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Sospensione feriale termini: quando non si applica

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso presentato oltre il termine di 10 giorni, chiarendo che la sospensione feriale termini non si applica ai procedimenti per reati di criminalità organizzata, come l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90). La tardività del ricorso comporta la condanna alle spese e al pagamento di una sanzione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reati Organizzati: Niente Sospensione Feriale Termini per le Impugnazioni

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Terza Penale, ribadisce un principio cruciale in materia di termini processuali: la sospensione feriale termini non è un diritto universale e trova importanti eccezioni, specialmente in procedimenti relativi a reati di criminalità organizzata. Questa decisione chiarisce che la nozione di “criminalità organizzata” va intesa in senso ampio, includendo anche l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: un Ricorso Presentato Fuori Termine

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Roma che confermava la misura della custodia cautelare in carcere per un indagato, accusato di reati legati al traffico di sostanze stupefacenti e di associazione a delinquere finalizzata a tale scopo (artt. 73 e 74 del d.P.R. 309/1990). L’ordinanza del Tribunale è stata notificata alla difesa e all’indagato il 4 agosto 2025.

Il difensore ha presentato ricorso per cassazione avverso tale provvedimento l’11 settembre 2025, ben oltre il termine perentorio di 10 giorni previsto dall’articolo 311 del codice di procedura penale. La difesa ha evidentemente contato sull’applicazione della sospensione feriale dei termini, che congela le scadenze processuali nel periodo estivo (1-31 agosto).

La Decisione della Cassazione e la deroga alla sospensione feriale termini

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività, confermando che la sospensione feriale termini non era applicabile al caso di specie. La decisione si fonda su una precisa disposizione di legge che esclude tale beneficio per determinate materie, considerate di particolare urgenza e gravità.

L’Interpretazione del Concetto di “Criminalità Organizzata”

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione dell’articolo 2 della legge n. 742 del 1969. Questa norma esclude dalla sospensione feriale i termini per le impugnazioni di provvedimenti cautelari nei procedimenti per reati di criminalità organizzata. La Corte chiarisce che tale nozione non si limita ai soli reati di stampo mafioso, ma abbraccia “qualsiasi tipo di associazione per delinquere”, ad eccezione del mero concorso di persone nel reato. Di conseguenza, anche il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 74 del d.P.R. 309/1990, rientra a pieno titolo in questa categoria. Poiché si procedeva per tale reato, la sospensione non poteva operare.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che il termine di 10 giorni per l’impugnazione, decorrente dal 4 agosto 2025, era scaduto ben prima dell’11 settembre 2025, data di deposito del ricorso. L’errore del difensore nel confidare nella sospensione feriale non può giustificare la tardività dell’atto. La ratio della norma è quella di assicurare una celere definizione dei procedimenti che coinvolgono la libertà personale e reati di particolare allarme sociale, come quelli legati alla criminalità organizzata.

I giudici hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale (in particolare, la sentenza n. 36927 del 2015) che supporta un’interpretazione estensiva del concetto di criminalità organizzata ai fini della non applicabilità della sospensione. Pertanto, la tardività del ricorso è stata considerata una causa di inammissibilità non scusabile.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze negative per il ricorrente, in linea con quanto previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, tenuto conto della giurisprudenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 186/2000), che richiede di valutare l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per giustificare l’errore commesso. Questa sentenza serve da monito per gli operatori del diritto sull’importanza di verificare attentamente le eccezioni alla regola generale della sospensione dei termini, specialmente in materia penale.

In quali casi non si applica la sospensione feriale dei termini per le impugnazioni cautelari?
La sospensione feriale dei termini non si applica, tra gli altri, nei procedimenti per reati di criminalità organizzata. Come chiarito dalla sentenza, questa categoria include non solo i reati di tipo mafioso ma anche l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/1990).

Cosa si intende per “reati di criminalità organizzata” ai fini dell’esclusione della sospensione feriale?
Secondo la Corte, la nozione di “criminalità organizzata” ai fini dell’esclusione della sospensione feriale identifica non solo i reati di criminalità mafiosa e assimilata, ma anche qualsiasi tipo di associazione per delinquere, con la sola esclusione del mero concorso di persone nel reato.

Quali sono le conseguenze di un ricorso presentato oltre i termini previsti dalla legge?
Un ricorso presentato oltre i termini stabiliti è dichiarato inammissibile. Ciò comporta che il giudice non può esaminare le ragioni del ricorso nel merito. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in assenza di una causa di giustificazione per l’errore, al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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