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Sospensione prescrizione Covid: quando si applica?

Un imputato per truffa ha contestato la condanna sostenendo l’avvenuta prescrizione del reato, ma la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso. Il punto chiave era l’applicazione della sospensione prescrizione Covid di 64 giorni. La Corte ha chiarito che tale sospensione si applica non solo quando scade un termine processuale, ma anche quando un’udienza era fissata nel periodo emergenziale (9 marzo – 11 maggio 2020), causando un’effettiva stasi del procedimento. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione prescrizione Covid: la Cassazione fa chiarezza

La pandemia ha introdotto numerose normative emergenziali, tra cui la sospensione prescrizione Covid, che ha generato dubbi interpretativi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9941/2024) offre un chiarimento decisivo: la sospensione di 64 giorni si applica anche se nel periodo critico non scadevano termini, a condizione che fosse fissata un’udienza. Questo principio, basato su un precedente delle Sezioni Unite, è fondamentale per calcolare correttamente i tempi di estinzione del reato.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per un reato di truffa commesso nel novembre 2014, ha presentato ricorso in Cassazione. La sua tesi difensiva si basava su un unico, cruciale punto: l’errato calcolo del termine di prescrizione da parte della Corte d’Appello. Secondo il ricorrente, il reato si sarebbe già estinto al momento della sentenza di secondo grado, emessa nell’aprile 2023.

L’errore, a suo dire, consisteva nell’aver incluso nel calcolo i 64 giorni di sospensione previsti dalla normativa emergenziale per il Covid-19 (dal 9 marzo all’11 maggio 2020). La difesa sosteneva che tale sospensione non fosse applicabile al suo caso, poiché durante quel periodo non era in corso la decorrenza di alcun termine processuale specifico.

La disciplina della sospensione prescrizione Covid e la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando completamente la tesi difensiva. Per farlo, ha richiamato un principio di diritto già consolidato dalle Sezioni Unite (sentenza Sanna, n. 5292/2020). Questa importante pronuncia aveva stabilito che la sospensione prescrizione Covid si applica non solo ai procedimenti in cui scadeva un termine processuale nel periodo emergenziale, ma anche a quelli per cui era stata fissata un’udienza nello stesso lasso di tempo.

La logica è che il rinvio di un’udienza a causa della pandemia costituisce un’effettiva stasi del procedimento, giustificando così la sospensione del decorso della prescrizione. La Corte, consultando gli atti processuali, ha verificato che nel caso specifico il procedimento era stato effettivamente rinviato a causa delle misure pandemiche, con udienze inizialmente previste per l’11 marzo 2020 e poi per l’11 maggio 2020. Di conseguenza, il computo dei 64 giorni di sospensione da parte della Corte d’Appello era del tutto corretto.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla necessità di interpretare la normativa emergenziale in modo coerente con la sua finalità: evitare che la paralisi dell’attività giudiziaria causata dalla pandemia potesse pregiudicare l’accertamento dei reati. La sospensione non è un automatismo generalizzato per tutti i processi pendenti, ma è strettamente legata a una “effettiva stasi” del procedimento.

Il rinvio d’ufficio di un’udienza fissata nel periodo critico è la prova tangibile di tale stasi. La Corte ha sottolineato che, includendo correttamente i 64 giorni di sospensione, il termine di prescrizione per il reato in questione non sarebbe maturato ad aprile 2023 (data della sentenza d’appello), ma solo a giugno 2023. Pertanto, al momento della decisione di secondo grado, il reato non era ancora estinto e la condanna era legittima.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ribadisce un principio cruciale per tutti gli operatori del diritto. Il calcolo della sospensione prescrizione Covid richiede un’analisi caso per caso: non è sufficiente verificare la pendenza del procedimento in quel periodo, ma è necessario accertare se vi sia stata una concreta interruzione dell’attività processuale, come un rinvio d’udienza. La decisione conferma che l’obiettivo della norma era neutralizzare gli effetti del blocco imposto dall’emergenza sanitaria, garantendo che il tempo necessario per la giustizia non venisse eroso da eventi eccezionali. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La sospensione della prescrizione per l’emergenza Covid-19 si applica a tutti i processi pendenti in quel periodo?
No. La Corte ha chiarito che la sospensione non opera in maniera generalizzata, ma solo per i procedimenti che hanno subito un’effettiva stasi a causa della pandemia, come ad esempio quelli per cui era stata fissata un’udienza nel periodo compreso tra il 9 marzo e l’11 maggio 2020 o per i quali scadeva un termine processuale.

Quando è corretto includere i 64 giorni di sospensione nel calcolo della prescrizione?
È corretto includerli quando si dimostra che il procedimento ha subito un arresto a causa delle misure pandemiche. La sentenza specifica che il rinvio di un’udienza fissata nel periodo emergenziale (11 marzo e 11 maggio 2020 nel caso di specie) è una condizione sufficiente per applicare legittimamente la sospensione.

Cosa succede se un ricorso si basa su un calcolo errato della prescrizione?
Se il calcolo errato costituisce l’unico o il principale motivo di ricorso e la Corte lo ritiene manifestamente infondato, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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