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Sospensione condizionale pena: quando è negata

Un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza si è visto respingere il ricorso in Cassazione. La Corte ha confermato il diniego della sospensione condizionale pena e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa della gravità della condotta e della presenza di precedenti penali specifici che indicavano un’alta probabilità di recidiva.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale Pena: Quando i Precedenti la Escludono

La concessione della sospensione condizionale pena rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento, volto a favorire il recupero del condannato evitando gli effetti desocializzanti del carcere per reati di minore gravità. Tuttavia, questo beneficio non è automatico e la sua applicazione dipende da una valutazione prognostica sul futuro comportamento del reo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri che possono portare al suo diniego, specialmente in presenza di precedenti penali specifici.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato da circostanze specifiche previste dal Codice della Strada. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione della Corte d’Appello di Bologna, ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e il Rifiuto della sospensione condizionale pena

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso lamentando due presunte violazioni di legge:

1. Erronea applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero dovuto riconoscere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la presunta lieve entità della condotta.
2. Mancata concessione della sospensione condizionale della pena: Il ricorrente contestava il diniego del beneficio previsto dall’art. 163 c.p., sostenendo che la motivazione della Corte d’Appello fosse carente o illogica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo infondate entrambe le censure e confermando pienamente la decisione dei giudici di merito. L’analisi della Corte si è concentrata sui due punti sollevati dalla difesa.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha stabilito che la non punibilità per particolare tenuità del fatto era stata correttamente esclusa. I giudici di merito avevano infatti evidenziato il ‘rilevato disvalore oggettivo della condotta’, un elemento che, se argomentato in modo logico e coerente con le prove, rende la decisione insindacabile in sede di legittimità. La gravità del comportamento, quindi, ostacolava l’applicazione di questo beneficio.

Sul secondo e cruciale punto, quello relativo alla sospensione condizionale pena, la Cassazione ha avallato la valutazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva negato il beneficio sottolineando la presenza di ‘altre precedenti condanne per reati di analoga natura’. Questi precedenti sono stati considerati elementi ostativi a una prognosi favorevole. In altre parole, la Corte ha ritenuto che la storia criminale dell’imputato non permettesse di presumere che si sarebbe astenuto dal commettere ulteriori reati in futuro. Il ragionamento è stato considerato immune da vizi logici e, pertanto, non censurabile in Cassazione.

Le Conclusioni

La decisione in commento ribadisce un principio consolidato: la valutazione per la concessione della sospensione condizionale della pena non può prescindere da un’analisi complessiva della personalità del reo e, in particolare, dei suoi precedenti penali. La presenza di condanne specifiche, specialmente per reati della stessa indole, costituisce un valido e robusto argomento per formulare un giudizio prognostico negativo. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito, evidenziando come la reiterazione di condotte illecite precluda l’accesso a benefici pensati per chi commette un reato per la prima volta o in modo occasionale.

Per quale motivo è stata negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La non punibilità è stata esclusa perché i giudici hanno riscontrato un significativo ‘disvalore oggettivo della condotta’, ritenendo quindi il fatto non sufficientemente lieve da poter beneficiare di tale istituto.

Su quali basi è stata rifiutata la sospensione condizionale della pena?
La sospensione condizionale è stata negata a causa della presenza di precedenti condanne a carico dell’imputato per reati della stessa natura. Questo ha portato i giudici a formulare una prognosi negativa sulla sua futura condotta, ritenendo probabile che avrebbe commesso altri reati.

Qual è stato l’esito finale del ricorso in Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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