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Sospensione condizionale: no al diniego per clandestinità

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello nella parte in cui negava la sospensione condizionale della pena a due imputati, condannati per spaccio di lieve entità. Il diniego era basato unicamente sul loro status di immigrati irregolari, senza fissa dimora e senza lavoro. La Suprema Corte ha ribadito che tale condizione, da sola, non è sufficiente a giustificare un giudizio prognostico negativo, specialmente in presenza di un imputato incensurato. Per il resto, la condanna per la responsabilità penale è stata confermata.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione condizionale della pena e status di clandestino: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29564/2025, interviene su un tema di grande attualità e rilevanza: la concessione della sospensione condizionale della pena a un imputato straniero irregolare sul territorio nazionale. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: lo status di clandestino, da solo, non può costituire un motivo sufficiente per negare il beneficio, soprattutto se l’imputato è incensurato.

I fatti di causa

Il caso riguarda due cittadini stranieri condannati in primo e secondo grado per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte d’Appello, pur riqualificando il reato come fatto di lieve entità e riducendo la pena, aveva negato loro la concessione della sospensione condizionale. Durante la perquisizione domiciliare, le forze dell’ordine avevano rinvenuto circa 265 dosi di cocaina, un bilancino di precisione e una somma di denaro in banconote di piccolo taglio, elementi che avevano portato alla condanna.

I motivi del ricorso in Cassazione

I difensori degli imputati hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione basato su quattro motivi principali:

1. La nullità della sentenza d’appello per mancata traduzione in una lingua a loro nota.
2. La violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo all’accertamento della loro responsabilità penale.
3. L’eccessiva entità della pena inflitta.
4. L’illegittimità del diniego della sospensione condizionale della pena.

La decisione della Suprema Corte sulla sospensione condizionale della pena

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi tre motivi di ricorso, ritenendoli infondati. Ha confermato la correttezza della valutazione di responsabilità operata dai giudici di merito, basata su prove concrete come l’osservazione diretta e i ritrovamenti durante la perquisizione. Anche la quantificazione della pena è stata considerata adeguatamente motivata.

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’accoglimento del quarto motivo. La Suprema Corte ha censurato la decisione della Corte d’Appello di negare la sospensione condizionale della pena basandosi unicamente sulla condizione di clandestinità degli imputati, i quali erano privi di occupazione e di fissa dimora.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno richiamato un orientamento consolidato secondo cui è illegittimo un diniego del beneficio fondato esclusivamente su tali elementi. L’assenza di precedenti penali (incensuratezza), caratteristica propria degli imputati nel caso di specie, costituisce un elemento di “indubbia valenza positiva”. Per poter superare questa valutazione positiva e formulare un giudizio prognostico negativo (cioè una previsione sfavorevole sulla futura condotta), il giudice deve individuare elementi concreti di segno contrario. Lo status di irregolarità sul territorio nazionale, di per sé, non è un elemento sufficiente a dimostrare una futura propensione a delinquere. La neutralizzazione di un fattore positivo come l’incensuratezza richiede, quindi, una motivazione rafforzata basata su fatti specifici, che nel caso in esame mancava.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla statuizione sul diniego della sospensione condizionale. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma per un nuovo esame sul punto, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato. La responsabilità penale degli imputati per i fatti contestati è, invece, divenuta definitiva. Questa decisione riafferma che le valutazioni del giudice devono essere ancorate a elementi fattuali concreti e non a semplici status personali o sociali, garantendo un’applicazione equa e non discriminatoria della legge.

È possibile negare la sospensione condizionale della pena a un imputato solo perché è un immigrato irregolare?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è illegittimo negare il beneficio basandosi esclusivamente sulla condizione di clandestino, privo di occupazione e di fissa dimora, in assenza di altri elementi concreti che fondino un giudizio prognostico negativo sulla sua futura condotta.

La mancata traduzione della sentenza in una lingua nota all’imputato straniero la rende nulla?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, la mancata traduzione non causa la nullità della sentenza, ma incide sulla decorrenza dei termini per l’impugnazione, i quali iniziano solo dal momento in cui l’imputato ha effettiva conoscenza del contenuto del provvedimento nella sua lingua.

Che valore ha lo stato di incensurato ai fini della concessione della sospensione condizionale?
Lo stato di incensurato (assenza di precedenti penali) costituisce un elemento di indubbia valenza positiva. Per negare il beneficio a un imputato incensurato, il giudice deve individuare e indicare specifici elementi di segno contrario che siano sufficienti a neutralizzare tale valutazione positiva e a giustificare una prognosi sfavorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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