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Sospensione prescrizione: la Cassazione chiarisce

Un uomo condannato per porto di coltello ottiene la prescrizione in appello. La Cassazione annulla la sentenza, ricalcolando la sospensione della prescrizione secondo la legge vigente al momento del fatto (l. 103/2017), ma dichiara comunque l’estinzione del reato perché il termine è maturato durante il giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione della Prescrizione: La Cassazione e l’Applicazione della Legge “Orlando”

La corretta applicazione delle norme sulla sospensione della prescrizione è un tema cruciale nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla possibilità dello Stato di punire un reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sull’applicazione di una specifica causa di sospensione, introdotta dalla cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103/2017), anche se successivamente abrogata. Il caso riguarda un reato contravvenzionale e dimostra come il principio del tempus regit actum (la legge regola l’atto nel tempo in cui si verifica) sia fondamentale per determinare la durata del processo penale.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine il 30 dicembre 2017, quando un soggetto veniva trovato in possesso di un coltello a serramanico fuori dalla propria abitazione. Per questo fatto, il Tribunale di Foggia, nel novembre 2022, lo condannava alla pena di 6 mesi di arresto e 2.000 euro di ammenda per il reato previsto dalla legge sulle armi.

Successivamente, la Corte di appello di Bari, nel giugno 2024, riformava la sentenza di primo grado. I giudici di secondo grado, ricalcolando i termini, dichiaravano l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Secondo la Corte d’appello, al termine massimo di prescrizione di cinque anni andavano aggiunti solo 102 giorni per un rinvio d’udienza chiesto dalla difesa, fissando così la data di estinzione all’11 aprile 2023. Di conseguenza, al momento della loro pronuncia, il reato era già prescritto.

Il Ricorso e la questione della sospensione della prescrizione

Contro questa decisione ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore generale presso la Corte d’appello di Bari. Il motivo del ricorso era chiaro: la Corte d’appello aveva commesso un errore di diritto nel non applicare una specifica causa di sospensione della prescrizione. In particolare, non era stata considerata la sospensione prevista dall’art. 159, comma 2, del codice penale, nel testo introdotto dalla legge n. 103 del 2017 (Riforma Orlando).

Questa norma, applicabile ratione temporis ai reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, prevedeva una sospensione del corso della prescrizione per un periodo massimo di un anno e sei mesi dopo la pronuncia della sentenza di primo grado. Poiché il reato in esame era stato commesso il 30 dicembre 2017, rientrava pienamente in questo intervallo temporale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore generale. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato, recentemente confermato anche dalle Sezioni Unite: per stabilire quale disciplina della prescrizione applicare, si deve guardare alla data di commissione del reato. La successiva abrogazione della norma sulla sospensione della prescrizione non rileva, poiché non costituisce una modifica favorevole all’imputato, ma attiene alle regole procedurali del tempo.

Il calcolo corretto, quindi, doveva includere non solo i 102 giorni di sospensione per il rinvio, ma anche l’ulteriore periodo di un anno e sei mesi post-condanna di primo grado. Aggiungendo questo periodo al termine di prescrizione iniziale, la data di estinzione del reato si spostava in avanti, all’11 ottobre 2024. Di conseguenza, al momento della sentenza d’appello (18 giugno 2024), il reato non era ancora prescritto e la decisione della Corte territoriale era giuridicamente errata.

Le Conclusioni: Annullamento senza Rinvio per Maturata Prescrizione

Nonostante l’accoglimento del ricorso, l’esito finale non cambia la sostanza per l’imputato. La Corte di Cassazione, pur annullando la sentenza impugnata per l’errore di diritto, ha dovuto prendere atto che, nelle more del giudizio di legittimità, il termine di prescrizione (correttamente ricalcolato all’11 ottobre 2024) era comunque maturato. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato per prescrizione, questa volta sulla base del calcolo corretto. La decisione chiarisce l’importanza di applicare la legge vigente al momento del fatto, anche se transitoria, per il computo dei termini processuali.

Quale legge regola la sospensione della prescrizione di un reato?
Si applica la legge in vigore al momento in cui il reato è stato commesso, secondo il principio ‘tempus regit actum’. Nel caso specifico, la norma applicabile era quella introdotta dalla legge n. 103/2017, poiché il fatto risaliva al dicembre 2017.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’appello aveva erroneamente calcolato il termine di prescrizione, omettendo di applicare il periodo di sospensione di un anno e sei mesi introdotto dalla legge n. 103/2017, che era obbligatorio per i reati commessi in quel periodo.

Se la Corte d’appello ha sbagliato, perché l’imputato non è stato condannato definitivamente?
Sebbene la Corte d’appello avesse commesso un errore di diritto, nel tempo necessario per arrivare alla decisione della Corte di Cassazione, il termine di prescrizione, anche se calcolato correttamente, è comunque scaduto. Pertanto, la Cassazione ha dovuto dichiarare l’estinzione del reato, annullando la sentenza senza disporre un nuovo processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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