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Sospensione condizionale pena: annullamento per difetto

Un individuo, condannato per porto abusivo di coltello, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata motivazione su tre punti: l’esclusione della particolare tenuità del fatto, il diniego delle attenuanti generiche e il rigetto della sospensione condizionale della pena. La Suprema Corte ha respinto i primi due motivi, chiarendo la differenza tra ‘lieve entità’ e ‘particolare tenuità’, ma ha accolto il terzo. La sentenza è stata annullata con rinvio perché il giudice di merito ha omesso completamente di motivare il diniego della sospensione condizionale della pena, violando un preciso obbligo di legge.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa motivazione sulla sospensione condizionale della pena: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5183 del 2025, interviene su un caso di porto abusivo di coltello, offrendo importanti chiarimenti sui doveri di motivazione del giudice, in particolare riguardo alla richiesta di sospensione condizionale della pena. La decisione sottolinea come l’omissione di una risposta argomentata su un punto specifico sollevato dalla difesa possa portare all’annullamento della sentenza, anche se parziale.

I Fatti di Causa

Un soggetto veniva condannato dal Tribunale di Ragusa alla pena di 1000 euro di ammenda per il reato di porto in luogo pubblico di un coltello a serramanico. Tramite il proprio difensore, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su tre distinti motivi di doglianza:

1. Vizio di motivazione per il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), nonostante la richiesta in sede di discussione.
2. Vizio di motivazione per la mancata concessione delle attenuanti generiche.
3. Vizio di motivazione per il diniego della concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena.

In sostanza, la difesa lamentava che il giudice di primo grado avesse ignorato o motivato in modo insufficiente il rigetto di tre istanze cruciali per l’imputato.

L’Analisi della Cassazione: tra rigetto e annullamento

La Suprema Corte ha esaminato i tre motivi di ricorso, giungendo a conclusioni differenti per ciascuno di essi. L’analisi offre spunti di riflessione sulla distinzione tra diversi istituti giuridici e sull’estensione dell’obbligo di motivazione del giudice.

Primo Motivo: Lieve Entità vs. Particolare Tenuità

Il primo motivo viene giudicato infondato. La Corte chiarisce un punto fondamentale: la qualificazione di un fatto come di “lieve entità” è incompatibile con quella di “particolare tenuità”. Sebbene possano sembrare concetti simili, hanno una differente portata ontologica:

* Lieve Entità: È una circostanza attenuante che riduce la pena, ma non elimina la punibilità del fatto. Riconosce una minore gravità, ma afferma che la condotta merita comunque una sanzione.
* Particolare Tenuità (art. 131-bis c.p.): È una causa di non punibilità. Il fatto, pur costituendo reato, è talmente irrilevante da non meritare alcuna sanzione penale.

Nel caso di specie, il Tribunale aveva già riconosciuto la lieve entità del fatto. Secondo la Cassazione, questa valutazione implica logicamente l’esclusione della particolare tenuità. Un fatto ritenuto “lieve” e meritevole di pena non può, per insanabile contraddizione logica, essere contemporaneamente “particolarmente tenue” e non punibile.

Secondo Motivo: il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ribadisce il suo orientamento consolidato secondo cui il giudice non è tenuto a una motivazione analitica sul diniego delle attenuanti generiche, specialmente quando la richiesta della difesa è aspecifica. In assenza di elementi fattuali positivi evidenziati dalla parte, è sufficiente che il giudice motivi il diniego facendo riferimento proprio a tale assenza. Avendo già concesso l’attenuante della lieve entità, il Tribunale ha correttamente ritenuto non vi fossero altri elementi per un’ulteriore riduzione della pena.

Terzo Motivo: la Fondatezza del ricorso sulla sospensione condizionale della pena

Il terzo motivo è stato invece accolto. La Corte ha rilevato che, a fronte di una specifica richiesta della difesa di concedere la sospensione condizionale della pena, il Tribunale aveva completamente omesso di pronunciarsi. Nella motivazione della sentenza non vi era alcun riferimento, né esplicito né implicito, alle ragioni del diniego.

Questo silenzio costituisce un grave vizio di motivazione. A differenza delle attenuanti generiche, la richiesta di un beneficio come la sospensione condizionale impone al giudice un preciso obbligo di risposta. Non è possibile desumere il rigetto da altri passaggi della sentenza, soprattutto quando mancano elementi utili per una valutazione prognostica sulla futura condotta dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda sul principio inderogabile per cui ogni provvedimento giurisdizionale deve essere motivato. Mentre in alcuni casi la motivazione può essere implicita o sintetica (come per il rigetto della particolare tenuità o delle attenuanti generiche in determinate condizioni), in altri, come per la sospensione condizionale della pena, l’omissione totale costituisce una violazione insanabile. Il giudice di merito deve compiere una valutazione prognostica sulla probabilità che l’imputato si astenga dal commettere futuri reati. L’assenza di tale valutazione e della relativa spiegazione rende la sentenza illegittima su quel punto.

Conclusioni

Per queste ragioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto relativo alla mancata motivazione sulla sospensione condizionale della pena. Il caso è stato rinviato al Tribunale di Ragusa, in diversa composizione fisica, che dovrà procedere a un nuovo giudizio esclusivamente su questo aspetto, fornendo una motivazione adeguata sulla concessione o sul diniego del beneficio. Il resto del ricorso è stato rigettato, confermando la condanna e la qualificazione del fatto. La sentenza rappresenta un monito sull’importanza della completezza motivazionale delle decisioni giudiziarie, soprattutto quando si incidono diritti e benefici previsti dalla legge.

Perché la sentenza è stata annullata dalla Corte di Cassazione?
La sentenza è stata annullata parzialmente perché il giudice di primo grado ha completamente omesso di motivare la sua decisione riguardo alla richiesta di concessione della sospensione condizionale della pena, violando l’obbligo di fornire una giustificazione per le sue decisioni.

Qual è la differenza tra ‘lieve entità’ e ‘particolare tenuità del fatto’?
Secondo la Corte, sono due concetti incompatibili. La ‘lieve entità’ è una circostanza attenuante che riduce la gravità di un reato che resta comunque punibile. La ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.) è invece una causa di non punibilità, applicabile a reati così minimi da non meritare alcuna sanzione penale.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato il diniego delle attenuanti generiche?
No. Se la richiesta della difesa è generica e non indica elementi specifici a suo supporto, il giudice può motivare il diniego in modo sintetico, anche solo affermando l’assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione per una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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