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Sospensione feriale: non si applica ai termini del giudice

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato per tardività, ribadendo un principio fondamentale: la sospensione feriale dei termini non si applica al periodo concesso al giudice per redigere e depositare la sentenza. L’impugnazione deve essere calcolata a partire dalla fine del periodo feriale, senza contare la sospensione per il deposito della motivazione. Inammissibile anche il ricorso del coimputato sulla rideterminazione della pena, ritenuta correttamente motivata dalla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione feriale: non si applica ai termini del giudice per il deposito della sentenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di sospensione feriale dei termini, chiarendo in modo definitivo come si calcolano i tempi per presentare un appello quando il deposito della motivazione della sentenza avviene a ridosso del periodo estivo. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra i termini che incombono sulle parti processuali e quelli assegnati al giudice.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati in primo grado per numerosi episodi di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La sentenza di primo grado, emessa il 22 giugno, fissava in 60 giorni il termine per il deposito delle motivazioni. La Corte d’Appello, successivamente, dichiarava inammissibile l’impugnazione di uno degli imputati perché ritenuta tardiva, mentre riformava parzialmente la posizione del coimputato, assolvendolo da alcuni capi d’accusa e rideterminando la pena.

Entrambi gli imputati proponevano ricorso per Cassazione. Il primo sosteneva che il suo appello fosse in realtà tempestivo, asserendo che la sospensione feriale dei termini dovesse applicarsi anche al tempo a disposizione del giudice per il deposito della sentenza. Il secondo, invece, lamentava un’errata rideterminazione della pena da parte della Corte d’Appello, ritenendola più severa di quella che avrebbe dovuto essere applicata a seguito delle assoluzioni parziali.

La questione della sospensione feriale e i termini per l’impugnazione

Il punto centrale del primo ricorso riguardava l’interpretazione della sospensione feriale dei termini. Il ricorrente sosteneva che, poiché il termine di 60 giorni per il deposito delle motivazioni scadeva durante il periodo feriale (1-31 agosto), il calcolo per l’impugnazione dovesse tenerne conto.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa tesi. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha chiarito che la sospensione feriale si applica esclusivamente ai termini processuali che gravano sulle parti per il compimento di atti, come la presentazione di un’impugnazione. Non si estende, invece, ai termini stabiliti per le attività del giudice, quale è appunto la redazione e il deposito della sentenza.

Il calcolo corretto

La Corte ha spiegato il calcolo corretto che la Corte d’Appello aveva applicato:
1. Data del dispositivo: 22 giugno 2022.
2. Termine per la motivazione: 60 giorni, con scadenza il 21 agosto 2022.
3. Inizio del termine per impugnare: Il termine di 45 giorni per proporre appello non inizia a decorrere dal 21 agosto, ma dal 1° settembre 2022, ovvero alla fine del periodo di sospensione feriale.
4. Scadenza del termine per impugnare: 15 ottobre 2022.

L’impugnazione, essendo stata presentata il 21 ottobre 2022, risultava inequivocabilmente tardiva e, di conseguenza, inammissibile.

La Rideterminazione della Pena in Appello

Il secondo ricorrente contestava il modo in cui la Corte d’Appello aveva ricalcolato la sua pena dopo averlo assolto da 14 capi di imputazione. A suo avviso, la riduzione della pena era stata sproporzionata e illogica rispetto al criterio utilizzato in primo grado per gli aumenti legati alla continuazione del reato. La Corte di Cassazione ha ritenuto anche questo motivo infondato, sottolineando che la Corte d’Appello aveva chiaramente e logicamente spiegato il proprio ragionamento, discostandosi dal metodo di calcolo generico della prima sentenza e fornendo una motivazione adeguata per la pena finale inflitta, basata sulla gravità complessiva dei fatti residui.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi. Per quanto riguarda la sospensione feriale dei termini, ha affermato che non esiste alcun contrasto giurisprudenziale sul punto, essendo la questione già stata risolta in passato dalle Sezioni Unite. La norma sulla sospensione è chiara: riguarda solo gli atti delle parti e non quelli del giudice. Qualsiasi altra interpretazione sarebbe contraria alla legge.

Sul secondo ricorso, la Corte ha specificato che le censure mosse erano una mera riproposizione dei motivi d’appello e non si confrontavano adeguatamente con la risposta logica e coerente fornita dalla Corte territoriale. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e, se la motivazione è sufficiente e non manifestamente illogica, non è sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, consolida un principio procedurale di fondamentale importanza: la sospensione feriale dei termini non ‘salva’ le scadenze se l’errore di calcolo riguarda il tempo a disposizione del giudice. Gli avvocati devono prestare la massima attenzione nel calcolare i termini per le impugnazioni, che decorrono sempre dopo la fine del periodo feriale, indipendentemente da quando il giudice deposita la sentenza. In secondo luogo, ribadisce che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un giudice della legittimità. Le valutazioni sulla congruità della pena, se sorrette da una motivazione adeguata, non possono essere rimesse in discussione.

La sospensione feriale dei termini si applica anche al tempo che ha il giudice per depositare la motivazione della sentenza?
No. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha confermato che la sospensione feriale (1-31 agosto) si applica solo ai termini processuali che incombono sulle parti (es. per presentare un appello), ma non a quelli assegnati al giudice per compiere i suoi atti, come il deposito della sentenza.

Un appello presentato pochi giorni dopo la scadenza del termine è valido?
No. Il rispetto dei termini per l’impugnazione è un requisito di ammissibilità. Un appello depositato anche un solo giorno dopo la scadenza viene dichiarato inammissibile, impedendo alla Corte di esaminarne il merito.

La Corte di Cassazione può ricalcolare la pena decisa dalla Corte d’Appello se l’imputato la ritiene ingiusta?
No, non direttamente. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito sulla congruità della pena. Può annullare la sentenza solo se la motivazione sulla determinazione della pena è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, ma non perché la ritiene semplicemente troppo alta o troppo bassa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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