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Sospensione condizionale: sì alla seconda concessione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello che negava la sospensione condizionale della pena a un imputato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha chiarito che è possibile concedere il beneficio una seconda volta se la pena cumulata non supera i limiti di legge. Inoltre, la sospensione può riguardare la sola pena detentiva, anche se quella pecuniaria, sommata, fa superare la soglia massima prevista.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione condizionale della pena: la Cassazione apre alla seconda concessione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui presupposti per la concessione della sospensione condizionale della pena, anche in presenza di una precedente condanna già beneficiata. La pronuncia analizza i limiti e le modalità di applicazione di questo istituto, fondamentale per il sistema sanzionatorio penale, sottolineando due errori di diritto commessi dalla Corte di Appello.

I fatti del caso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravata dall’aver causato un sinistro stradale. La Corte di Appello di Bologna aveva confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Modena, rigettando la richiesta dell’imputato di ottenere la sospensione condizionale della pena.

La difesa aveva impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione proprio sul punto della denegata concessione del beneficio. In particolare, il ricorso si fondava su due argomenti principali: l’erronea interpretazione delle norme che regolano la concessione del beneficio per la seconda volta e il mancato riconoscimento della possibilità di sospendere la sola pena detentiva.

I limiti della sospensione condizionale della pena

La Corte di Appello aveva motivato il diniego sulla base di due elementi: l’esistenza di una precedente condanna a pena detentiva già sospesa e il superamento della soglia massima di pena consentita per il beneficio, calcolata sommando la nuova pena detentiva a quella pecuniaria (convertita secondo l’art. 135 c.p.).

La difesa sosteneva che tale interpretazione fosse illegittima, poiché la legge non esclude a priori una seconda sospensione, ma la subordina a specifiche condizioni. Inoltre, evidenziava come la normativa consenta espressamente di sospendere la sola pena detentiva, qualora quella complessiva superi i limiti previsti.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno rilevato una duplice violazione di legge da parte della Corte territoriale.

In primo luogo, è stata censurata l’interpretazione dell’art. 164 del codice penale. La norma, infatti, non vieta la concessione di una seconda sospensione condizionale della pena, ma la consente a condizione che la nuova pena da infliggere, cumulata con quella precedentemente sospesa, non superi i due anni di detenzione o arresto. La Corte di Appello ha quindi errato nel considerare la precedente condanna come un ostacolo insormontabile, senza effettuare la necessaria valutazione sul cumulo delle pene.

In secondo luogo, la Cassazione ha evidenziato la violazione dell’art. 163, comma 1, ultimo periodo, del codice penale. Questa disposizione prevede che, in caso di condanna a pena pecuniaria congiunta a pena detentiva non superiore a due anni, qualora la pena complessiva (ragguagliata a norma dell’art. 135 c.p.) superi il limite dei due anni, il giudice può comunque ordinare che l’esecuzione della sola pena detentiva rimanga sospesa. La Corte di Appello, affermando l’impossibilità di concedere il beneficio a causa del superamento della soglia complessiva, ha ignorato questa specifica previsione normativa, che permette appunto di ‘scorporare’ la pena detentiva e sospenderla autonomamente.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente al punto relativo alla mancata concessione del beneficio. Il caso è stato rinviato ad un’altra Sezione della Corte di Appello di Bologna per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati. La parte della sentenza relativa all’affermazione della responsabilità penale dell’imputato è invece divenuta irrevocabile. Questa decisione ribadisce l’importanza di una corretta applicazione delle norme sulla sospensione condizionale della pena, un istituto che, seppur soggetto a limiti precisi, non può essere negato sulla base di interpretazioni restrittive e non conformi al dettato legislativo.

È possibile ottenere la sospensione condizionale della pena per la seconda volta?
Sì, è possibile a condizione che la pena da infliggere, cumulata con quella irrogata con la precedente condanna, non superi i limiti stabiliti dalla legge (generalmente, due anni di detenzione o di arresto).

Se la pena totale (detentiva più pecuniaria) supera il limite previsto per la sospensione, il beneficio è sempre escluso?
No. L’art. 163 del codice penale stabilisce che quando la pena detentiva non supera i due anni, ma quella complessiva (sommata alla pena pecuniaria convertita) è superiore, il giudice può ordinare che l’esecuzione della sola pena detentiva rimanga sospesa.

Cosa significa che la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio limitatamente a un punto?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato solo una parte specifica della decisione precedente (in questo caso, il diniego della sospensione condizionale) e ha ordinato alla Corte di Appello di riesaminare solo quel punto, seguendo le indicazioni fornite. Le altre parti della sentenza non annullate, come l’affermazione di colpevolezza, diventano definitive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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