LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sospensione condizionale: motivazione apparente annulla

Un imprenditore, condannato per omessa dichiarazione dei redditi, si è visto negare la sospensione condizionale della pena sulla base di generici riferimenti ai suoi precedenti penali. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, ritenendo la motivazione del giudice d’appello meramente apparente e non sufficientemente argomentata. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione specifica sulla concessione del beneficio, sottolineando la necessità per i giudici di motivare in modo concreto e non formale il diniego della sospensione condizionale della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale: la Cassazione Annulla se la Motivazione è solo Apparente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico: ogni decisione del giudice, specialmente se incide sulla libertà personale, deve essere supportata da una motivazione concreta e non da formule generiche. Il caso in esame riguarda il diniego della sospensione condizionale della pena a un imprenditore, annullato proprio per la carenza di una giustificazione effettiva. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Processo

Un imprenditore, titolare di una ditta individuale, veniva condannato in primo grado e successivamente in appello per il reato di omessa dichiarazione dei redditi (previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000). Nello specifico, non aveva presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione IRAP per l’anno d’imposta 2014, evadendo oltre 62.000 euro di IRPEF a fronte di un volume d’affari di circa 173.000 euro.

La Corte di Appello, pur riducendo leggermente la pena a un anno di reclusione, confermava la condanna ma negava all’imputato il beneficio della sospensione condizionale della pena. La motivazione di tale diniego si basava unicamente sulle “risultanze del certificato del casellario giudiziale”.

Il Ricorso in Cassazione: il Diniego della Sospensione Condizionale della Pena

La difesa dell’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione contestando unicamente il punto relativo al mancato riconoscimento della sospensione condizionale della pena. Secondo il difensore, i giudici di merito si erano limitati a un richiamo generico ai precedenti penali dell’imputato, senza specificare perché questi potessero giustificare una prognosi negativa sul suo futuro comportamento. I precedenti, peraltro, consistevano in reati contravvenzionali di lieve entità, risalenti nel tempo e verosimilmente legati a una crisi d’impresa, elementi che non sembravano ostacolare la concessione del beneficio.

La Decisione della Cassazione: Quando la Motivazione è Inesistente

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici di legittimità hanno qualificato la motivazione della Corte di Appello come “apparente” e, di conseguenza, “sostanzialmente inesistente”. Non è sufficiente, infatti, che un giudice affermi che la decisione si basa sui precedenti penali; è necessario che spieghi quali sono questi precedenti e perché, nel caso specifico, essi inducano a ritenere che l’imputato commetterà nuovi reati.

Nel caso di specie, dal fascicolo processuale emergeva che i precedenti a carico dell’imprenditore erano semplici decreti penali di condanna a pene pecuniarie, mai sospese. Una circostanza che rendeva ancora più evidente l’inconsistenza della motivazione addotta per negare il beneficio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice di merito, nel valutare la concessione della sospensione condizionale, deve compiere un giudizio prognostico concreto sulla futura condotta dell’imputato. Un semplice e generico riferimento al casellario giudiziale non soddisfa l’obbligo di motivazione. Il giudice deve analizzare la natura e la gravità dei precedenti, la loro distanza nel tempo e il contesto in cui sono maturati, per spiegare in modo logico e coerente perché essi rendano sfavorevole la prognosi.

Una motivazione che si limita a citare una fonte (il certificato penale) senza esplicitarne il contenuto rilevante e senza collegarlo logicamente alla decisione, è una motivazione solo apparente. Questa mancanza vizia la sentenza e ne impone l’annullamento sul punto, poiché lede il diritto della difesa a comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata annullata limitatamente alla questione della sospensione condizionale della pena, con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio. Quest’ultima dovrà riesaminare la richiesta del beneficio, fornendo una motivazione completa e specifica che tenga conto di tutti gli elementi, inclusa l’eventuale applicabilità delle condizioni ostative previste dalla legge sui reati tributari. La condanna per il reato di omessa dichiarazione, non essendo stata oggetto di ricorso, è invece divenuta definitiva. Questa pronuncia ribadisce con forza che nel processo penale le forme sono sostanza: una decisione non adeguatamente motivata è una decisione illegittima.

È sufficiente che un giudice citi il casellario giudiziale per negare la sospensione condizionale della pena?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente un generico riferimento alle “risultanze del certificato del casellario giudiziale”. Il giudice ha l’obbligo di specificare quali precedenti penali siano rilevanti e di spiegare perché questi giustifichino una prognosi negativa sulla futura condotta del condannato.

Cosa significa “motivazione apparente” in una sentenza?
Una “motivazione apparente” è una giustificazione che esiste solo formalmente ma è priva di contenuto sostanziale. Si verifica quando un giudice usa formule di stile o affermazioni generiche che non permettono di comprendere il percorso logico seguito per arrivare a una determinata decisione, rendendola di fatto non motivata.

Cosa succede quando la Cassazione annulla una sentenza con rinvio solo su un punto specifico?
Quando la Cassazione annulla una sentenza con rinvio limitatamente a un punto (in questo caso, la sospensione condizionale), significa che le altre parti della decisione non contestate diventano definitive e irrevocabili (la colpevolezza per il reato). Il caso torna a un’altra sezione del giudice del grado precedente, che dovrà decidere nuovamente solo ed esclusivamente sul punto annullato, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati