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Sospensione condizionale: reato depenalizzato non conta

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che revocava una sospensione condizionale della pena, ritenuta la terza. La Corte ha stabilito che una precedente condanna per un reato successivamente depenalizzato (guida senza patente) non deve essere conteggiata. Pertanto, la nuova sospensione potrebbe essere la seconda e non la terza, rendendola legittima. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per verificare se la condotta originaria rientri effettivamente nella fattispecie depenalizzata.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione condizionale della pena: un reato depenalizzato non può precludere il beneficio

La sospensione condizionale della pena è uno strumento fondamentale del nostro ordinamento penale, ma la sua applicazione può presentare complesse questioni interpretative. Con la sentenza n. 25950 del 2024, la Corte di Cassazione interviene su un caso emblematico, chiarendo che una condanna per un reato successivamente depenalizzato non può essere considerata un precedente ostativo alla concessione di una nuova sospensione. Questa decisione riafferma il principio dell’ abolitio criminis e i suoi effetti radicali sugli effetti penali di una condanna.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Catania che, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena concesso a un imputato. Si trattava della terza sospensione, concessa con una sentenza del gennaio 2022. La revoca era stata motivata dal fatto che una seconda sospensione, risalente al 2015, era diventata irrevocabile solo sette giorni prima della concessione della terza, rendendo impossibile per il giudice della cognizione averne contezza tramite il certificato del casellario giudiziale.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la decisione. Durante il giudizio di legittimità, il Procuratore generale ha sollevato una questione ancora più radicale: la prima sospensione condizionale era stata concessa per il reato di guida senza patente, un illecito che nel frattempo era stato in gran parte depenalizzato.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Sospensione Condizionale della Pena

La Suprema Corte ha accolto la prospettiva del Procuratore generale, ritenendola pregiudiziale e assorbente rispetto alle altre censure. Ha quindi annullato l’ordinanza impugnata e rinviato il caso alla Corte di Appello per un nuovo esame, fornendo precise indicazioni.

L’Impatto dell’Abolitio Criminis

Il fulcro della decisione risiede nel principio dell’abolitio criminis. La Cassazione ribadisce un orientamento consolidato: quando un fatto cessa di essere previsto dalla legge come reato, vengono meno tutti i suoi effetti penali. Questo include l’attitudine della condanna a costituire un precedente che ostacola la reiterazione della sospensione condizionale della pena. In altre parole, una condanna per un reato che non esiste più non può essere contata nella ‘serie numerica’ delle sospensioni già godute.

Il Compito del Giudice del Rinvio

La Corte precisa, tuttavia, che la guida senza patente non è stata completamente depenalizzata. Il d.lgs. n. 8 del 2016 ha mantenuto la rilevanza penale per l’ipotesi di ‘recidiva nel biennio’. Di conseguenza, il giudice del rinvio dovrà per prima cosa compiere un’indagine specifica: accertare se la condotta per cui fu emessa la prima condanna rientri nella fattispecie oggi depenalizzata o se, al contrario, costituisse un’ipotesi di recidiva nel biennio, che ancora oggi ha rilevanza penale. Se il reato fosse effettivamente depenalizzato, la terza sospensione diventerebbe la seconda, e quindi pienamente legittima.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si articola su due livelli. Il primo, e principale, è quello relativo alla depenalizzazione. La Corte stabilisce che questa questione è prioritaria e, se accertata, risolve il caso a favore del ricorrente. La condanna per il reato abrogato è come se non fosse mai esistita ai fini del computo delle sospensioni.

In via subordinata, qualora il primo reato non risultasse depenalizzato, la Corte affronta la censura originaria del ricorso. Afferma che il giudice dell’esecuzione non può revocare un beneficio basandosi su considerazioni ‘logico-probabilistiche’, come presumere i tempi di aggiornamento del casellario giudiziale. Per stabilire se la causa ostativa (la seconda sospensione) fosse conoscibile dal giudice che ha concesso la terza, è necessario un accertamento documentale certo. A tal fine, il giudice dell’esecuzione ha il dovere di acquisire il fascicolo processuale del giudizio di cognizione per verificare concretamente quali atti fossero a disposizione del precedente giudice al momento della decisione.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti principi di diritto. In primo luogo, consolida l’effetto ‘purgativo’ dell’abolitio criminis: un fatto non più considerato reato perde ogni sua connotazione penalistica negativa, inclusa la capacità di limitare benefici futuri come la sospensione condizionale della pena. In secondo luogo, rafforza le garanzie nel procedimento esecutivo, imponendo al giudice della revoca un onere di accertamento rigoroso e documentale, che non può essere sostituito da mere presunzioni sulla conoscibilità degli atti. La decisione finale dipenderà quindi da un’indagine fattuale precisa, che la Corte di Appello dovrà ora svolgere.

Una precedente condanna per un reato poi depenalizzato conta ai fini della concessione di una nuova sospensione condizionale della pena?
No. Secondo la sentenza, a seguito dell’abolitio criminis, la condanna per un fatto non più previsto come reato cessa di produrre effetti penali e non deve essere inclusa nel calcolo delle sospensioni già concesse.

Cosa deve fare il giudice dell’esecuzione prima di revocare una sospensione condizionale per un precedente ostativo non noto al giudice della cognizione?
Deve accertare in modo documentale se le precedenti concessioni risultassero dagli atti a disposizione del giudice della cognizione al momento della decisione. Non può basarsi su considerazioni probabilistiche (es. i tempi di aggiornamento del casellario), ma deve acquisire il fascicolo processuale per una verifica diretta.

La guida senza patente è sempre un reato depenalizzato?
No. La sentenza chiarisce che la guida senza patente è stata depenalizzata dal d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 8, ma rimane reato nell’ipotesi di ‘recidiva nel biennio’, come previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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