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Sospensione condizionale pena: no alla terza volta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la sospensione condizionale della pena per una terza condanna. La sentenza ribadisce che la presenza di due precedenti condanne definitive impedisce la concessione del beneficio, poiché osta a una previsione favorevole sulla futura condotta del reo. La Corte ha inoltre confermato la legittimità della conversione della pena detentiva in pecuniaria senza un ulteriore contraddittorio, se già richiesta dall’imputato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione condizionale della pena: la Cassazione dice no alla terza condanna

La sospensione condizionale della pena rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, ma la sua applicazione è soggetta a limiti rigorosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: il beneficio non può essere concesso per la terza volta. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sui criteri di valutazione della pericolosità sociale e sulla discrezionalità del giudice nella scelta delle pene sostitutive.

I fatti del caso: dalla condanna al ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un uomo condannato dalla Corte di Appello di Torino per un reato ambientale previsto dal d.lgs. n. 152/2006. In riforma della sentenza di primo grado, la Corte territoriale aveva sostituito la pena detentiva con una pena pecuniaria di 3.450 euro di ammenda.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando tre violazioni di legge:
1. Il mancato riconoscimento del beneficio della sospensione condizionale della pena.
2. La conversione della pena detentiva in pecuniaria senza un preventivo contraddittorio tra le parti.
3. La mancata ammissione ai lavori di pubblica utilità, che erano stati richiesti in via subordinata.

Limiti invalicabili per la sospensione condizionale della pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, concentrandosi sul motivo principale relativo alla sospensione condizionale. Dal casellario giudiziale dell’imputato risultavano già due condanne definitive a pene detentive per delitti: una per furto continuato aggravato e un’altra per uso di atto falso.

La presenza di questi due precedenti è stata decisiva. I giudici hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 164 del codice penale, la concessione del beneficio è preclusa. La norma, infatti, non autorizza una terza sospensione. Essa permette una seconda concessione solo se la nuova pena, cumulata con quella della precedente (e unica) condanna, non superi determinati limiti. L’uso del termine al singolare (“precedente condanna”) è stato interpretato dalla giurisprudenza consolidata come un ostacolo insormontabile all’applicazione del beneficio in presenza di due o più condanne passate.

Secondo la Corte, due condanne precedenti impediscono al giudice di formulare una prognosi favorevole sulla futura condotta dell’imputato, requisito indispensabile per la concessione della sospensione.

La discrezionalità del giudice sulle pene sostitutive

Anche gli altri due motivi di ricorso sono stati respinti. La Corte ha ritenuto le censure inconsistenti, poiché l’imputato stesso, tramite il suo difensore, aveva richiesto in appello la sostituzione della pena detentiva.

L’art. 545-bis del codice di procedura penale consente al giudice di sostituire immediatamente la pena dopo la lettura del dispositivo. L’interlocuzione con le parti è una fase solo eventuale, necessaria unicamente se non è possibile decidere subito. Avendo la difesa avanzato la richiesta, la Corte d’Appello era legittimata a decidere, motivando perché non ricorressero i presupposti per i lavori di pubblica utilità e perché, invece, fosse più adeguata la conversione in pena pecuniaria.

Inoltre, la Cassazione ha ricordato che la scelta tra le diverse pene sostitutive rientra nel potere discrezionale del giudice, che deve optare per quella più idonea alla rieducazione del condannato, con il minor sacrificio possibile della libertà personale. Mentre per i lavori di pubblica utilità è necessario il consenso dell’imputato, per la conversione in pena pecuniaria tale consenso non è richiesto.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della normativa e della giurisprudenza consolidata. La decisione di negare la sospensione condizionale della pena si basa sulla constatazione oggettiva dei due precedenti penali, che rendono impossibile una valutazione positiva sulla futura astensione dal commettere reati. La pluralità di condanne precedenti è vista come un indice di una persistente tendenza a delinquere che non può essere ignorata. Per quanto riguarda le pene sostitutive, la Corte ha riaffermato la correttezza procedurale della decisione impugnata e la piena legittimità della scelta discrezionale del giudice di merito, adeguatamente motivata.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione conferma che la sospensione condizionale della pena non è un diritto automatico, ma un beneficio concesso sulla base di una prognosi favorevole che non può prescindere dall’analisi del passato criminale del reo. Due condanne sono un limite invalicabile per una terza concessione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, a sottolineare la pretestuosità dell’impugnazione.

È possibile ottenere la sospensione condizionale della pena dopo aver già ricevuto due condanne?
No, la sentenza chiarisce che la presenza di due condanne precedenti impedisce la concessione del beneficio per una terza condanna. La legge consente una seconda sospensione solo se la pena cumulata con la precedente (singola) condanna non supera i limiti di legge, ma non ne ammette una terza.

Il giudice può sostituire una pena detentiva con una pecuniaria senza sentire nuovamente l’imputato?
Sì, se l’imputato ha già richiesto la sostituzione della pena (ad esempio, nell’atto di appello). L’articolo 545-bis del codice di procedura penale consente al giudice di decidere immediatamente la sostituzione dopo la lettura del dispositivo. Un’ulteriore udienza è prevista solo come fase eventuale.

Perché la richiesta di ammissione ai lavori di pubblica utilità è stata respinta in favore della pena pecuniaria?
La Corte di appello ha ritenuto che non sussistessero i presupposti per l’ammissione ai lavori di pubblica utilità e ha optato per la conversione in pena pecuniaria. La Cassazione ha confermato che la scelta tra le diverse pene sostitutive rientra nella discrezionalità del giudice, che deve motivare la sua decisione in base all’idoneità della pena alla rieducazione del condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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