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Sospensione ordine di demolizione: quando è possibile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice presentazione di una domanda di sanatoria edilizia, avvenuta molti anni dopo la condanna definitiva, non è sufficiente per ottenere la sospensione dell’ordine di demolizione. Il giudice deve valutare la concreta e rapida possibilità di accoglimento dell’istanza. Nel caso di specie, la richiesta tardiva è stata ritenuta un mero tentativo di ritardare l’esecuzione, portando al rigetto del ricorso.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Ordine di Demolizione: Istanza Tardiva non Basta

La richiesta di sospensione dell’ordine di demolizione di un immobile abusivo è un tema delicato, che contrappone il diritto di proprietà alla necessità di tutelare il territorio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito che presentare una domanda di sanatoria edilizia molti anni dopo la condanna definitiva non è un automatismo per bloccare le ruspe. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi affermati dalla Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda due privati cittadini che avevano acquistato un immobile gravato da un ordine di demolizione, emesso in una sentenza penale del 2011 a carico del precedente proprietario per abusi edilizi. Per anni, nessuna iniziativa era stata presa per sanare la situazione.

Solo nel 2023, a circa sei anni dal momento in cui la condanna era diventata definitiva e il procedimento di demolizione era già in corso, i nuovi proprietari presentavano un’istanza di sanatoria (permesso di costruire) al Comune. Contestualmente, chiedevano al Giudice dell’esecuzione la sospensione dell’ordine di demolizione, in attesa della decisione dell’amministrazione comunale. Il Tribunale rigettava la loro richiesta, ritenendola tardiva e finalizzata unicamente a evitare l’imminente demolizione.

La Sospensione dell’Ordine di Demolizione Secondo la Cassazione

I proprietari hanno impugnato la decisione del Tribunale con un ricorso per cassazione, sostenendo che il giudice avrebbe dovuto attendere l’esito della procedura amministrativa avviata presso il Comune. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto il ricorso, confermando la decisione del primo giudice e giudicando l’appello infondato.

I giudici hanno sottolineato come l’istanza di sanatoria fosse stata presentata a distanza di ben sei anni dalla sentenza definitiva, un lasso di tempo considerato eccessivo e indicativo di un comportamento non volto a una reale regolarizzazione, ma piuttosto a un espediente dilatorio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi consolidati, chiarendo i criteri che il giudice dell’esecuzione deve seguire in questi casi. Ecco i punti salienti:

1. Valutazione Discrezionale del Giudice: Il giudice non è obbligato a sospendere la demolizione solo perché è stata presentata una domanda di sanatoria. Al contrario, ha il dovere di esaminare i possibili esiti e i tempi del procedimento amministrativo.

2. Prevedibilità dell’Esito: Per concedere la sospensione, deve esserci una ragionevole previsione che l’istanza di sanatoria venga accolta. Non devono sussistere cause ostative evidenti.

3. Rapidità della Procedura: La sospensione è giustificata solo se si prevede un rapido esaurimento della procedura di sanatoria. Non può essere utilizzata per bloccare indefinitamente l’esecuzione di una sentenza passata in giudicato.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che, al momento della decisione, la procedura di sanatoria non aveva prodotto alcun esito apprezzabile e non era prevedibile una sua conclusione in tempi brevi. L’istanza, presentata in extremis, è stata quindi interpretata come una mossa strategica per paralizzare l’attività esecutiva.

Inoltre, la Corte ha precisato un punto importante: i ricorrenti non erano stati “assolti” in un precedente procedimento, come sostenuto dalla difesa, ma il reato a loro carico si era estinto per prescrizione. Questo, però, non elimina la natura abusiva dell’immobile né l’ordine di demolizione, che rimane pienamente valido ed esecutivo.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la sanatoria edilizia non può essere usata come uno strumento per eludere indefinitamente un ordine di demolizione legittimo. Chi intende regolarizzare un immobile abusivo deve agire con tempestività. La presentazione di un’istanza a molti anni di distanza, quando la macchina esecutiva è già in moto, difficilmente otterrà l’effetto di sospendere la demolizione, a meno che non si possa dimostrare al giudice, con elementi concreti, che la sua approvazione è probabile e imminente. Questa decisione serve da monito contro l’abuso degli strumenti giuridici a fini meramente dilatori, riaffermando la prevalenza dell’interesse pubblico al ripristino della legalità urbanistica.

La presentazione di una domanda di sanatoria è sufficiente per ottenere la sospensione dell’ordine di demolizione?
No. La sola presentazione dell’istanza non è sufficiente. Il giudice deve valutare se esistono concrete possibilità che la sanatoria venga concessa e se la procedura amministrativa possa concludersi in tempi brevi.

Cosa succede all’ordine di demolizione se il reato edilizio cade in prescrizione?
L’ordine di demolizione rimane valido ed efficace. La prescrizione del reato estingue la punibilità della persona, ma non elimina l’illecito amministrativo e l’obbligo di ripristinare lo stato dei luoghi demolendo l’opera abusiva.

Quali sono i criteri principali che il giudice considera per decidere sulla sospensione della demolizione?
Il giudice valuta due aspetti fondamentali: a) la prevedibilità del risultato dell’istanza di sanatoria e l’assenza di ostacoli al suo accoglimento; b) la durata necessaria per definire la procedura, concedendo la sospensione solo se si prevede un suo rapido esaurimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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