Sospensione Patente Omicidio Stradale: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Motivazione
In materia di reati stradali, la gestione delle sanzioni accessorie è un tema delicato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla sospensione patente omicidio stradale, specificando l’ambito dell’obbligo di motivazione del giudice quando opta per una sanzione meno afflittiva rispetto alla revoca. Analizziamo insieme la vicenda e la decisione dei giudici.
I Fatti del Caso: Una Condanna per Omicidio Stradale
Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Como. Un automobilista, riconosciuto colpevole del reato di omicidio stradale ai sensi dell’art. 589 bis del codice penale, veniva condannato alla pena di un anno e sei mesi di reclusione. In aggiunta alla pena detentiva, il giudice applicava la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per una durata di due anni.
I fatti alla base della condanna erano particolarmente gravi: si era verificato un sinistro con collisione frontale, caratterizzato da una notevole violenza dell’impatto che aveva causato lesioni gravissime alle vittime, sfociate nel loro decesso.
Il Ricorso in Cassazione sulla Durata della Sospensione
L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione. L’oggetto della contestazione non era la condanna penale in sé, ma esclusivamente la durata della sanzione accessoria. Secondo la difesa, il giudice di primo grado aveva violato la legge nel determinare in due anni la sospensione della patente, lamentando un difetto di motivazione su tale punto.
La Discrezionalità del Giudice e la Scelta della Sanzione
La normativa in tema di omicidio stradale prevede, in assenza di aggravanti specifiche come la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, una scelta per il giudice. Egli può applicare la sanzione più grave della revoca della patente oppure, in alternativa, quella meno afflittiva della sospensione. La questione portata dinanzi alla Suprema Corte verteva proprio sui criteri e gli obblighi motivazionali che guidano questa scelta.
La Valutazione della Cassazione sulla Sospensione Patente Omicidio Stradale
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e in linea con i suoi precedenti orientamenti. I giudici hanno sottolineato un principio fondamentale: quando il giudice sceglie il trattamento più favorevole per l’imputato, cioè la sospensione patente omicidio stradale invece della revoca, non è tenuto a fornire una spiegazione puntuale e dettagliata delle ragioni.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha stabilito che per giustificare la scelta della sospensione e la sua durata è sufficiente un richiamo, anche sintetico, alle “circostanze del fatto” o alla “gravità della condotta”. Nel caso di specie, il giudice di merito aveva evidenziato la gravità dei fatti, menzionando le modalità dell’incidente (collisione frontale), la violenza dell’impatto e le sue tragiche conseguenze. Nonostante questa valutazione di gravità, che avrebbe potuto giustificare la revoca, il giudice aveva comunque optato per una sanzione di entità inferiore (due anni di sospensione).
Di conseguenza, secondo la Cassazione, non sussiste alcun vizio motivazionale. Il giudice non solo ha fornito una base logica per la sua valutazione (la gravità dei fatti), ma ha anche applicato una sanzione più mite di quella massima prevista. Pertanto, la pretesa del ricorrente di una motivazione più approfondita sulla durata della sospensione è stata ritenuta infondata.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza conferma un importante principio: la discrezionalità del giudice nel sanzionare l’omicidio stradale (in assenza di aggravanti specifiche) è ampia. Se il giudice sceglie la via meno severa della sospensione, l’obbligo di motivazione si attenua notevolmente. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò significa che contestare la durata di una sospensione di patente in questi casi diventa molto difficile, specialmente se il giudice ha già concesso il “beneficio” di evitare la revoca. La decisione sottolinea come la gravità del fatto, anche se menzionata sinteticamente, sia un elemento sufficiente a giustificare la durata della sanzione accessoria scelta.
In caso di omicidio stradale senza aggravanti, il giudice deve sempre revocare la patente?
No. La legge consente al giudice di scegliere tra la sanzione più grave della revoca e quella, meno afflittiva, della sospensione della patente di guida.
Se il giudice applica la sospensione della patente invece della revoca, deve fornire una motivazione dettagliata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessaria una motivazione puntuale. È sufficiente un richiamo, anche sintetico, alle ‘circostanze del fatto’ o alla ‘gravità della condotta’ per giustificare la scelta.
È possibile contestare con successo la durata di una sospensione della patente se il giudice l’ha scelta al posto della revoca?
È molto difficile. Se il giudice, pur riconoscendo la gravità dei fatti, ha già optato per la sanzione più favorevole (la sospensione), un ricorso basato sulla mancanza di motivazione riguardo alla durata ha scarse probabilità di essere accolto, come dimostra questa ordinanza.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11896 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11896 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 14/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a MELFI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 06/04/2023 del GIUDICE UDIENZA PRELIMINARE di COMO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Presidente NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con la sentenza in epigrafe, il Tribunale di Como, su concorde richiesta delle parti, ha applicato nei confronti di NOME la pena di anni uno e mesi sei di reclusione, ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., in relazione al reato di cui all’ar 589 bis cod. pen.. Inoltre, ha applicato la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida nella misura di anni due.
L’imputato, a mezzo del proprio difensore, ricorre per Cassazione avverso tale sentenza per violazione di legge con riferimento alla durata della sospensione della patente di guida.
In ordine all’unico motivo di ricorso, va premesso che, in tema di omicidio stradale e lesioni personali stradali gravi o gravissime, il giudice che, in assenza delle circostanze aggravanti della guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, applichi la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida, in luogo di quella, meno favorevole, della revòca, non è tenuto a dare conto, in modo puntuale, delle ragioni che lo hanno indotto a scegliere il trattamento più favorevole sulla base dei parametri di cui all’art. 218, comma 2, cod. strada, essendo sufficiente anche il richiamo alle “circostanze del fatto” e/o alla “gravità della condotta” (Sez. 4, n. 11479 del 09/03/2021, Conci, Rv. 280832).
Ciò posto sui principi giurisprudenziali in materia, nella fadispecie la Corte di appello, sia pur sinteticamente, ha illustrato le ragioni della ritenuta gravità dei fatt (le modalità del sinistro avvenuto con collisione frontale, la violenza dell’impatto e le gravi lesioni riportate dalle vittime del reato che determinavano il loro successivo decesso), scegliendo comunque una sanzione di entità inferiore rispetto alla revoca della patente di guida.
Ne consegue l’insussistenza del denunciato vizio motivazionale prospettato dal ricorrente.
Per le ragioni che precedono, il ricorso va dichiarato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e – non ricorrendo ragioni di esonero – al pagamento della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma il 14 marzo 2024.