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Sostituzione di persona: annullata condanna per assegno

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di sostituzione di persona a carico di un uomo che aveva incassato un assegno di rimborso emesso da una società elettrica. La motivazione della sentenza di appello è stata ritenuta carente, in quanto non dimostrava l’elemento essenziale dell’induzione in errore, dato che l’assegno risultava intestato proprio all’imputato. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione di Persona: la Cassazione Annulla la Condanna per Mancanza di Prova sull’Inganno

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un elemento cruciale del reato di sostituzione di persona: l’induzione in errore. Con la sentenza n. 9824/2025, la Suprema Corte ha annullato la condanna di un uomo accusato di aver incassato un assegno destinato a un’altra persona, sottolineando che, senza una prova chiara dell’inganno, il reato non può sussistere. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Processo e le Condanne Precedenti

La vicenda giudiziaria ha origine dalla denuncia sporta da una donna, legittima beneficiaria di un rimborso di circa 788 euro da parte di una nota società di servizi elettrici. Secondo l’accusa, un uomo si sarebbe illegittimamente sostituito a lei per incassare la somma, negoziando un assegno emesso dalla società.

Sia il Tribunale che la Corte di Appello avevano ritenuto l’uomo colpevole del reato di sostituzione di persona. La tesi accusatoria si basava sull’idea che l’imputato, presentandosi come legittimo titolare del credito, avesse indotto in errore la società elettrica e, successivamente, l’operatore bancario che ha materialmente pagato l’assegno.

I Motivi del Ricorso: L’assenza della prova del reato di sostituzione di persona

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando un punto decisivo. Dagli atti processuali emergeva una circostanza fondamentale: l’assegno incassato dall’uomo non era intestato alla beneficiaria originaria del rimborso, bensì a lui stesso. L’imputato si era quindi limitato a incassare un titolo di credito che lo indicava come legittimo prenditore.

La difesa ha evidenziato come la sentenza d’appello avesse meramente ipotizzato una “probabile falsificazione” del titolo, senza che tale falsificazione fosse mai stata formalmente contestata né provata nel corso del processo. Di conseguenza, veniva a mancare l’elemento centrale del reato: l’induzione in errore. Se l’assegno era intestato all’imputato, in che modo l’operatore bancario sarebbe stato ingannato nel pagarglielo?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni della difesa, ritenendo la motivazione della sentenza d’appello palesemente lacunosa. I giudici supremi hanno osservato che la Corte territoriale, pur ammettendo che l’assegno era stato emesso a favore dell’imputato e da lui firmato per la girata, non aveva spiegato in che modo si fosse concretizzata l’induzione in errore.

La sentenza impugnata si era limitata a formulare un’ipotesi di falsificazione del titolo senza però fornire alcuna prova al riguardo. Non è stato chiarito se l’intestatario fosse vero o apparente, e soprattutto non è stato dimostrato come e perché l’operatore bancario sia stato tratto in inganno. Per configurare il reato di sostituzione di persona, non è sufficiente che un soggetto ottenga un vantaggio che spetterebbe a un altro; è necessario provare che tale vantaggio sia stato conseguito inducendo qualcuno in errore tramite una falsa attribuzione di identità. Mancando la prova di questo nesso causale, il castello accusatorio crolla.

Conclusioni

La Corte ha quindi annullato la sentenza di condanna, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio. Questa decisione ribadisce un principio cardine del diritto penale: ogni elemento costitutivo del reato deve essere provato al di là di ogni ragionevole dubbio. Non si possono fondare sentenze di condanna su mere ipotesi o congetture. Nel caso specifico, l’assenza di una prova concreta sull’induzione in errore ha reso la condanna per sostituzione di persona insostenibile. La sentenza rappresenta un importante monito sulla necessità di un’analisi rigorosa di tutti gli elementi della fattispecie penale prima di giungere a una declaratoria di responsabilità.

Per quale reato era stato condannato l’imputato nei primi due gradi di giudizio?
L’imputato era stato condannato per il reato di sostituzione di persona, per aver incassato un assegno relativo a un rimborso destinato a un’altra persona.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna?
La Corte ha annullato la sentenza perché la motivazione era carente riguardo a un elemento essenziale del reato: l’induzione in errore. Non era stato provato come l’operatore bancario fosse stato ingannato, dato che l’assegno risultava intestato proprio alla persona che lo stava incassando.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto il rinvio del processo ad un’altra Sezione della Corte di appello per un nuovo giudizio, che dovrà riesaminare il caso tenendo conto dei principi espressi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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