LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sospensione condizionale pena: precedenti depenalizzati

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto di energia elettrica, a cui era stata negata la sospensione condizionale della pena. La Corte ha stabilito che, ai fini del giudizio prognostico sulla futura condotta del reo, il giudice può legittimamente considerare anche precedenti condanne per reati successivamente depenalizzati, in quanto ancora indicative della capacità a delinquere del soggetto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione condizionale pena e precedenti depenalizzati: la parola alla Cassazione

La concessione della sospensione condizionale pena rappresenta un momento cruciale nel processo penale, poiché si basa su una valutazione previsionale del giudice riguardo al futuro comportamento del condannato. Ma cosa accade se i precedenti penali su cui si fonda il diniego del beneficio riguardano reati che, nel frattempo, sono stati depenalizzati? Con la sentenza n. 669 del 2024, la Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale, affermando che anche un illecito depenalizzato può influenzare negativamente il giudizio prognostico del giudice.

I fatti del caso: furto di energia e diniego del beneficio

Il caso trae origine dalla condanna di un imprenditore per il reato di furto aggravato di energia elettrica. L’uomo aveva manomesso il contatore della sua utenza commerciale per registrare un consumo energetico significativamente inferiore a quello reale, sottraendo così energia alla società fornitrice. Condannato in primo grado e in appello a quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa, l’imputato si è visto negare il beneficio della sospensione condizionale della pena.

La Corte d’Appello aveva motivato la propria decisione sulla base di due precedenti penali a carico dell’imputato, ritenendoli sufficienti a formulare un giudizio prognostico negativo sulla sua futura condotta.

Il ricorso in Cassazione sulla sospensione condizionale pena

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione con cui era stata negata la sospensione condizionale pena. La difesa ha sostenuto che i giudici di merito avessero errato nel non considerare che una delle due condanne precedenti si riferiva a una fattispecie di reato nel frattempo depenalizzata. Secondo il ricorrente, tale circostanza avrebbe dovuto portare a una valutazione diversa e più favorevole, invalidando la prognosi negativa sulla sua futura astensione dal commettere reati.

Inoltre, sia la Procura Generale che la difesa hanno sollevato, in sede di conclusioni, la questione della procedibilità del reato, sostenendo che, a seguito della Riforma Cartabia, fosse necessaria la querela della persona offesa, in questo caso assente.

La questione della procedibilità del furto

Prima di analizzare il fulcro della questione, la Cassazione ha sgombrato il campo dal tema della procedibilità. Ha chiarito che, sebbene la recente riforma abbia introdotto la procedibilità a querela per molti delitti di furto, il caso in esame faceva eccezione. La presenza della circostanza aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio o pubblica utilità (l’energia elettrica), prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale, mantiene la procedibilità d’ufficio. Pertanto, l’assenza di querela era del tutto ininfluente.

Le motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della sentenza risiede nella valutazione del motivo di ricorso relativo al diniego della sospensione condizionale pena. La Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato, fornendo una motivazione chiara e basata su consolidati principi giurisprudenziali.

I giudici hanno affermato che il giudizio prognostico richiesto dall’art. 164 del codice penale non è un’analisi formale del casellario giudiziale, ma una valutazione sostanziale della personalità e della capacità a delinquere dell’imputato. In quest’ottica, anche una condanna per un reato che non è più tale per effetto della depenalizzazione mantiene la sua rilevanza storica e fattuale. Essa rappresenta un precedente comportamento illecito che il giudice può e deve considerare per prevedere se il soggetto si asterrà dal commettere nuovi reati in futuro.

La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza, secondo cui il giudice, nel valutare la concedibilità del beneficio, può fondare la sua decisione sugli elementi ritenuti prevalenti ai sensi dell’art. 133 del codice penale, senza doverli esaminare tutti. I precedenti penali, anche se non definitivi o relativi a fatti depenalizzati, rientrano a pieno titolo tra questi elementi, in quanto si riferiscono “alla condotta e alla vita del reo, antecedenti al reato”.

Le conclusioni

La sentenza n. 669/2024 ribadisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: la depenalizzazione di un reato non ne cancella il disvalore come indicatore della personalità del soggetto. Ai fini della concessione della sospensione condizionale pena, il giudice ha il potere discrezionale di valutare l’intera storia personale e giudiziaria dell’imputato per formulare un giudizio prognostico attendibile. Di conseguenza, una condanna per un reato depenalizzato non svanisce nel nulla, ma rimane un fatto storico che può legittimamente fondare la decisione di negare un beneficio volto a premiare chi si presume possa intraprendere un percorso di legalità.

Un reato di furto di energia elettrica è sempre procedibile d’ufficio dopo la Riforma Cartabia?
No, ma lo rimane se, come nel caso di specie, sussiste l’aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità, secondo quanto previsto dall’art. 625 n. 7 del codice penale.

Ai fini della concessione della sospensione condizionale della pena, un precedente reato poi depenalizzato ha ancora valore?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che anche una condanna per un reato successivamente depenalizzato può essere legittimamente valutata dal giudice come elemento ostativo nel giudizio prognostico sulla futura condotta del reo, in quanto indicativa della sua capacità a delinquere.

Il giudice deve esaminare tutti gli elementi dell’art. 133 cod. pen. per negare la sospensione condizionale della pena?
No, il giudice di merito, nel valutare la concedibilità del beneficio, può limitarsi a indicare gli elementi che ritiene prevalenti, come i precedenti penali dell’imputato, per fondare la sua decisione di escludere il beneficio, senza dover analizzare tutti i parametri elencati dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati