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Sospensione prescrizione: la Legge Orlando si applica?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, chiarendo che la sospensione prescrizione introdotta dalla Legge Orlando si applica sempre tra i gradi di giudizio, indipendentemente dal fatto che la motivazione della sentenza sia letta in udienza o depositata successivamente. L’imputato, condannato per reati edilizi, aveva erroneamente calcolato i termini, portando la Suprema Corte a confermare la decisione d’appello e a condannarlo al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Prescrizione: la Cassazione chiarisce l’applicazione della Legge Orlando

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto processuale penale: l’applicazione della sospensione prescrizione introdotta dalla c.d. “Legge Orlando”. La Suprema Corte ha stabilito che tale sospensione opera indipendentemente dalle modalità di pubblicazione della motivazione della sentenza, confermando la volontà del legislatore di creare una cesura netta tra i diversi gradi di giudizio per garantire i tempi del processo.

Il Caso: Reati Edilizi e Ricorso per Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per reati urbanistici, paesaggistici e violazione di sigilli. L’imputato, dopo aver visto la sua pena parzialmente ridotta in appello, decideva di ricorrere in Cassazione. Il fulcro della sua difesa si basava su due motivi principali: l’avvenuta prescrizione dei reati prima della sentenza di secondo grado e la mancata concessione del beneficio della pena sospesa.

I Motivi del Ricorso: Prescrizione e Pena Sospesa

Il ricorrente sosteneva che il calcolo dei termini di prescrizione fosse errato. In particolare, affermava che la sospensione prescrizione di un anno e sei mesi, prevista dalla Legge Orlando (L. 103/2017), non dovesse applicarsi al suo caso. La sua tesi si fondava sulla circostanza che la motivazione della sentenza di primo grado era stata letta contestualmente al dispositivo in udienza, e non depositata in un momento successivo. Secondo questa interpretazione, non si sarebbe verificato il presupposto normativo per l’applicazione della sospensione.
In secondo luogo, si doleva della mancata concessione della sospensione condizionale della pena, un beneficio che avrebbe evitato l’esecuzione della detenzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza del primo motivo e tardività del secondo. Questa decisione non solo conferma la condanna dell’imputato, ma fornisce anche un’interpretazione chiara e vincolante sulla portata della sospensione prescrizione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha smontato la tesi difensiva con argomentazioni precise. I giudici hanno chiarito che l’intento della Legge Orlando era quello di prolungare i termini di prescrizione, imponendo una pausa obbligatoria tra i vari gradi di giudizio per evitare che i tempi necessari per il deposito delle sentenze e la proposizione degli appelli potessero portare all’estinzione del reato. È irrilevante, secondo la Corte, che la motivazione sia letta in udienza o depositata entro i 90 giorni successivi. La norma mira a creare una cesura temporale fissa, e un’interpretazione diversa vanificherebbe lo scopo della legge. Di conseguenza, il calcolo della prescrizione effettuato dalla Corte d’Appello, che teneva conto di tale sospensione, era corretto e il reato non era estinto.
Riguardo al secondo motivo, la Corte lo ha ritenuto tardivo. L’imputato non aveva sollevato la questione della pena sospesa nei motivi d’appello e non aveva contestato il riepilogo di tali motivi nella sentenza di secondo grado. Pertanto, non poteva presentare tale doglianza per la prima volta in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Quando il Ricorso è Inammissibile

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: le norme sulla sospensione prescrizione hanno una finalità oggettiva, legata alle tempistiche processuali, e non sono influenzate da aspetti procedurali minori come la modalità di pubblicazione della motivazione. La declaratoria di inammissibilità ha comportato, per il ricorrente, non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, poiché non sono stati ravvisati elementi per ritenerlo esente da colpa nel proporre un ricorso palesemente infondato.

La sospensione della prescrizione prevista dalla ‘legge Orlando’ si applica anche se la motivazione della sentenza di primo grado viene letta in udienza?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine massimo di sospensione di un anno e sei mesi si aggiunge ai termini ordinari, ed è irrilevante se la motivazione sia letta in udienza o depositata successivamente, poiché l’intento del legislatore è quello di prolungare i termini di prescrizione tra i vari gradi di giudizio.

Perché il secondo motivo di ricorso, relativo alla mancata concessione della pena sospesa, è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché tardivo. La questione non era stata sollevata come motivo di impugnazione nella fase di appello, e pertanto non poteva essere presentata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

Cosa succede quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile senza che l’imputato sia esente da colpa?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile e non sussistono elementi per ritenere che sia stato proposto senza colpa, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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