del ‘ragionevole dubbio’: Sarebbe stato ingiustamente posto a suo carico l’onere di dimostrare la propria innocenza.

L’Analisi della Corte: la Consapevolezza è la Chiave della Sostituzione di Persona

La Corte di Cassazione rigetta tutti i motivi del ricorso, confermando la condanna. Secondo i giudici, il punto centrale non è chi ha materialmente guidato l’auto, ma l’azione iniziale di fornire i propri dati per uno scopo illecito. La condotta dell’imputato non è stata una semplice omissione, ma un’azione positiva e determinante: quella di fornire i propri documenti e dati personali per creare un profilo falso, permettendo a una persona non autorizzata di utilizzare un servizio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni punti fermi. In primo luogo, ha sottolineato che la consapevolezza dell’imputato circa la mancanza della patente dell’amico illumina il dolo specifico del reato: la precisa volontà di procurare un vantaggio ingiusto a un’altra persona. Il consenso a usare i propri dati è stato dato proprio per aggirare le regole del servizio di noleggio.

In secondo luogo, la versione alternativa fornita dall’imputato è stata giudicata non solo priva di riscontri probatori, ma anche contraddittoria (in un primo momento ha detto di avere il telefono spento, poi di non possedere uno smartphone). La Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per far sorgere un ‘ragionevole dubbio’, la difesa non può limitarsi a proporre un’ipotesi astratta, ma deve basarla su elementi concreti e plausibili emersi nel processo. In assenza di tali elementi, la ricostruzione accusatoria, se logica e coerente, prevale.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un importante principio di responsabilità: prestare i propri dati personali per consentire a terzi di accedere a servizi a cui non avrebbero diritto non è una leggerezza, ma un comportamento che può integrare il reato di sostituzione di persona. La consapevolezza dello scopo illecito è sufficiente a configurare il reato, a prescindere dal coinvolgimento diretto nelle azioni successive. Questa decisione serve da monito sulla necessità di gestire con la massima attenzione le proprie credenziali e i propri dati personali, poiché la loro cessione, anche a persone di fiducia, può avere conseguenze penali significative.

Quando fornire i propri dati a un’altra persona integra il reato di sostituzione di persona?
Secondo la sentenza, ciò avviene quando i dati vengono forniti consapevolmente al fine di procurare a un’altra persona un vantaggio illecito, come l’accesso a un servizio per il quale non possiede i requisiti (in questo caso, la patente di guida), inducendo in errore il fornitore del servizio.

È una difesa valida affermare di non essere a conoscenza dell’uso specifico che è stato fatto dei propri dati?
No, non se l’azione iniziale di fornire i dati è stata compiuta con la consapevolezza di consentire un’attività illecita. La Corte ha ritenuto che il dolo specifico del reato fosse già presente nel momento in cui l’imputato ha acconsentito all’uso dei suoi dati da parte di un amico che sapeva essere senza patente, a prescindere dalla conoscenza dei singoli noleggi.

Cosa deve fare l’imputato per presentare una ricostruzione alternativa dei fatti che generi un ‘ragionevole dubbio’?
L’imputato deve fornire una versione dei fatti che sia non solo plausibile, ma anche supportata da concreti elementi di prova (‘riscontri istruttori’) emersi durante il processo. Una semplice ipotesi alternativa, non suffragata da prove e magari contraddittoria, non è sufficiente a scalfire la ricostruzione accusatoria e a far sorgere il ragionevole dubbio sulla colpevolezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati