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Sospensione prescrizione: quando non si applica

La Corte di Cassazione annulla una sentenza di condanna per tentata truffa, chiarendo un punto cruciale sulla sospensione prescrizione. Il rinvio di un’udienza richiesto dal Pubblico Ministero non sospende i termini, anche se la nuova data è fissata per indisponibilità dei difensori. Questo errore di calcolo ha portato alla maturazione della prescrizione prima della sentenza di primo grado, con conseguente annullamento delle statuizioni civili. La Corte ha ribadito che la sospensione opera solo su richiesta dell’imputato o del suo difensore.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Prescrizione: Rinvio su Richiesta del PM non Ferma il Tempo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di sospensione prescrizione nel processo penale. Anche quando un rinvio di udienza viene fissato in una data lontana per l’indisponibilità dei difensori, se la richiesta iniziale proviene dal Pubblico Ministero, il tempo per la prescrizione non si ferma. Questo chiarimento ha portato all’annullamento di una condanna per tentata truffa e delle relative statuizioni civili, dimostrando come un errore procedurale possa avere conseguenze decisive sull’esito di un giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava tre persone accusate di tentata truffa. Secondo l’accusa, avevano cercato di incassare due polizze vita del valore di diecimila euro ciascuna, alterando i nominativi dei beneficiari. In particolare, avrebbero inviato una raccomandata con la firma falsa della titolare delle polizze, loro cugina, per sostituire il beneficiario originale con i propri nomi. Il tentativo fallì perché il beneficiario designato, venuto a conoscenza della manovra, sporse denuncia.

Il Tribunale di primo grado aveva condannato gli imputati per truffa consumata. La Corte d’Appello, in seguito, ha riqualificato il reato in tentata truffa e ha dichiarato il reato estinto per prescrizione, confermando però le statuizioni civili a favore della parte lesa.

L’Errore nel Calcolo della Sospensione Prescrizione

Il nodo centrale del ricorso in Cassazione è stato il calcolo del tempo di prescrizione effettuato dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva considerato come periodo di sospensione un rinvio d’udienza dal 20 aprile 2017 al 13 luglio 2017. Dal verbale, però, emergeva che la richiesta di rinvio era stata avanzata dal Pubblico Ministero per “ragioni di opportunità”. La nuova data era stata poi individuata dal giudice tenendo conto di un’indisponibilità dei difensori.

Gli imputati hanno contestato questo calcolo, sostenendo che la sospensione non fosse applicabile. Se quel periodo non fosse stato conteggiato come sospensione, il reato si sarebbe prescritto prima ancora della sentenza di primo grado, rendendo illegittima anche la conferma delle statuizioni civili in appello.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha chiarito che l’articolo 159 del codice di procedura penale elenca tassativamente le cause di sospensione prescrizione. Tra queste vi è il rinvio richiesto dall’imputato o dal suo difensore.

Nel caso specifico, la richiesta originaria proveniva dal Pubblico Ministero. Il fatto che la data successiva sia stata fissata tenendo conto di impegni dei difensori è irrilevante. La giurisprudenza è ferma nel ritenere che, per sospendere la prescrizione, la richiesta di rinvio debba essere formulata espressamente dall’imputato o dal suo legale, o che questi aderiscano esplicitamente a una richiesta altrui. La causa scatenante del rinvio, dunque, è l’elemento decisivo.

La Corte ha specificato che un conto è la richiesta di rinvio, che può dare luogo a sospensione, un altro è la scelta della data, che attiene all’organizzazione dell’ufficio giudiziario e non può, da sola, giustificare una sospensione dei termini. Poiché la richiesta iniziale non proveniva dalla difesa, la Corte d’Appello ha commesso un errore nel considerare quel periodo come sospensivo.

Le Conclusioni

Ricalcolando i termini senza quel periodo di sospensione, la Cassazione ha accertato che il reato si era estinto il 15 febbraio 2018, ovvero prima della sentenza di primo grado emessa l’8 marzo 2018. Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio, con la revoca completa delle statuizioni civili. Questa decisione sottolinea l’importanza del rigore procedurale nel calcolo della prescrizione e ribadisce che le cause di sospensione sono di stretta interpretazione e non possono essere estese a situazioni non previste dalla legge.

Quando un rinvio d’udienza determina la sospensione della prescrizione?
La sospensione della prescrizione si verifica, secondo l’art. 159 c.p.p., quando il rinvio del dibattimento è richiesto dall’imputato o dal suo difensore. Non si applica se la richiesta proviene da altre parti processuali, come il Pubblico Ministero, a meno che l’imputato o il difensore non vi aderiscano espressamente.

Cosa succede se il rinvio è chiesto dal Pubblico Ministero ma la data viene scelta per un’indisponibilità dei difensori?
Secondo la Corte, la sospensione non opera. Ciò che rileva è la parte processuale che ha originato la richiesta di rinvio (in questo caso il Pubblico Ministero). La ragione logistica per cui viene fissata una determinata data (come l’indisponibilità dei difensori) non trasforma un rinvio non sospensivo in uno sospensivo.

Quali sono le conseguenze se si accerta che la prescrizione è maturata prima della sentenza di primo grado?
Se la prescrizione del reato si è compiuta prima della sentenza di primo grado, quest’ultima è illegittima. Di conseguenza, la sentenza d’appello che la conferma (anche solo nelle statuizioni civili) deve essere annullata senza rinvio, con la revoca di ogni statuizione, incluse quelle relative al risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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