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Sospensione prescrizione: Legge Orlando e reati

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando che la sospensione prescrizione introdotta dalla Legge Orlando si applica ai reati commessi tra agosto 2017 e dicembre 2019. Nel caso specifico, un reato contravvenzionale del 2019 non era ancora prescritto al momento della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione prescrizione: la Cassazione e la Legge Orlando

La disciplina della sospensione prescrizione nel diritto penale rappresenta un tema di cruciale importanza, in quanto incide direttamente sul tempo necessario per giungere a una sentenza definitiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sull’applicazione della cosiddetta ‘Legge Orlando’ (L. n. 103/2017) ai reati commessi in un preciso arco temporale, ribadendo come un corretto calcolo dei termini sia essenziale per determinare l’estinzione o meno di un reato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato, sia in primo grado che in appello, per un reato contravvenzionale previsto dal Codice della Strada, commesso nell’aprile del 2019. La pena inflitta era di sei mesi di arresto e 2000,00 euro di ammenda. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di impugnare la sentenza della Corte d’Appello presentando ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due principali motivi. Il primo, e più rilevante ai fini della nostra analisi, riguardava la violazione dell’articolo 157 del codice penale. Secondo la difesa, il reato si sarebbe dovuto considerare estinto per prescrizione prima ancora della pronuncia della sentenza d’appello, e la Corte territoriale non aveva adeguatamente motivato sul punto. Il secondo motivo lamentava un vizio di motivazione in relazione all’affermazione della colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.

La Sospensione Prescrizione secondo la ‘Legge Orlando’

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando entrambi i motivi manifestamente infondati. Il fulcro della decisione risiede nell’analisi del primo motivo, relativo alla prescrizione. I giudici hanno sottolineato che il reato era stato commesso nell’aprile 2019, ovvero in un periodo in cui era pienamente in vigore la ‘Legge Orlando’ (L. n. 103/2017), applicabile ai fatti commessi a partire dal 3 agosto 2017.

Richiamando un recente intervento delle Sezioni Unite, la Corte ha confermato che le specifiche norme sulla sospensione prescrizione introdotte da tale legge continuano a trovare applicazione per tutti i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019. Questa normativa aveva introdotto una causa di sospensione del corso della prescrizione operante in due fasi cruciali del processo:

1. Dal termine previsto per il deposito della sentenza di primo grado fino alla pronuncia del dispositivo della sentenza d’appello, per un tempo massimo di un anno e sei mesi.
2. Dal termine previsto per il deposito della sentenza di secondo grado fino alla pronuncia della sentenza definitiva, per un tempo massimo, anche in questo caso, di un anno e sei mesi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto l’argomentazione del ricorrente palesemente errata proprio perché non teneva conto di questi periodi di sospensione obbligatoria. Applicando correttamente la normativa vigente all’epoca del fatto, il termine di prescrizione per il reato contravvenzionale in esame non era affatto maturato alla data della sentenza d’appello (novembre 2024). Il tempo, infatti, aveva smesso di correre per un periodo significativo dopo la condanna di primo grado, come previsto dalla Legge Orlando. La doglianza del ricorrente, ignorando questa fondamentale disciplina, si è rivelata priva di qualsiasi fondamento giuridico, portando la Corte a dichiarare l’inammissibilità del ricorso senza neppure entrare nel merito della seconda censura, anch’essa ritenuta infondata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per calcolare correttamente i termini di prescrizione, è indispensabile individuare con esattezza la normativa applicabile in base alla data di commissione del reato. La ‘Legge Orlando’ ha introdotto un regime specifico di sospensione prescrizione che, come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, rimane valido per un’intera fascia di reati. La decisione serve da monito sulla necessità di un’analisi rigorosa delle disposizioni transitorie e delle diverse riforme che si sono succedute in materia, la cui errata interpretazione può condurre a conclusioni giuridiche infondate e, come nel caso di specie, all’inammissibilità dell’impugnazione.

Quando si applicano le norme sulla sospensione della prescrizione introdotte dalla Legge Orlando (n. 103/2017)?
Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, sulla base di un precedente intervento delle Sezioni Unite, tali norme si applicano a tutti i reati commessi nell’arco temporale tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019.

Come funziona la sospensione della prescrizione prevista dalla Legge Orlando?
La legge prevede la sospensione del corso della prescrizione in due fasi: 1) dal termine per il deposito della sentenza di primo grado fino alla pronuncia in appello, per un massimo di un anno e sei mesi; 2) dal termine per il deposito della sentenza di secondo grado fino alla pronuncia definitiva, per un tempo non superiore a un anno e sei mesi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo principale, relativo all’avvenuta prescrizione del reato, era manifestamente infondato. Il ricorrente non aveva correttamente calcolato i termini, omettendo di considerare i periodi di sospensione obbligatoria introdotti dalla Legge Orlando, pienamente applicabile al reato commesso nel 2019.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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