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Sospensione condizionale: no se la prognosi è negativa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando il diniego della sospensione condizionale della pena. La Corte ha ritenuto corretta la decisione del giudice di merito nel considerare un precedente provvedimento di espulsione e la gravità della condotta come elementi ostativi alla concessione del beneficio, in quanto indicativi di una prognosi negativa sulla futura condotta del reo.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale della Pena: Quando la Prognosi Negativa la Esclude

L’ordinanza n. 13422/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui criteri di concessione della sospensione condizionale della pena. Il caso esaminato riguarda il diniego del beneficio a una persona condannata per resistenza a pubblico ufficiale, la cui posizione era aggravata da un precedente provvedimento di espulsione. La Suprema Corte, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito come la valutazione della futura condotta del reo sia centrale e come determinati elementi possano legittimamente fondare una prognosi negativa.

I Fatti alla Base della Decisione

Una persona veniva condannata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Taranto per il reato di cui all’art. 337 del codice penale (resistenza a pubblico ufficiale). In sede di giudizio, i giudici di merito avevano negato sia la concessione delle circostanze attenuanti generiche sia il beneficio della sospensione condizionale della pena.

La difesa presentava ricorso per Cassazione, lamentando proprio la mancata concessione di tali benefici, ritenendola un’errata applicazione della legge.

Il Diniego della Sospensione Condizionale della Pena

Il punto cruciale del ricorso verteva sul mancato riconoscimento della sospensione condizionale della pena. Questo beneficio, lo ricordiamo, consente di sospendere l’esecuzione di una pena detentiva (entro certi limiti) se il giudice formula una prognosi favorevole, ritenendo che il condannato si asterrà dal commettere ulteriori reati. La difesa sosteneva che tale prognosi dovesse essere positiva nel caso di specie.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, definendo il ricorso “manifestamente infondato”. I giudici di legittimità hanno confermato la piena correttezza della motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima, infatti, aveva basato la sua decisione su elementi concreti e non sindacabili in sede di Cassazione.

In particolare, sono stati due i fattori decisivi che hanno portato a una prognosi negativa:

1. Le gravi modalità della condotta: La natura del reato commesso è stata ritenuta un indicatore significativo della pericolosità sociale del soggetto.
2. Il precedente provvedimento di espulsione: Il fatto che la ricorrente fosse già destinataria di un ordine di allontanamento dal territorio dello Stato è stato considerato un elemento fortemente ostativo. Questo status, secondo la Corte, non solo impediva il riconoscimento delle attenuanti generiche, ma rendeva anche impossibile formulare un giudizio positivo sulla sua futura condotta.

La Corte ha specificato che una motivazione così argomentata è “immune da vizi sindacabili in sede di legittimità”, chiudendo di fatto ogni possibilità di riesame.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione riafferma un principio fondamentale: la concessione della sospensione condizionale della pena non è un automatismo, ma il risultato di una valutazione discrezionale del giudice basata su una prognosi criminale. Elementi come la gravità del reato e lo status giuridico del condannato (in questo caso, un soggetto da espellere) possono legittimamente fondare un giudizio prognostico negativo. La decisione sottolinea che la finalità del beneficio è premiare chi offre garanzie di futuro ravvedimento, una condizione che, nel caso di specie, è stata ritenuta insussistente.

Perché è stata negata la sospensione condizionale della pena?
È stata negata perché i giudici hanno formulato una prognosi negativa sulla futura condotta della ricorrente, ritenendo probabile che avrebbe commesso altri reati, basandosi sulla gravità della condotta e su un pregresso provvedimento di espulsione.

Un provvedimento di espulsione può impedire il riconoscimento delle attenuanti generiche?
Sì, secondo quanto emerge dall’ordinanza, un precedente provvedimento di espulsione, valutato insieme alle gravi modalità della condotta, è stato considerato un elemento ostativo al riconoscimento delle attenuanti generiche.

Qual è il risultato finale del ricorso in Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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