Sospensione Condizionale: Perché il Ricorso è Inammissibile se Non Richiesta Prima
La sospensione condizionale della pena rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, offrendo una possibilità di riscatto a chi viene condannato a pene non elevate. Tuttavia, l’accesso a questo beneficio è subordinato al rispetto di precise regole procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: non si può lamentare in Cassazione la mancata concessione di un beneficio se non lo si è richiesto nei precedenti gradi di giudizio. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Nel suo ricorso per cassazione, l’imputato lamentava, tra le altre cose, che i giudici di merito non gli avessero concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. Questa doglianza, tuttavia, presentava una debolezza procedurale fatale: in nessuna fase del giudizio di merito (né in primo grado, né in appello) la difesa aveva mai formulato una richiesta esplicita per ottenere tale beneficio.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte, con una motivazione tanto sintetica quanto ineccepibile, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che i motivi presentati dall’imputato non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso palesemente infondato.
Le Motivazioni: la regola sulla richiesta di sospensione condizionale
Il cuore della decisione risiede in un principio consolidato, richiamato esplicitamente dalla Corte attraverso la citazione di una sentenza delle Sezioni Unite (la n. 22533 del 2018). Secondo questo orientamento, l’imputato non può dolersi in Cassazione della mancata concessione della sospensione condizionale qualora non ne abbia fatto specifica richiesta nel corso del giudizio di merito.
Il ricorso per cassazione, infatti, è un giudizio di legittimità, non di merito. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi inferiori, non riesaminare i fatti o accogliere richieste nuove. Consentire all’imputato di sollevare per la prima volta una simile questione davanti alla Cassazione significherebbe trasformare la natura stessa del giudizio di legittimità. La Corte d’Appello non può essere accusata di aver omesso una decisione su un punto che non le è mai stato sottoposto. Pertanto, la doglianza è stata ritenuta preclusa, ovvero non più proponibile in quella fase processuale.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa
Questa ordinanza, pur non introducendo novità, serve da importante monito per la strategia difensiva. Dimostra in modo inequivocabile che ogni richiesta, inclusa quella per benefici come la sospensione condizionale, deve essere formulata tempestivamente e nelle sedi opportune, ovvero durante il primo grado o l’appello. Attendere il giudizio di Cassazione per sollevare questioni non dibattute in precedenza è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna ma anche l’aggiunta di ulteriori oneri economici per l’imputato. La difesa deve quindi essere diligente e lungimirante, articolando tutte le possibili istanze fin dalle prime fasi del processo per non precludersi alcuna possibilità in futuro.
È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione la sospensione condizionale della pena?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’imputato non può lamentare la mancata concessione di questo beneficio se non ne ha fatto esplicita richiesta nel corso del giudizio di merito (primo grado o appello).
Cosa succede se un imputato presenta un ricorso in Cassazione per un motivo non sollevato in precedenza?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. I motivi dedotti sono considerati ‘preclusi’, ovvero non consentiti dalla legge in sede di legittimità, poiché non sono stati sottoposti al vaglio dei giudici di merito.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo sanzionatorio in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11367 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11367 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 21/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato il 14/11/1985
avverso la sentenza del 07/03/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Ritenuto che i motivi dedotti nel ricorso non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, perché costituiti da doglianze precluse (in appello il ricorrente non ha dedotto in alcuna sede del giudizio di merito la concessione della sospensione condizionale, cfr. Sez. U, n. 22533 del 25/10/2018, dep. 2019, Salerno, Rv. 275376, secondo cui l’imputato non può dolersi, con ricorso per cassazione, della sua mancata concessione, qualora non ne abbia fatto richiesta nel corso del giudizio di merito);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21/0’2/2025.