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Sospensione condizionale pena: limiti del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Giudice dell’esecuzione che aveva stabilito la durata di un programma di recupero come condizione per la sospensione condizionale pena. La Corte ha chiarito che il giudice può unicamente fissare il termine entro cui l’obbligo deve essere adempiuto, ma non può determinare la durata del percorso stesso, incorrendo altrimenti in una violazione di legge.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale Pena: i poteri del Giudice e la durata del programma di recupero

La sospensione condizionale pena è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, che offre al condannato una seconda possibilità, subordinandola però a specifiche condizioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 8104/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale: quali sono i limiti del potere del giudice nel definire gli obblighi imposti al condannato? Nello specifico, il giudice può stabilire la durata di un programma di recupero?

Il caso: la durata del percorso di recupero imposta dal giudice

Il caso ha origine da un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, in funzione di giudice dell’esecuzione. Questo giudice aveva subordinato il beneficio della sospensione condizionale della pena per un condannato alla partecipazione a un programma di recupero, stabilendone la durata in ‘anni uno e mesi sei’.

Il difensore del condannato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due motivi principali:
1. Violazione di legge: Secondo la difesa, l’articolo 165, comma 6 del codice penale, non conferisce al giudice il potere di determinare la durata del programma, ma solo di fissare il termine entro cui l’obbligo deve essere adempiuto.
2. Mancanza di motivazione: L’ordinanza non spiegava le ragioni alla base della durata imposta.

La decisione della Cassazione sulla sospensione condizionale pena

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto al secondo. Gli Ermellini hanno stabilito che il giudice dell’esecuzione ha commesso un errore di diritto, andando oltre i poteri conferitigli dalla legge.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione della Suprema Corte risiede nella chiara interpretazione dell’art. 165, comma 6 del codice penale. Questa norma stabilisce che il giudice ‘indichi il termine entro il quale l’obbligo imposto […] deve essere adempiuto’. La legge parla di ‘termine’ per l’adempimento, non di ‘durata’ della prestazione o del percorso.

Secondo la Cassazione, è ‘estranea al dettato della norma l’introduzione di un termine che disponga in merito alla durata del percorso di recupero’. Sebbene il termine per l’adempimento sia strettamente legato alla durata del programma, non è compito del giudice determinarla. In questo modo, il giudice dell’esecuzione ha interferito con aspetti che non rientrano nella sua giurisdizione, violando la legge.

Le conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso a un nuovo giudice. Quest’ultimo dovrà riesaminare la questione attenendosi a un principio chiaro: il suo compito è stabilire una scadenza per l’adempimento dell’obbligo. Per farlo in modo motivato e congruo, potrà certamente acquisire informazioni sulla durata prevista del percorso di recupero, ma non potrà mai sostituirsi a chi gestisce il programma per fissarne la durata. Questa sentenza ribadisce un importante limite all’intervento del giudice nella fase esecutiva, garantendo che le modalità dei percorsi di recupero rimangano definite secondo le loro specifiche logiche trattamentali, pur nel rispetto di un termine fissato giudizialmente per il loro completamento.

In caso di sospensione condizionale della pena, il giudice può stabilire la durata di un programma di recupero?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice può solo indicare il termine finale entro il quale l’obbligo deve essere adempiuto, ma non può determinare la durata del percorso di recupero stesso.

Qual è il ruolo del giudice dell’esecuzione secondo l’art. 165 del codice penale?
Il ruolo del giudice dell’esecuzione, ai sensi dell’art. 165, comma 6, c.p., è quello di fissare un termine per l’adempimento degli obblighi imposti per la sospensione condizionale della pena. Può acquisire informazioni sulla durata di un programma per fissare un termine congruo, ma non può stabilire la durata del programma.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla con rinvio un’ordinanza?
La decisione impugnata viene cancellata e il caso viene trasmesso nuovamente a un giudice dello stesso grado di quello che ha emesso il provvedimento annullato. Questo nuovo giudice dovrà decidere di nuovo sulla questione, ma è vincolato a rispettare i principi di diritto stabiliti nella sentenza della Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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