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Sospensione condizionale: limiti alla revoca del Giudice

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un giudice dell’esecuzione che aveva revocato la sospensione condizionale della pena a un individuo con due condanne. La Corte ha stabilito che la revoca è illegittima se la somma delle pene delle due condanne non supera i limiti di legge (due anni), riaffermando che il giudice dell’esecuzione non può sovrapporre la propria valutazione a quella del giudice di cognizione che aveva concesso il beneficio.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale della Pena: la Cassazione fissa i paletti per la revoca

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del potere del giudice dell’esecuzione di revocare la sospensione condizionale della pena. Questo istituto rappresenta uno strumento fondamentale del nostro ordinamento, volto a favorire il reinserimento sociale del condannato evitando, in determinate condizioni, l’esperienza del carcere. La pronuncia in esame stabilisce che, se i limiti di pena cumulativi sono rispettati, il beneficio concesso dal giudice di cognizione non può essere arbitrariamente annullato in fase esecutiva.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un uomo condannato in due distinti procedimenti penali. La prima sentenza, divenuta irrevocabile nel 2019, lo condannava a sei mesi di reclusione e 800 euro di multa per violazione degli obblighi di assistenza familiare. La seconda, irrevocabile nel 2023, gli infliggeva una pena di otto mesi di reclusione per lesioni personali in concorso. Con questa seconda condanna, il giudice di cognizione aveva concesso il beneficio della sospensione condizionale.

Successivamente, il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, revocava tale beneficio, motivando la decisione sulla base dell’art. 164, n. 1, del codice penale, secondo cui la sospensione non può essere concessa a chi ha già riportato una precedente condanna a pena detentiva per un delitto.

Il Ricorso e la corretta applicazione della sospensione condizionale della pena

La difesa del condannato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge. Il punto centrale del ricorso si basava sull’art. 164, comma 4, del codice penale. Questa norma, infatti, prevede un’eccezione importante: il giudice può concedere la sospensione condizionale anche in caso di una seconda condanna, a condizione che la pena totale, cumulata con quella della condanna precedente, non superi i limiti stabiliti dall’art. 163 c.p. (generalmente due anni di reclusione).

Nel caso specifico, la somma delle due pene (sei mesi più otto mesi) ammontava a quattordici mesi, una durata ben al di sotto della soglia massima. Pertanto, secondo la difesa, il giudice di cognizione aveva correttamente concesso il beneficio, e il giudice dell’esecuzione non avrebbe avuto il potere di revocarlo.

Le Motivazioni della Suprema Corte: i limiti alla revoca della sospensione condizionale della pena

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni della difesa, giudicando il ricorso fondato. I giudici supremi hanno chiarito che il giudice dell’esecuzione ha applicato erroneamente l’art. 164 c.p., interpretandolo in modo eccessivamente restrittivo e ignorando la disposizione del quarto comma.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: quando il giudice di cognizione esercita il proprio potere discrezionale e concede la sospensione condizionale, verificando che la pena cumulata rientri nei limiti di legge, il giudice dell’esecuzione non può sovrapporre una propria, diversa valutazione, revocando il beneficio. La valutazione sulla meritevolezza del beneficio è di competenza del giudice che emette la sentenza di condanna.

Inoltre, la Cassazione ha richiamato una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 95 del 1976), che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di una parte dell’art. 164 c.p., proprio nella parte in cui impediva la concessione del beneficio a chi avesse già riportato una condanna a pena detentiva non sospesa, qualora la pena cumulata rientrasse nei limiti. Questo precedente rafforza ulteriormente la decisione, stabilendo che la norma non può essere un ostacolo automatico al riconoscimento del beneficio.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale. Questa decisione ripristina la sospensione condizionale della pena concessa al ricorrente. La sentenza assume una notevole rilevanza pratica, poiché riafferma che la possibilità di concedere una seconda sospensione condizionale è un’opzione concreta, a patto che il cumulo delle pene non superi i limiti legali. Si tratta di una garanzia per il condannato, che vede tutelata la valutazione di merito compiuta dal giudice della cognizione rispetto a successive interpretazioni restrittive in fase esecutiva.

È possibile ottenere la sospensione condizionale della pena per una seconda volta?
Sì, la legge lo consente. L’art. 164, comma 4, del codice penale stabilisce che il giudice può concedere nuovamente la sospensione condizionale a condizione che la pena da infliggere, cumulata con quella della condanna precedente, non superi i limiti massimi previsti dalla legge (generalmente due anni).

Il giudice dell’esecuzione può revocare una sospensione condizionale concessa con una seconda condanna?
No, se la concessione iniziale era legittima. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice dell’esecuzione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di cognizione che ha concesso il beneficio, se quest’ultimo ha correttamente verificato che la somma delle pene rientrava nei limiti di legge.

Cosa significa una decisione di ‘annullamento senza rinvio’ da parte della Cassazione?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato in via definitiva il provvedimento impugnato senza necessità di un nuovo giudizio sulla questione. Nel caso specifico, l’ordinanza di revoca è stata cancellata e la sospensione condizionale della pena è stata immediatamente ripristinata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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