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Sospensione prescrizione: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per abusi edilizi. La ricorrente contestava il calcolo della sospensione prescrizione per alcuni rinvii del processo. La Corte ha stabilito che i motivi erano generici e infondati, poiché i rinvii erano stati richiesti dalla difesa stessa e non causati da legittimo impedimento, giustificando la sospensione per l’intero periodo. La decisione ha comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Prescrizione e Rinvii: Quando il Ricorso è Inammissibile

L’istituto della prescrizione e i meccanismi che ne regolano l’interruzione e la sospensione sono al centro di numerose battaglie processuali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la distinzione tra rinvio per legittimo impedimento del difensore e rinvio su richiesta della difesa, e le relative conseguenze sulla sospensione prescrizione. Questo caso, nato da un procedimento per abusi edilizi, offre spunti fondamentali sulla necessità di formulare ricorsi specifici e ben fondati, pena una declaratoria di inammissibilità con conseguente condanna a spese e sanzioni.

I Fatti di Causa: Abusi Edilizi e Appello in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di una donna per il reato di cui all’art. 44, comma 2 bis, del d.P.R. 380/2001. L’imputata era accusata di aver realizzato diverse opere abusive in un’area soggetta a vincolo paesaggistico, in assenza della necessaria autorizzazione. A seguito della conferma della condanna in secondo grado da parte della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, affidandolo a due motivi principali.

I Motivi del Ricorso: Una Contestazione sulla Sospensione Prescrizione

La difesa lamentava un’errata applicazione delle norme relative alla sospensione prescrizione. In particolare, i motivi del ricorso si concentravano su due aspetti:

1. Mancanza di motivazione: si contestava che i giudici di merito non avessero adeguatamente motivato l’applicazione di un periodo di sospensione superiore al limite di 60 giorni, previsto per i rinvii dovuti a impedimenti del difensore.
2. Errata applicazione della legge: si sosteneva che il giudice avesse erroneamente calcolato la sospensione integrale del termine di prescrizione non solo per i rinvii dovuti ad astensione dalle udienze, ma anche per quelli richiesti per presunto legittimo impedimento.

In sostanza, la ricorrente riteneva che il tempo di prescrizione fosse maturato, se solo la sospensione fosse stata calcolata correttamente, limitandola nei casi di rinvio per impedimento del legale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile per due ragioni principali: manifesta infondatezza e genericità. I giudici hanno sottolineato come i motivi fossero formulati in modo non specifico, limitandosi a contestare la veridicità dei verbali d’udienza senza però indicare con precisione quali rinvii fossero stati erroneamente considerati ai fini del calcolo della sospensione.

Il punto dirimente della decisione risiede nell’analisi dei verbali processuali. Dall’esame degli atti, la Corte ha accertato che i rinvii contestati (avvenuti nelle udienze del 30 ottobre 2018, 16 giugno 2020 e 14 dicembre 2021) non erano stati disposti per un ‘legittimo impedimento’ del difensore, bensì a seguito di una ‘richiesta difensiva’. Questa distinzione è fondamentale: mentre il legittimo impedimento può comportare limiti temporali alla sospensione, il rinvio su richiesta della parte processuale determina la sospensione della prescrizione per l’intera durata del rinvio stesso, senza limiti temporali predefiniti. Di conseguenza, il calcolo effettuato dai giudici di merito era corretto.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

La declaratoria di inammissibilità ha avuto conseguenze significative per la ricorrente. In applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato l’imputata non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. I giudici hanno motivato l’entità della sanzione sottolineando la ‘mera assertività dei motivi di ricorso’, che si erano limitati a contestare in via del tutto generica quanto attestato nei verbali d’udienza. La sentenza ribadisce un principio importante: un ricorso per cassazione deve essere fondato su motivi specifici, chiari e giuridicamente pertinenti. L’impugnazione non può trasformarsi in uno strumento per contestare genericamente l’operato dei giudici di merito o la veridicità degli atti processuali, pena severe conseguenze economiche oltre alla conferma della condanna.

Qual è la differenza tra un rinvio richiesto dalla difesa e un rinvio per legittimo impedimento ai fini della sospensione della prescrizione?
Secondo la Corte, un rinvio disposto su semplice ‘richiesta difensiva’ comporta la sospensione della prescrizione per tutta la durata del rinvio. Diversamente, un rinvio per ‘legittimo impedimento’ del difensore potrebbe essere soggetto a limiti temporali di sospensione più stringenti, che in questo caso non erano applicabili perché la causa del rinvio era una richiesta di parte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato e generico. La ricorrente non ha specificato quali rinvii sarebbero stati erroneamente calcolati e si è limitata a contestare genericamente la veridicità dei verbali d’udienza, senza fornire elementi concreti a supporto delle sue affermazioni.

Cosa comporta la declaratoria di inammissibilità del ricorso in questo caso?
La declaratoria di inammissibilità ha comportato non solo la definitività della condanna per abusi edilizi, ma anche la condanna della ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria di 4.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende, a causa della natura pretestuosa e generica del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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