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Sospensione condizionale: quando non serve motivazione

Una persona condannata per abusi edilizi ottiene la sospensione condizionale della pena non subordinata alla demolizione. Il Procuratore Generale ricorre in Cassazione contestando la mancata subordinazione e l’assenza di motivazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che l’obbligo di motivare tale scelta sorge solo se l’imputato ha già usufruito del beneficio o se vi è una richiesta esplicita del PM, condizioni assenti nel caso di specie.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione condizionale e abusi edilizi: quando la demolizione non è una condizione

La concessione della sospensione condizionale della pena in caso di reati edilizi è un tema di grande rilevanza pratica. Spesso ci si chiede se tale beneficio debba essere necessariamente legato all’ordine di demolizione dell’opera abusiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: l’obbligo di motivazione da parte del giudice qualora decida di non subordinare il beneficio alla demolizione.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Palmi aveva condannato una persona per una serie di reati legati all’abusivismo edilizio, previsti dal Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/01). Contestualmente alla condanna, il giudice aveva concesso all’imputata il beneficio della sospensione condizionale della pena. Tuttavia, questa concessione non era stata subordinata all’adempimento dell’obbligo di demolire l’opera illecitamente realizzata.

Il Ricorso del Procuratore Generale

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Reggio Calabria ha proposto ricorso per cassazione. Le doglianze erano principalmente due:

1. La mancata subordinazione del beneficio della sospensione alla demolizione dell’opera abusiva.
2. L’assenza di una motivazione specifica da parte del giudice su tale scelta.

Secondo il Procuratore, il giudice avrebbe dovuto spiegare le ragioni per cui concedeva un beneficio così importante senza imporre la condizione ripristinatoria della demolizione, che costituisce l’eliminazione delle conseguenze dannose del reato.

La Decisione della Cassazione sulla sospensione condizionale

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, richiamando un precedente specifico (sentenza n. 38476/2019). La Corte ha chiarito che l’obbligo per il giudice di motivare la mancata subordinazione della sospensione condizionale non è assoluto, ma sorge solo in determinate circostanze.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella distinzione operata dalla giurisprudenza. Il giudice è tenuto a motivare la sua scelta di non subordinare la sospensione all’eliminazione delle conseguenze dannose del reato (come la demolizione) soltanto in due specifici scenari:

1. Quando la persona imputata ha già usufruito in passato della sospensione condizionale.
2. Quando vi è stata una richiesta specifica in tal senso da parte del pubblico ministero nel corso del processo.

Nel caso analizzato, nessuna di queste due condizioni era presente. Di conseguenza, il giudice di primo grado non era legalmente obbligato a fornire una spiegazione per la sua decisione. La Corte ha inoltre osservato un altro elemento interessante: il giudice di merito aveva omesso di emettere il pur obbligatorio ordine di demolizione, previsto dall’art. 31, comma 8, del DPR 380/01. Tuttavia, poiché il ricorso del Procuratore non contestava questo specifico punto, la Corte di Cassazione non ha potuto intervenire al riguardo, confermando il principio secondo cui il suo giudizio è limitato ai motivi di ricorso presentati.

Le Conclusioni

La sentenza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, consolida il principio secondo cui la subordinazione della sospensione condizionale alla demolizione in caso di abusi edilizi non è automatica ma rientra nella discrezionalità del giudice. In secondo luogo, chiarisce che l’onere di motivare la mancata subordinazione scatta solo in presenza di precise condizioni procedurali. Ciò sottolinea l’importanza, per l’accusa, di formulare richieste specifiche durante il giudizio di merito per ‘attivare’ tale obbligo di motivazione. Infine, evidenzia una distinzione fondamentale tra la concessione della sospensione, che è un beneficio, e l’ordine di demolizione, che è un atto dovuto e obbligatorio la cui omissione deve essere specificamente impugnata per poter essere sanata in un grado di giudizio successivo.

È sempre obbligatorio subordinare la sospensione condizionale alla demolizione di un’opera abusiva?
No, non è sempre obbligatorio. Secondo la sentenza, la subordinazione è una facoltà del giudice e non un automatismo.

Quando il giudice deve motivare la scelta di NON subordinare la sospensione condizionale alla demolizione?
Il giudice deve fornire una motivazione specifica solo in due casi: se l’imputato ha già usufruito in passato della sospensione condizionale o se il pubblico ministero ne ha fatto esplicita richiesta durante il processo.

Cosa succede se il giudice omette di emettere l’ordine di demolizione dell’abuso edilizio?
L’ordine di demolizione è un atto obbligatorio. Tuttavia, se il giudice lo omette e la Procura non impugna specificamente questo punto, la Corte di Cassazione non può intervenire d’ufficio per correggere l’errore, in quanto il suo esame è limitato ai motivi del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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